Roberto Avantaggiato per “il Messaggero”
C' è una battuta, che gira sui social, che oltre a divertire dà l' idea di come il dibattito sull' utilizzo del Video Assistant Referee sia ormai virale: «Il Var come i bar, chiude dopo le 18», l' ironia rimbalzata sul web dopo che l' ultima giornata di campionato, chiusa lunedì sera con i disastri di San Siro, è finita nel mirino delle polemiche per il mancato utilizzo del Var in troppi episodi.
Forse ci eravamo abitati male nel secondo scorcio dell' ultimo campionato, quando si pensava di poter spegnere dubbi e sospetti con una on field review. La revisione al video di bordo camp, con la quale l' arbitro poteva eventualmente correggere un proprio errore, aveva dato la convinzione che la tecnologia potesse davvero cambiare qualcosa.
DIETROFRONT
Convinzione che Rizzoli in agosto ha rimesso in gioco, richiamando gli arbitri ad un' applicazione molto più rigida del protocollo Var, così come ha voluto l' Uefa, e come già fanno i nostri internazionali all' estero. Il richiamo alla revisione dell' episodio da parte del Var deve avvenire solo in presenza di un chiaro ed evidente errore e solo nel caso in cui non ci sia stata valutazione del contatto o del fallo di mano da parte dell' arbitro. Insomma, il diktat è chiaro: la valutazione dell' arbitro in campo torna ad essere primaria, per non dire assoluta.
SCARSA FORMA
Poco importa, dunque, se il Var in passato ha aiutato indiscutibilmente gli arbitri, soprattutto quelli meno in forma, nei momenti difficili delle loro direzioni di gara (basta ricordare quanti salvataggi sono avvenuti grazie al Var nello scorso campionato); quello che conta, per Rizzoli e l' Aia, è che non si arriva a fare dirigere le partite al l' arbitro seduto davanti al video, ma scavalcando quello che sta in campo.
Una scelta, quella di Rizzoli, aiutata anche dall' unificazione delle Can A e B che ora gli mette a disposizione il doppio del numero di arbitri rispetto alla scorsa stagione.
Consentendo così al designatore di poter spedire in B chi non risponde alle aspettative. Un tragitto, quello della retrocessione temporanea che compirà Giacomelli, disastroso lunedì sera in Milan-Roma. L' arbitro triestino ha sbagliato due volte: la prima nel concedere un rigore molto dubbio alla Roma (episodio sul quale il Var non è intervenuto proprio per le nuove direttive); la seconda fischiando un altro penalty dubbio al Milan (anche qui Var impossibilitato a correggere) dando la sensazione di aver voluto compensare la prima decisione.
RIZZOLI E I TOCCHI DI MANO DEI DIFENSORI
Nell' ottica di una maggiore responsabilizzazione del proprio per gli arbitri, va vista anche la penalizzazione (nel punteggio dato alla valutazione da parte dell' osservatore arbitrale) che viene data al direttore di gara quando viene richiamato al video. Un particolare che, forse, aiuta a capire la ritrosia di alcuni arbitri a dare retta al Var.
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