Massimiliano Nerozzi per “la Stampa”
Terminato il film, Israele-Italia 1-3, Marco Verratti lascia la seggiola da regista e alza il pollice in alto: «Questo è il ruolo perfetto». Sistemato davanti alla difesa, centrocampista di resistenza e ripartenza, ha cambiato l' Italia, dandole equilibrio tattico e un posto dove rifugiarsi quando le cose si mettevano male.
Un po' come, nella tempesta, sapeva fare solo quel genio di Andrea Pirlo: Verratti non ha il suo tiro, e mai l' avrà, non dispone del suo gioco lungo, ma lo sta sviluppando, però ha idee rapide e piedi precisi. È un acceleratore di gioco, un tipetto che fiuta dove sta andando il nemico e la sua squadra, la partita, insomma.
Sull' orizzonte degli eventi riesce sempre a scovare il compagno libero e, nell' attesa, sa difendere il pallone come pochi. Gigi Buffon, uno che sulla Nazionale ha un piano sequenza lungo vent' anni, difficilmente sbaglia: «Verratti ha un talento infinito: è un giocatore che nei momenti difficili ci fa respirare». Che è poi sopravvivere, nel pallone e nella vita.
Formato Psg
Undici mesi dopo l' ultimo partita in azzurro, a Baku con l' Azerbaigian, dove pure fece bene, Verratti s' è ripresentato in formato Psg: non per la condizione fisica («sto crescendo»), ma per il piglio da leader e la sicurezza sul campo, specialmente quando le cose erano partite male.
Anche perché, è in quei momenti che si impara: «Tutte le partite sono importanti - racconta - anche quelle che vanno male, perché capisci dove devi migliorare. A me servono da lezione».
A Haifa ha fatto il regista e il mediano, se tra gli azzurri è quello che ha chiuso con il maggior numero di contrasti. In avvio, pareva un centrale aggiunto: «C' era anche da difendere, e mi piace».
Pure su questo ha limato i difetti, visto che fino all' anno scorso prendeva troppe ammonizioni: sempre tosto, ma con giudizio. A questi livelli, potrebbe giocare ovunque, anche nei moduli che Ventura vorrà sperimentare: «Io nel 4-2-4?
Deciderà il ct, io spero solo di far parte di questa Nazionale».
Gruppo e carattere
Giovedì con la Francia non era solo mancato Verratti, entrato dalla panchina: «Al di là del risultato - aggiunge ancora Buffon - eravamo venuti meno sul piano dello spirito gladiatorio, che s' era visto all' Europeo».
E l' Italia non ha la qualità per permetterselo: «Dobbiamo essere consci dei nostri limiti, avere la certezza che senza quello spirito non riusciamo a giocarcela alla pari con i più forti». In Israele, il capitano ha invece rivisto la squadra: «Con la voglia di sudare che s' è vista, possiamo sfidare chiunque: abbiamo avuto anima e idee».
Merito di Ventura, anche, già impallinato dopo la prima uscita. Esagerato? «Immaginavo ci fosse il tiro al piccione - sorride Buffon con un po' di ironia - perché so che le esagerazioni ci sono. Con la Francia s' era vista la mancanza dell' aspetto caratteriale, e voi vi siete sentiti orfani di Conte». L' unico modo per dimenticare, è seguire il nuovo ct: «Ventura ci sta dando tante certezze dal punto di vista tattico. E noi dobbiamo essere presenti».
Buffon difende anche Chiellini: «Non è sempre facile trovare le energie nervose dopo poche partite, ma una gara ogni 90 partite può succedere: Giorgio, in quanto a continuità di rendimento non è secondo a nessuno. E con la Spagna, ci mancherà».