Alessandro Catapano per "il Messaggero"
Un mese fa, anzi meno, era il vecchio mondo. L'atletica italiana covava di stupirci, preparando la migliore Olimpiade di sempre, al riparo dai riflettori. Molto al riparo. Noi non lo sapevamo. Distrattamente, avevamo registrato il risultato degli Europei Under 23 di Tallinn: 6 ori, 5 argenti e 2 bronzi, Italia prima nel medagliere, mai successo prima. Ma, appunto, eravamo distratti. Quello che saltava ai nostri occhi, era il solito piccolo mondo antico della nostra atletica, fatto di beghe di cortile, ripicche, rese dei conti.
Per dire, il 15 luglio si riuniva il Consiglio federale della Fidal, anzi doveva riunirsi, ma saltò perché in sette consiglieri non si presentarono. Eppure, all'ordine del giorno c'era l'approvazione dello Statuto per la Fondazione organizzatrice di Euro 2024, la rassegna continentale di atletica che lo scorso anno è stata assegnata a Roma. Il neo presidente federale Stefano Mei si disse «molto preoccupato, perché il tempo stringe, e siamo già in ritardo con la federazione internazionale».
E sarà per questo, perché conosce i suoi polli, che ieri, sbarcato a Fiumicino, a chi gli faceva notare con entusiasmo che in forza di questi risultati ora potremmo permetterci tutto, anche avanzare una candidatura di Roma all'organizzazione dei Mondiali del 2027, ha risposto tirando il freno, quasi spaventato. «Una bella, bellissima idea, tra l'altro a 40 anni dai campionati del 1987, ma non c'è nulla di concreto, siamo ancora allo stato embrionale».
MARCELL JACOBS ESEOSA DESALU LORENZO PATTA FILIPPO TORTU - 4X100 ORO A TOKYO 2020
AL CENTRO DELLA SCENA
Per carità, nessuno si era illuso che fosse facile. Del resto non sono stati assegnati ancora quelli del 2025 (l'anno prossimo si disputeranno a Eugene, nel 2023 a Budapest). Ma le idee corrono veloci, e se hai la velocità di Jacobs si fa presto a tramutarle in progetti (a patto di non farle inghiottire dalle sabbie mobili della burocrazia). Intanto, anche solo averla buttata là, l'idea, è molto indicativo: di un movimento che ha rialzato la testa e ora può permettersi di sognare in grande e di sognare grandi eventi. Una postura che non vale solo per l'atletica.
«La credibilità dello sport italiano è ai massimi livelli - ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò, a chiusura di un'Olimpiade in cui abbiamo incassato i complimenti del mondo -: si sono creati i presupposti ideali per ospitare grandi eventi in Italia». Il calendario dei prossimi cinque anni, peraltro, è già ricco di grandi eventi. Non grandissimi, come sarebbero stati i Giochi del 2024 - una ferita che non si potrà mai rimarginare, copyright Malagò -, ma importanti, e quasi tutti con Roma al centro della scena.
Tra un anno, le piscine del Foro Italico ospiteranno gli Europei di nuoto (un mese fa, alla vigilia dei Giochi, abbiamo vissuto un'entusiasmante rassegna juniores, in cui è sbocciato il fiore di Popovici, per dire): saranno i primi senza la Pellegrini, ma la Quadarella e gli altri ragazzi terribili del nuoto italiano giocheranno in casa e saranno sicuri protagonisti. Poco dopo, siamo a settembre 2022, i mitici Pratoni del Vivaro ospiteranno i Mondiali di equitazione, con le competizioni di completo e attacchi.
Nel 2023, gli occhi del mondo si poseranno su Guidonia, sulle 18 buche del Marco Simone, dove si disputerà l'evento che in termini di popolarità e audience mondiale segue il Mondiale di calcio e l'Olimpiade: l'attesissima Ryder cup di golf, che il Covid ha spostato un anno più in là. Nel 2024, invece, ecco gli Europei di atletica, 40 anni dopo l'edizione in cui l'Italia scoprì Pietro Mennea da Barletta, sulla stessa pista (rinnovata) dello stadio Olimpico. L'anno dopo, il baricentro sportivo si sposterà a Milano, con i Mondiali di canoa all'Idroscalo, e lì resterà per i mesi successivi, quelli dell'Olimpiade invernale condivisa con Cortina.
IL CALCIO
A proposito di condivisioni. La vulgata delle ultime ore vorrebbe l'Italia in concorso per l'organizzazione del Mondiale di calcio del 2030, magari in condivisione con il Marocco. Abboccamenti in tal senso ci sono stati nel Consiglio del Cio che ha chiuso i Giochi tra Giovanni Malagò e il presidente della Fifa Gianni Infantino.
Quest' ultimo - che aveva inizialmente accennato a un improponibile ticket con l'Arabia Saudita - ha il pallino di organizzare la rassegna iridata in due continenti (l'edizione 2026 è già stata assegnata a Centro e Nord America), mentre il presidente dell'Uefa Ceferin auspica che resti in ambito europeo.
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L'Italia che fa? Gravina sa che da soli non abbiamo i mezzi per organizzare un Mondiale, e sa anche che si sono già formate coppie competitive - la Spagna col Portogallo, l'Inghilterra con l'Irlanda -, anche per questo al momento è assai più percorribile la strada che porta a Euro 2028. Con finale a Roma, ovvio.