Su Repubblica Dario Del Porto racconta dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli sulle violenze di domenica sera allo stadio di Napoli.
I tafferugli scoppiati in Curva B al culmine di una serata surreale, con lo stadio della capolista avvolto nel silenzio imposto da alcune frange ultras in segno di protesta contro la società, rappresentano il punto di partenza dell’inchiesta che sarà affidata al pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Amato, competente per i reati collegati a manifestazioni sportive.
I pm valutano la possibilità di configurare, oltre alla rissa, il reato di violenza privata ai danni dei tifosi costretti a non incitare la squadra di Spalletti, largamente in testa alla classifica e impegnata in una importantissima partita contro i campioni d’Italia uscenti. Alcuni spettatori sarebbero stati addirittura obbligati a voltare le spalle al terreno di gioco. Ma le indagini vogliono accertare anche se, sullo sfondo, si stia muovendo altro, come presunti tentativi di esercitare pressioni, anche di tipo estorsivo, sul club di Castel Volturno, in un momento nel quale la squadra è lanciata, in Italia e in Europa, verso traguardi storici che accrescono la visibilità e l’interesse su ciò che ruota attorno al Napoli.
DE LAURENTIIS
Aurelio De Laurentiis non arretra sulla legalità. Non intende fare passi indietro. Lo ricorda Monica Scozzafava che sul Corriere della Sera scrive che ieri il presidente del Napoli era dal questore Alessandro Giuliano (il figlio di Boris Giuliano vittima della mafia).
Ieri il patron partenopeo era negli uffici del questore. A chiedere conto dei filmati delle telecamere (oltre 200), a percorrere, deciso, la strada della legalità: «Gli stadi non possono essere un porto franco», ripete tutte le volte.
De Laurentiis è (sarà) il presidente del terzo scudetto ma è anche l’uomo più odiato dagli ultrà. Ma non arretra di un centimetro. La sua battaglia contro l’illegalità è iniziata bandendo biglietti e favori agli ultrà, schierandosi dalla parte delle forze dell’ordine, sponsorizzando il modello inglese senza timore di ritorsioni. I prezzi dei biglietti al Maradona sono alti? De Laurentiis non ha mai nascosto che la sua è una azienda che si autofinanzia, che il calcio è business.
A modificare il regolamento dello stadio per favorire l’ingresso di bandiere e tamburi proprio non ci pensa. De Laurentiis è così: prendere o lasciare.
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