Massimo Gramellini per corriere.it
Tutti vorremmo essere il Panatta o il Bertolucci di qualcuno.
I due ex campioni di tennis sono la coppia di amici per eccellenza, quella che dura tutta la vita perché sa manifestare l’affetto in modo non usurante: attraverso la presa in giro.
La bella serie tv dedicata allo squadrone di Coppa Davis si reggeva sulle loro punzecchiature, una partita dialettica che dura da oltre mezzo secolo e si arricchisce ogni giorno di un nuovo scambio.
Per gli imminenti settant’anni di Bertolucci, il settantaduenne Panatta ha scritto sui social di essere indeciso tra quattro regali: pannoloni, apparecchio per l’udito, medicinali per la prostata e telecomando salvavita. La risposta dell’amico è stata degna di uno dei suoi famosi rovesci lungolinea: «Caro Adriano, trovo misero il tentativo di riciclare i regali ricevuti per il proprio compleanno».
Mi piacerebbe che quei due tenessero corsi anti-livore per gli assatanati del web, insegnando loro come ci si sfotte in pubblico senza odiarsi. Lo sfottò è la forma più sublime d’amicizia e di amore. Dire «Ti amo» a chi ami è tautologico, spesso retorico. Ma dire «ti amo» con una pernacchia, ecco l’amore vero.
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La grande fortuna di un libro non eccelso come «Love story» erano i dialoghi tra i due innamorati, dove il romanticismo era sempre in controluce, mentre il tono letterale appariva brusco, quasi sprezzante.
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