Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Può anche essere considerato il prezzo dei nove scudetti consecutivi ancorché presentato in discreto ritardo. Dal troppo al niente, dal dominio nazionale al fallimento europeo, dalle scelte ripetutamente centrate all’azzardo Ronaldo, dall’upgrade mancato a una serie di errori di valutazione e imprevisti e sfighe che ha prodotto un drammatico ridimensionamento di obiettivi, consensi e risorse.
A Lisbona la Juve ha conosciuto l’inferno: soltanto l’immaginazione degli ottimisti per natura o per esigenze editoriali avrebbe potuto essere - ed è stata - più forte della realtà del campo. Non ci poteva essere partita prima e non c’è stata durante, se non nell’emozionante quarto d’ora finale quando Iling-Junior ha messo i suoi diciannove anni e la sua spensieratezza al servizio di Allegri e contro un avversario ormai appagato. Due mesi di calcio hanno detto cose chiarissime su Juve e Benfica: drammatizzare questa sconfitta sarebbe ipocrita.
È come se il destino si fosse accanito sui bianconeri: ha presentato il conto più salato possibile in termini tanto sportivi quanto di immagine. L’uscita dall’Europa che conta ha perfettamente coinciso con la conclusione delle indagini preliminari sui conti della società e con il rischio del rinvio a giudizio per il presidente e alcuni componenti del cda.
Tutto è scomodo e sgradevole ora alla Juve e fare l’elenco degli errori commessi al mercato e da metà agosto a oggi è esercizio forse doveroso, ma fin troppo elementare. Perché di fronte a una disfatta del genere tutto può essere - e in effetti è - messo in discussione: addirittura le capacità, lo specifico di un allenatore che di scudetti ne ha vinti sei e che, per alcuni, non sarebbe più capace di lavorare; la competenza e la visione di chi ha portato Pogba, Di Maria e Paredes a Torino trascurando il fatto che potessero pensare più al Mondiale che alla Juve; il reale valore di Dusan Vlahovic, da settimane in crisi di fiducia al punto da autorizzare discorsi sgradevoli; la qualità di un gruppo che sa poco di Juve e che, per di più, è stato ulteriormente impoverito dagli infortuni: ieri erano fuori i tre di cui sopra - Pogba, Di Maria e Paredes - oltre a Chiesa, Bremer e De Sciglio.
Beh, almeno abbiamo rivisto Iling-Junior e Miretti. Un’idea di futuro e fors’anche di presente, visto come girano le cose.
L’inferno è l’assenza (cit.).