Estratto dell'articolo di Enrico Currò per “la Repubblica”
rino gattuso foto mezzelani gmt003
Rino Gattuso, da allenatore svincolato non è più tenuto al silenzio stampa.
«Non ho l'ossessione di parlare a tutti i costi. Ho soltanto il vizio di dire la verità. Tanto, se una cosa non sta in piedi, cade da sola».
Tipo le presunte supercommissioni per portare a Firenze giocatori del suo procuratore Mendes?
«[…] alleno da 8 anni e non ho mai fatto acquistare un assistito di Mendes […]».
Mendes non è il suo procuratore?
«È un amico: ha grandissima esperienza e mi dà consigli per la mia carriera […]».
[…]perché De Laurentiis, che le aveva proposto il rinnovo col Napoli, adesso nega di averlo fatto?
«Non lo so. Io sono orgoglioso di avere allenato una grande squadra in una grande città […]».
Eppure, malgrado il bel gioco del Napoli, sembra che a Londra i tifosi non l' abbiano voluta perché lei sarebbe razzista, sessista e omofobo.
«Faccio fatica a credere che sia stato questo il motivo, al limite può essere rimasta nella loro mente l' immagine della mia lite del 2011 con Jordan, allora viceallenatore del Tottenham».
Sospetta qualche gioco di potere interno?
«[…] Io mi sono preso del terrone in tutti gli stadi: come razzista non sarei molto credibile. […]».
Quale?
«Che l'odio da tastiera è pericolosissimo e molto sottovalutato. Io sono un personaggio pubblico e ho la forza per reagire alle calunnie, ma non tutti riescono a sopportarle. C' è chi per debolezza magari si butta dalla finestra. […]».
Se lei avesse qualche profilo social, potrebbe replicare lì: quest' inverno si speculava sulla sua malattia.
«[…] non concepisco l'esibizionismo. Se sto in vacanza in barca con la mia famiglia o al ristorante, perché dovrei postare la foto? Soprattutto ai più giovani dico: usate meno la tastiera. Vivete la vostra vita, non quella degli altri». […]
La sua folgorazione?
«La visita a Guardiola nel 2013, dopo i mesi al Palermo. Prima la mia idea di calcio era di dare un'organizzazione alla squadra. Poi con gli allenamenti del Bayern mi si è aperto un mondo: rotazioni folli, terzini che avanzavano a fare le mezze ali, mezze ali che finivano sottopunta, Ribéry e Robben che imballavano gli esterni. Gli avversari non ci capivano niente. Così ho chiesto a Pep».
E lui?
«Mi ha raccontato la sua svolta, in Messico, nell'ultima stagione da calciatore, quando ha affrontato l'argentino La Volpe, l'inventore della famosa Salida Lavolpiana , la costruzione dal basso col centrocampista che si abbassa tra i due centrali difensivi. È da lì che ha tratto le sue innovazioni: l'ampiezza, il palleggio fluido, i terzini dentro il campo, le posizioni offensive. Ovviamente è tutto più facile, se cominci da piccolo. Da tanti anni in Spagna, in Belgio, in Olanda all' Ajax, ai ragazzini si insegnano palleggio e occupazione degli spazi».
In Italia no?
«Ci stiamo arrivando, ma per molto tempo si è pensato per il 70% alla forza fisica. […] Un allenatore deve mettere da parte il proprio ego, l'integralismo non va bene. […] uno non deve essere malato di palleggio: tante squadre, per essere aggressive, accettano il 4 contro 4 in difesa e allora bisogna arrivare subito lì, anche col lancio del portiere, che per questo deve sapere essere anche un playmaker». […]
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