Estratto dell'articolo di Davide Stoppini per la Gazzetta dello Sport
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Lo confessi: quanto le sarebbe piaciuto vivere con Luciano questa avventura?
«È un mio grande rimpianto, non esserci riuscito alla Roma. E quella squadra non era forte come questo Napoli, ma per un lungo periodo ha viaggiato alla stessa folle andatura».
Scelga un libro per descrivere Osimhen e compagni.
«Furore , romanzo bellissimo di Steinbeck. In questo Napoli c’è furore, lo mette in campo in tutte le partite: ha visto come i giocatori vanno sulle seconde palle?».
Non c’è anche il demerito delle avversarie?
«Quando i distacchi sono abissali, è ovvio che ci sia anche un po’ di responsabilità delle rivali. Di fatto, le altre non hanno mai neppure iniziato la corsa. Ma il distacco, non così ampio certo, ci sarebbe stato lo stesso. Il Napoli è un’opera d’arte: Spalletti ci ha messo del suo, ma ha anche trovato giocatori veri da allenare. Giuntoli ha fatto un lavoro straordinario, anche dal punto di vista patrimoniale».
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Luis Enrique, con cui lei lavorò alla Roma, è libero. Le piacerebbe rivederlo in Serie A?
«Enormemente, è cresciuto, è all’altezza dei grandissimi».
Non è che il suo amico Ricky Massara ci sta pensando?
«Ammesso che sia un tema la sostituzione di Pioli, non è escluso che lo faccia. Anzi: per come lo conosce, non può non avere un pensiero su di lui».
Se le dico Allegri?
«È il Gattopardo, l’uomo del “tutto cambia perché nulla cambi”. La Juve è sempre lei: arrivare secondi, perché seconda è sul campo, è una gran medaglia. Pensi che lavoro ha fatto il Gattopardo: ha tenuto in piedi lo spogliatoio dopo il -15».
Ha letto lo sfogo di Conte?
«Lui è così: quando non raggiunge i risultati, non è tipo che filosofeggia, si incazza come una iena.Lascerà il Tottenham, lo vedo in Italia l’anno prossimo».
Chi è Mourinho?
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«È la prassi fatta uomo. Fa un calcio speculativo, io non lo amo. Ma riesce a piegare la squadra al suo progetto. Tu sai perfettamente che tipo di partita farà la Roma, sempre. È una squadra che resta costantemente incollata alle partite: il derby di domenica, giocato per larga parte in 10, sarebbe finito 0-0 senza la doppia invenzione di Anderson e Zaccagni. Se arriva quarto ha fatto un’impresa: non ha una rosa all’altezza, traballa in molti reparti, Dybala è l’unico vero fenomeno».
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