Cristiano Corbo per gazzetta.it
No Mour. Che tradotto con fantasia fa così: “Non più, Mou”. E mai più. Il pari a reti inviolate con il Valencia ha aggiunto l’ennesima smorfia di disappunto sul volto di José Mourinho. Che dopo aver collezionato il peggior inizio del Manchester da quando esiste la Premier League, ora rischia anche di implodere in campo europeo: il match con gli spagnoli, analizzando il girone con Juve e Young Boys, aveva già l’aria di essere decisivo.
SITUAZIONE — “Per me è difficile dire cosa penso della squadra, se lo facessi riceverei ancora più critiche da parte della stampa, ma quando lo scorso anno siamo arrivati secondi ho parlato di grande stagione”, ha commentato l’allenatore portoghese a fine gara. Non mette bocca sul mercato, né sulla crisi. La prestazione però è quasi imbarazzante, e soprattutto sotto gli occhi di tutti: “Le critiche? Non m’interessa parlarne, c’è la libertà di espressione. Ognuno dica ciò che pensa”, chiosa democraticamente lo Special One. Il portoghese non risponde dunque a chi, come la leggenda del Man Utd, Paul Scholes, si chiede perché non sia già stato licenziato dopo la caduta in Premier di sabato contro il West Ham.
IN INGHILTERRA — Sui tabloid quasi ci si sfida a pronosticare le tempistiche della fine dell’era Mourinho. I segnali sono così lampanti che un finale diverso non è lecito aspettarselo. Né saggio, probabilmente. Il volto della disfatta, oltre al sopracciglio inarcato dell’ex Chelsea, è lo sguardo perso di Alexis Sanchez, ancora una volta al di sotto delle sempre più pressanti aspettative. Pogba? Dopo le ultime vicissitudini, neanche Shearer ha aspettato a suonargliele. Ed è notte fonda, all’ombra dell’Old Trafford. Con lo spettro di Zidane come presenza costante.
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