Gianluca Cordella per “il Messaggero”
Questa è una storia che unisce Savignone, centro di nemmeno tremila anime a nord di Genova, e Seattle, patria della musica grunge e casa dei mitici Supersonics che negli anni hanno esaltato le gesta di Gary Payton e Ray Allen, di Shawn Kemp e Kevin Durant. È proprio nel centro della contea di King che, il 12 novembre del 2002 nasce Paolo Banchero. Papà Mario arriva dalla Liguria, da quella remota Valbrevenna dove ancora c'è qualche parente.
Mamma Rhonda è del posto e se solo la Wnba fosse diventata prima quel che è adesso probabilmente avrebbe avuto un'altra storia. Insomma, Rhonda è quella di casa che con la palla a spicchi ci sa fare e grazie al cui Dna adesso l'Italia, la Nba e l'università di Duke si stropicciano gli occhi. Oggi, nella notte italiana, scatta la Final Four della Ncaa e gli occhi di buona parte del mondo saranno su lui, Paolo, il genovese di Seattle, che scenderà in campo con una missione: fare l'ultimo regalo a coach Mike Krzyzewski, autentica leggenda del basket americano, tre ori olimpici con il Dream Team, 1399 partite in 42 anni alla guida dei Blue Devils e cinque titoli Ncaa. Ecco, Paolo vuole regalargli il sesto.
DERBY ACCESISSIMO
Che poi sarebbe un regalo boomerang perché se Duke dovesse trionfare Banchero rafforzerebbe la sua candidatura a prima scelta del prossimo Draft Nba, la lotteria nella quale le franchigie del piano di sopra selezionano i migliori talenti in uscita dalle università. Questo perché i suoi rivali nella corsa alla pick numero uno - Chet Holmgren di Gonzaga, Jabari Smith di Auburn e Jaden Ivey di Purdue - sono già stati eliminati nel corso della March Madness. Non Paolo, trascinatore più che mai di Duke nella cavalcata verso la Final Four.
E che stanotte si gioca una bella fetta di titolo in quella che secondo molti è la finale anticipata del torneo. Dall'altra parte del parquet ci sarà North Carolina, per la celebrazione della rivalità forse più sentita del college basket. Una storia di opposizione che, per la verità, si è giocata finora più che altro sul colore e sullo sfottò a distanza. Perché incredibilmente i due atenei, che pure sono tra i più prestigiosi degli Stati Uniti, non si sono mai affrontati nella fase finale del torneo Ncaa.
E poi Duke vorrà vendicare lo sgarbo fatto dagli avversari a Coach K. Nell'ultima partita casalinga di Duke al Cameron Indoor Stadium, infatti, proprio North Carolina è andata a prendersi la vittoria, rovinando l'ultima passerella del tecnico davanti ai suoi tifosi. Vincere il primo scontro a eliminazione diretta e volare in finale sarebbe una vendetta più che dignitosa. Anche se arrivata a New Orleans.
COCCO DEL COACH
Paolo, che di Krzyzewski è un po' il cocco, sta facendo di tutto per regalare il gran finale al suo mentore, che insegue il titolo Ncaa nella quarta decade diversa, altro record. Lungo versatile, l'azzurro che sarà - ha scelto la nostra nazionale ma tra Covid e altro non è ancora riuscito a scendere in campo - può far comodo a molte squadre Nba. Sa far tutto, Banchero. Affidabile in attacco e atletico, abile nel tiro dall'arco, prezioso a rimbalzo e in difesa. Coach K lo ha schierato in più ruoli nella cavalcata proprio facendo affidamento sulle sue diverse abilità.
Se le squadre Nba sono tutte con le antenne dritte, figurarsi la Nazionale azzurra. Che agggiungerebbe a un roster che già sta facendo bene - vedi il pass olimpico raggiunto - il tassello adatto per il salto di qualità. Un predestinato dalla genetica, che alle abilità cestistiche della mamma, ha aggiunto un fisico che a 12 anni lo vedeva già svettare a 185 centimetri, 196 appena un anno dopo.
Ora di centimetri Paolo ne misura 208, abbinati a una buona dose di muscoli che gli permettono di farsi valere anche sotto canestro. Il resto, quel che serve per il salto di qualità, dovrà farlo la testa. Ma, anche lì, Banchero ha dimostrato finora di avere doti fuori dal comune. Si parte stanotte. E poi si sogna. In Italia, a Duke e nell'Nba tutta.
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