Andrea Pugliese per la Gazzetta dello Sport
Niente, alla fine non ce l' ha fatta. Troppo più forte di lui, impossibile fare percorso netto fino alla fine. Perché la battuta e le risate fanno parte del dna di Francesco Totti e nonostante sia stato a lungo impeccabile sul palco del sorteggio, alla fine si è lasciato andare.
Scoppiando in una risata istintiva quando ha incrociato lo sguardo con Gigi Buffon subito dopo aver pescato il Barcellona per la Juve. Una risata prima trattenuta e poi beffarda, se non fosse che poi beffardo il sorteggio lo è stato proprio per la sua Roma. Con Totti che ha pescato il nome del club che lo ha visto protagonista in campo per 25 anni e Shevchenko che lo ha associato al gruppo C.
Peccato che lì dentro ci fossero già Chelsea e Atletico Madrid, non proprio una passeggiata. «Ma la colpa è sua, ha preso la pallina sbagliata», ha scherzato Totti indicando proprio Sheva. Del resto, riderci su è sempre stata la sua filosofia di vita. Anche nella prima uscita ufficiale da ambasciatore della Roma («Voglio imparare per continuare a far grande questo club. Entro in punta di piedi, sarò a disposizione di tutti»).
IN EVIDENZA Totti è stato - insieme a Shevchenko - il protagonista del sorteggio di Champions. Lui più dell' ex milanista, non fosse altro perché ancora prima di mescolare e scegliere le palline il presidente dell' Uefa Ceferin gli aveva consegnato l' Uefa President' s Award, il premio per risultati, eccellenze o qualità morali. «Francesco non è stato solo un calciatore fantastico - ha detto Ceferin - Si è dedicato al suo club per tutta la vita e merita un profondo rispetto da parte mia e dell' Uefa».
Totti ha ringraziato («Un premio che mi onora, il primo che ricevo dall' Uefa. Sono orgoglioso di questi 25 anni, indossare una sola maglia è sempre stato il mio sogno») e poi si è tuffato nel sorteggio. Una dietro l' altra, tutte le palline. Anche quelle del Real e dello United, che in passato lo hanno desiderato da morire.
E poi quella del Barcellona, appunto. E della Roma. «Poteva andare meglio, è un girone di ferro - ha detto alla fine - Chelsea e Atletico sono top club, ma noi vogliamo giocarcela, sarà dura anche per loro. Con la determinazione e la voglia che ha Di Francesco le possiamo battere. La Roma è tignosa e ha già superato squadre blasonate». Poi una piccola fuga, verso Roma-Inter e Luciano Spalletti: «Abbracciarlo? È un parolone. Lo saluterò per rispetto».
A TRIGORIA Con Totti a Montecarlo c' era anche tutta la dirigenza («L' importante è essere in Champions, vogliamo portare la Roma il più lontano possibile anche in Europa», ha detto l' a.d. Umberto Gandini), mentre Di Francesco e la squadra hanno seguito il sorteggio direttamente a Trigoria, a fine allenamento (ieri invece di Manolas a destra è stato provato Juan Jesus per trovare il vice-Bruno Peres). «Speri sempre che capiti qualcosa di buono, ma ci aspettavamo un girone così difficile - ha detto l' allenatore - Il Chelsea è fortissimo, con un tecnico di alto livello ed una rosa importante, ancora più temibile ora che davanti ha Morata.
Per l' Atletico basta ricordare che negli ultimi quattro anni ha fatto due finali. Simeone è la loro qualità migliore. Forse non farà un gran calcio, ma è sempre solido». Più o meno lo stesso pensiero del nuovo capitano, Daniele De Rossi: «Girone difficile, ma interessante. Da una parte c' è un po' di delusione per il sorteggio, dall' altra entusiasmo perché affronteremo squadre di livello mondiale. Conte è uno degli allenatori più forti al mondo, spero di dargli un dispiacere. A lui ed a Rüdiger, anche lui fortissimo. Simeone? Mi piace tanto, ha raggiunto risultati incredibili con una squadra forte ma non eccezionale».
Girone di ferro a parte, la Roma vuole davvero crederci.