Antonio Riello per Dagospia
L'idea dell'opera d'Arte sinestesica (ovvero capace di ingaggiare più sensi contemporaneamente) cova da sempre in ogni artista. Qualcuno l'ha chiamata "opera totale", altri hanno scomodato filosofi e scienziati. Di solito è l'udito il partner prediletto dall'universo delle Arti visive. Ovviamente anche il tatto fa la sua parte (almeno nella pittura materica e nella scultura). L'olfatto invece è ritenuto - sbagliando - un senso di minore importanza.
Le ragioni sono comunque anche tecniche: maneggiare la chimica degli odori come se fosse una tavolozza di colori o le note di un pentagramma rimane un compito davvero ancora molto difficile. Anche le tecnologie digitali più spinte sembrano arrancare su questo versante perché manca un hardware adatto per fissare le essenze nel tempo. Ovvero, non abbiamo disponibile l'equivalente di una efficiente ed economica "stampante di odori".
SCENT AND THE ART OF PRE-RAPHAELITES - Birmingham
Per inciso va notato che la Storia dell'Arte in Occidente (almeno dal XV Secolo in poi) è stata assolutamente dominata da un odore molto caratteristico. Per dipingere i pigmenti puri venivano in genere mescolati con una certa quantità di olio di lino che poi si induriva e seccava fissando così i colori. Il processo era piuttosto lento ed emanava un preciso odore che si distingueva con facilità.
La pittura ad olio è stata per secoli la tecnica artistica più praticata. Gli studi d'artista e le gallerie erano immediatamente riconoscibili anche ad occhi chiusi per la loro decisa nota olfattiva (che in pratica il progresso della chimica e i nuovi linguaggi artistici hanno fatto quasi sparire).
Comunque, in generale, ripensare alla pittura guidati dal naso potrebbe essere una cosa che riserva interessanti sorprese. Christina Bradstreet - una specialista della pittura britannica del XIX Secolo - ci sta provando. Già nel 2022 aveva scritto un libro sul rapporto tra "Tanfo Urbano" e Arte. Quest'anno ha curato una mostra molto particolare al Barber Institute of Fine Arts di Birmingham: Scent and the Art of Pre-Raphaelites.
Si parte da un dato di fatto storico: l'Inghilterra vittoriana puzzava terribilmente. Fumi di carbone e zolfo ammorbavano l'aria ovunque. Gli scarichi della Rivoluzione Industriale rendevano putridi canali, fossati e fiumi. Nelle abitazioni (piuttosto anguste e sporche) l'aria viziata ristagnava e i servizi igienici erano inesistenti. Non aiutava certo l'igiene personale che pure lasciava spesso assai a desiderare.
Le città non avevano un sistema fognario efficiente. Londra era particolarmente fetente: nel 1858 si parlò a lungo della "Great Stink" (la "Grande Puzza"). Effettivamente i "bisogni" finivano per lo più nelle strade. Per fortuna che i tanti film su Sherlock Holmes non hanno potuto restituire la loro dimensione olfattiva, pochi spettatori resisterebbero allo spettacolo.
Quest'epoca è di conseguenza la grande stagione dei profumi. Soprattutto quelli intensi e pervasivi. Quelli che oggi probabilmente definiremmo come: "mi fa venir il mal di testa". Necessitava mascherare il fetore dilagante e quindi dovevano essere particolarmente potenti.
proserpina by dante gabriele rossetti
Non è un caso se il partner di questa mostra è una nota azienda di essenze profumate che ha pensato di associare a dei alcuni quadri particolari aromi appositamente creati. Con risultati non particolarmente eccelsi in verità. Piuttosto che un raffinato parfumeur come Puig avrebbe forse avuto più senso il rassicurante e intramontabile "Arbre Magique" nelle sue tante declinazioni (almeno è Pop...).
La pittura Pre-Raffaellita - un movimento britannico che si ispirava idealmente ad una purezza romantica di stampo medioevale - è segnata da immagini precise e luminose caratterizzate da colori forti (la chimica industriale rendeva disponibili nuove tinte). Sembrava quasi un antidoto al grigiore e allo sporco dilagante dell'epoca.
Waldemar Januszczak sul Sunday Times usa una bella e curiosa espressione per i quadri in mostra di questi artisti: "Effetto Febreze". Sarebbero serviti insomma un po' come quei rinfrescanti chimici che si mettono nei bagni vicino al WC.
"Proserpine" (1874) di Dante Gabriele Rossetti è la metafora visiva di una giovane donna che diventa un fiore. Si immagina il profumo deciso e forse anche pericoloso/velenoso che sparge intorno (l'ambiguità della bellezza è un classico dei maestri Pre-Raffaelliti). Una suntuoso ed ingenuo moralismo (odoroso) potrebbe essere la sintesi di questa opera.
John Roddam Spencer Stanhope nel suo "Thoughts of the Past" (1859) mostra una bella signorina con dei capelli ramati che, nella sua camera, fa la toilette avvolta in una magnifica vestaglia blu indaco. Ma non è da sola: per terra si intravede il bastone di un uomo (probabilmente molto più anziano). Il pittore suggerisce così il proseguo di un probabile rapporto mercenario. Dalla finestra si intravedono i docks di Londra, indaffarati e puzzolenti. Critica sociale (e ambientale) di discreto effetto.
"A Saint of the Eastern Church" (1868) di Simeon Solomon ha a che fare con gli incensi di Chiesa. Altre strategie olfattive con relative rimandi a peccati e sozzure. Si sa, il profumo è divino e il lezzo è diabolico. Anche "Psyche opening the Golden Box" (1903) di John William Waterhouse insiste su questo tema della fumigazione salvifica.
La tela "The Blind Girl" (1856), opera di John Everett Millais, ha come sfondo una luminosa e incontaminata campagna coronata da ben due arcobaleni. In primo piano due innocenti ragazzine: una è cieca e l'altra (forse la sorella più giovane) se ne occupa. Tutto qui suggerisce l'odore tipico dell'erba tagliata di fresco. Forse è Febreze, ma almeno è di prima qualità e "sostenibile".
La pittrice Evelyn de Morgan con la sua "Medea" (1889) ci porta in un ambiente che, al giorno d'oggi, potremmo definire plausibilmente come lo sfondo di un videogame. Dappertutto un senso di pulizia artificiale quasi impressionante. Sul pavimento lucido-lucido un piccolo mazzo di roselline sembra davvero un profumatore (anche lui artificiale).
antonio riello - Smell Archeologist
Al di là della mostra in sé, che offre la divertente possibilità al pubblico di giocare e sperimentare con gli odori, questo potrebbe essere comunque un approccio inedito e intrigante anche per ri-leggere sotto una nuova luce le vicende dell'Arte Contemporanea. Chissà come olezza la celebre (e costosa) banana appesa al muro da ormai tanto tempo?
SCENT AND THE ART OF PRE-RAPHAELITES
Barber Institute of Fine Arts, University of Birmingham
Birmingham, B15 2TS
barber building birmingham (1) barber institute birmingham
fino al 9 Novembre 2025