I ROMANS CONQUISTANO LOS ANGELES
Damiana Leoni per Dago-Art
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La Piramide Cestia, il Colosseo e la Lupa fanno la loro porca figura anche se solo riprodotti su murales nella splendida cornice di Sunset BLVD per la prima mostra dell'artista romano Gabriele de Santis nel nuovo spazio di Depart Foundation di Roma appena aperto a Los Angeles. Inaugurazione col botto per una mostra pop, tra hashtag di marmo e video-immagini di Michael Jordan, tra i parrocchetti, cocomeri e colonne romane slittanti su ruote da skateboard.
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Dopo l'inaugurazione, party a Sunset Plaza a suon di prosecco, tuffi in piscina e pasta di mezzanotte, sennò che festa romana sarebbe? Attovagliati Justin 'boosted jay' Smith, best giocatore di poker (23 anni); l’attore e rapper Andy Milonakis, Giulia Marletta movie-producer; Guillaume Zarka french billionaire, le modelle Rilvia Ranguelova e Elcia Perkins moglie di Guy Starkman imprenditore, la collezionista Homeira Goldstein.
2. TRATTO DAL “LOS ANGELES TIMES”
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Nel tuo show vengono presentati gli hashtag come vere e proprie opere. Cosa stai cercando di dire su simboli e nuovi modi di comunicare?
Gli hashtags sembrano essere realmente la cosa del momento - e ho sempre apprezzato l'arte che riflette il momento. Le connotazioni istantanee degli hashtag - dove tutto è immediatamente interpretato da un'immagine o un commento e poi caricato on line - associato con il marmo, che invece richiede migliaia di anni per formarsi, crea una strana tensione e giustapposizione nell'opera stessa e nello show. Stessi simboli sono un collegamento o per qualcos'altro. Ogni spettacolo è un simbolo della ricerca di un artista in un determinato momento e ricerca e simboli stessi sono spesso ambigui.
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Il lavoro dice qualcosa anche sul movimento - movimento fisico e cambiamenti nella storia dell'arte. Alcune delle tue tele hanno rotelle da skateboard sul retro. Puoi parlarcene?
Mi piace molto l'idea che opere d'arte possano avere la capacità di muoversi. La storia dell'arte, in sé, è in costante movimento. Penso che le opere d'arte, che per loro natura definiscono in qualche modo la storia dell'arte, dovrebbero muoversi molto di più. C'è la curiosa usanza che ad una mostra si debba stare fermi in piedi fissi a guardare l'opera sulla parete. Lo trovo davvero noioso, sopratutto perché è veramente raro che si trovi tanta quiete nella mente o nello studio di un artista.
Come inserisci Michael Jordan nel tuo lavoro?
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Gli artisti e gli atleti fanno la stessa cosa! Entrambi si muovono e fanno performance per un pubblico. Trovo i suoi successi affascinanti perché incarna un bisogno di altezza e potenza. Nello show lo metto in stretto contatto con l'Impero Romano, proprio perché sono entrambi segni e simboli di realizzazione, attraversano e rappresentano delle epoche - un po ' come il marmo lavorato con gli hashtags.
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Dualità e illusioni - cose che sembrano essere ciò che non sono - è un altro tema molto presente in mostra. In che modo si riflette nel tuo lavoro?
Mi piacciono le cose che hanno bisogno di un secondo sguardo. C'è un elemento di falsità nella mostra - finto marmo, finto autoritratti. Sono opere che richiedono più di un semplice colpo d'occhio, più di questo impulso immediato con cui condividiamo frettolosamente con gli hashtag. Gli oggetti presenti in mostra sono anche esattamente quello che vedete. Le colonne di gesso poste su pattini a rotelle: Sono esattamente quello che vedete!
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