Paolo De Carolis per il Corriere della Sera
«Era appeso sulle scale. Ci passavamo davanti ogni giorno, correndo su e giù dalle nostre camere». Era lì e basta, come fosse un quadro normale, non un enorme «Ninfeo» di Monet. Oggi, nei saloni londinesi di Christie' s dove è esposto in preparazione per l' asta che a maggio, a New York, lo porterà verso altre dimore, l' effetto è sconcertante. Assieme a «Giovane con un cestino di fiori», di Picasso, a «Odalisque con magnolie», di Matisse, alla «Rada di Grandchamp», di Seurat e innumerevoli altre opere e porcellane provenienti da quattro dimore della famiglia Rockefeller, la sua bellezza toglie il fiato.
Cosa può significare crescere tra capolavori del genere? «Sicuramente ci ha abituato a notare e assaporare la bellezza, dell' arte ma anche delle piccole cose di ogni giorno. Di questo sono grata». Ariana Rockefeller, 35 anni, stilista, è la nipote di David e Peggy, industriali, banchieri, collezionisti, che morendo hanno chiesto che le opere messe insieme con passione, amore e conoscenza nell' arco di una vita fossero battute all' asta e i proventi donati in beneficenza.
«Quando abbiamo prelevato le opere lo staff che lavorava nelle varie case si è messo a piangere», raccontano gli esperti di Christie' s. «Era come se stessimo portando via un membro della famiglia».
Ariana, invece, ha preso la decisione del nonno, spentosi lo scorso marzo a 101 anni, con filosofia. «Per me l' aspetto triste è che non ci sia più lui. La sua arte senza di lui ha un significato diverso. Mio nonno mi ha insegnato che non sei mai proprietario di quadri come questi, solo un custode temporaneo. È giusto che in futuro portino gioia ad altre persone».
È la prima volta, infatti, che molte di queste opere vengono viste dal pubblico, e non è un caso che prima dell' asta Christie' s abbia organizzato una tournee mondiale.
Per i Rockefeller, spiegano gli esperti della casa d' aste, «l' arte era da vivere e apprezzare ogni giorno. Questi quadri venivano appesi in casa e goduti». Sono capolavori che per varie decadi hanno condiviso lo stesso spazio: «Furono acquistati per stare insieme, è come se tra loro ci fosse un dialogo». Con ogni probabilità, al termine di quella che viene definita l' asta del secolo - le aspettative sono che superi i 500 milioni di sterline e quindi il record stabilito dalla collezione di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé - saranno sparpagliati per il mondo.
«Sono felice dell' entusiasmo che il pubblico mostra per la collezione», ammette Ariana. «Credo che anche mio nonno ne sarebbe contento».
Si presume che, come era successo a David che tra i quadri dei genitori aveva scelto un mazzo di fiori di Monet della madre (Abby, cofondatrice del Moma di New York) e che lui aveva appeso nell' ingresso («per salutarlo ogni mattina e ogni sera») anche l' ultima generazione abbia potuto tenere qualcosa.
Ariana non si sbilancia. Lei ha un' opera preferita, ma non è un dipinto, bensì una fotografia del nonno in bianco e nero: «È un' immagine alla quale sono molto legata. Lo adoravo e il fotografo ha catturato la sua saggezza, il suo calore e la sua umanità».