Estratto dell'articolo di Vera Martinella per www.corriere.it
Quello alla prostata è il tumore più frequente nel sesso maschile e i nuovi casi registrati ogni anno in Italia sono circa 40.500. Grazie a diagnosi precoci e terapie sempre più efficaci, oggi oltre il 90% dei pazienti riesce a guarire o a convivere anche per decenni con la malattia, ma come? Una delle conseguenze più temute è la disfunzione erettile che, insieme a incontinenza e ansia, è anche fra le più frequenti. […]
Cosa provoca la disfunzione erettile?
«Nei pazienti con carcinoma prostatico questo disturbo può svilupparsi con percentuali variabile a seguito di trattamenti locali, cioè chirurgia o radioterapia, in conseguenza a un danno del sistema nervoso periferico (plesso pelvico)- risponde Alberto Lapini, direttore dell'Urologia alla USL Centro Toscana di Firenze -. […]».
Quanto è frequente?
«Al momento non esistono dati sulla frequenza del deficit erettile nella popolazione di pazienti con tumore della prostata - chiarisce Orazio Caffo, direttore dell'Oncologia all’Ospedale Santa Chiara di Trento -. Sarà presente nel 100% dei casi trattati con terapia ormonale, mentre in caso di terapia locale l’incidenza è variabile ed è influenzata dalla potenza sessuale preesistente. Dopo chirurgia l'impotenza varia può interessare dal 25 al 75% dei pazienti operati, anche se la procedura di preservazione dei fasci vascolo-nervosi (nerve sparing) bilaterale limita questa problematica al 20% dei casi. Dopo radioterapia l’insorgenza è progressiva e viene riportata una percentuale di deficit erettile del 34-57% dopo uno e cinque anni».
Quanto dura?
«La durata della disfunzione erettile, come anche l’incidenza, è influenzata dallo stato di potenza sessuale prima del trattamento che, a sua volta, è legato all’età e a diverse altre variabili soggettive - spiega Lapini, che è anche past president della SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica) -. Nel caso di chirurgia e radioterapia il deficit erettile può essere definitivo ma, se gestito con le terapie adeguate, può migliorare progressivamente. Nel caso della terapia di deprivazione androgenica persiste per tutta la durata della terapia ormonale».
Quali strategie terapeutiche si possono adottare?
«La disfunzione erettile viene trattata principalmente con i farmaci della famiglia degli inibitori della fosfodiesterasi 5 (PDE5i) che sono utili in tutti i casi dove sia mantenuto un livello normale di testosterone - continua Lapini -. Se questi farmaci non sono efficaci si può ricorrere all’uso endouretrale o intracavernoso di alprostadil associato all’uso di protesi peniene. Questa strategia (attuabile in pochi centri specializzati) può essere utile per tutti i pazienti che non hanno conservato l’integrità del fascio vascolo-nervoso oppure quelli che vogliono mantenere la capacità erettiva pur con l’assenza di libido, indotta dalla terapia ormonale»
DIAGNOSTICA DEL TUMORE ALLA PROSTATA
Che percentuale di successo hanno queste cure?
«Gli inibitori della fosfodiesterasi 5 sono efficaci in circa il 65-70% dei pazienti, ma la loro efficacia dipende da diversi fattori […]» dice Caffo, consigliere SIUrO.
Sono a carico del Servizio sanitario nazionale?
«Sì, i trattamenti farmacologici e l’impianto di protesi sono rimborsati dal Ssn, ma le protesi peniene non rientrano nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) […]» precisa Lapini. Insomma, sono un lusso per pochi. […]
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