Leonardo Martinelli per “la Stampa”
In questi tempi di coronavirus, a Parigi protezionismo non suona più come una brutta parola e la «sovranità economica» non è più solo un concetto esclusivo di Marine Le Pen. E così è toccato a Bruno Le Maire, ministro dell' Economia (in forte ascesa, già transfuga della destra liberale, prima di approdare al macronismo, e nelle ultime settimane sempre più statalista), annunciare ieri che la Francia potrà mettere il veto all' ingresso di un investitore straniero (non europeo) nel capitale di un' azienda strategica già a partire dalla soglia del 10%.
Non solo: ai settori, appunto, giudicati strategici se ne aggiunge uno nuovo, le biotecnologie. Parigi vuole difendere da eventuali scalate dall' estero i gruppi impegnati nella corsa al vaccino contro il Covid-19. Se si vuole, siamo in linea con il «golden power» introdotto in Italia nel Decreto liquidità. Anzi, a differenza degli italiani, i francesi escludono dall' obbligo gli altri europei.
Ma è pure vero che l' applicazione di quel blocco nei confronti di altri investitori Ue sarà in Italia giuridicamente di difficile applicazione (e a Parigi lo sanno) e i francesi sanno pure che, all' interno dell' Unione, sono loro al limite che vanno a fare shopping altrove, soprattutto in Italia. In realtà la novità introdotta da Le Maire ha come obiettivo altri investitori e i cinesi in particolare, che potrebbero approfittare del crollo delle azioni di certi gruppi francesi in Borsa nelle ultime settimane.
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Non solo: rispetto all' Italia, in Francia il perimetro delle aziende giudicate strategiche era già più vasto. Allargato adesso alle biotecnologie, comprende la difesa, l' energia, l' acqua, lo spazio, le telecomunicazioni, i trasporti, la sanità, l' industria alimentare e addirittura i media. Senza considerare che a Parigi non esitano a utilizzare il loro golden power. Lo scorso 31 marzo, ad esempio, il ministero dell' Economia ha messo il veto sull' acquisizione di Photonis, azienda francese specializzata nella produzione di visori notturni per il comparto militare, da parte del colosso statunitense Teledyne.
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Con la mossa ieri di Le Maire, la quota del capitale sopra la quale il suo dicastero può bloccare l' operazione scende dal 25 al 10% (era già stata ridotta nel dicembre scorso dal 33,33%). «In questo periodo di crisi - ha dichiarato - certe imprese sono vulnerabili. Potrebbero essere acquisite a basso prezzo da concorrenti stranieri». La novità si applicherà nel secondo semestre di quest' anno, ma potrebbe essere rinnovata dopo il 31 dicembre.
In Francia le società controllate da capitale straniero generano due milioni di posti di lavoro. «La nostra economia è aperta agli investimenti esteri - ha precisato Le Maire -. Vogliamo solo impedire che si venga da noi a fare shopping a proprio piacimento».
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