Dagoreport
E se l’operazione Generali - malgrado le pompe mediatiche - fosse il primo passo falso di Carlo Messina? Nello story telling di Banca Intesa l’assalto a Trieste viene declassato a “case study”: un’ipotesi e niente di più, insomma. E viene spiegato che è perfettamente in linea con la filosofia che guida ogni passo di Messina: un banchiere mediano. In realtà, anche all’interno dell’istituto qualcuno lo vede come un palese passo indietro.
Le più scettiche in materia sono due consigliere d’amministrazione che rappresentano la lista di minoranza. Vale a dire Francesca Cornelli e Maria Mazzarella. Ma non sarebbero le sole. Per esempio, i sismografi di Ca’ de Sass segnalano un aumento dell’attività sismica intorno a Gaetano Miccichè. Sembra che i rapporti con Messina (e con Bazoli) si siano ulteriormente raffreddati. Anche a causa della circostanza che il tandem che guida la banca lo ha tenuto il manager siciliano all’oscuro dell’azzardo Generali.
GAETANO MICCICHE DG INTESA S PAOLO
Miccichè, tra l’altro, avrebbe (in privato) espresso qualche perplessità sull’efficacia e sulle possibilità di integrazione fra Intesa e Generali: e questo avrebbe aumentato la distanza con Messina (e Bazoli). Fra l’altro, con il senno del poi, forse non è stata una grandissima idea quella di non stabilire un contatto con Generali prima del lancio dell’operazione: fra banchieri che sanno star bene seduti a tavola, certe cose non si fanno.
In questo clima, torna alla memoria la vicinanza di Messina con Matteo Renzi. Con un’interpretazione malevola: sembra che il Ducetto gli avesse promesso di farlo diventare governatore della Banca d’Italia a fine anno, quando scade Ignazio Visco.
Sembra, infine, che a tintillare l’ego dell’amministratore delegato verso Generali sia stato l’altro grande vecchio di Intesa. Vale a dire, quel Giuseppe Guzzetti (vecchio democristiano, burattinaio delle fondazioni) che, indignato per l’atteggiamento spocchioso di Trieste verso le “iniziative di sistema”, abbia sostenuto e stimolato Messina contro le Assicurazioni che non hanno aderito né al Fondo Atlante e nemmeno si sono fatte vive per Pioneer, finito ai francesi.
LEONE DI TRIESTE ASSICURAZIONI GENERALI jpeg
“Mica siamo secondi alle Poste”, sarebbe stato il commento dei triestini. Che starebbero montando una sorta di rabbia contro la finanza milanese. Le assicurazioni Generali sono state considerate, da sempre, il bancomat della finanza privata (e pubblica).
Se non fossero state coinvolte negli anni passati in tutte le operazioni finanziarie Made in Italy non avrebbero perso posizioni nei confronti di Axa e Allianz: vent’anni fa erano tutte allo stesso livello. Le altre compagnie hanno potuto investire per la crescita, Trieste ha dovuto parare le operazioni spericolate dei milanesi.