Luca Pagni per “la Repubblica”
«Sarebbe fantastico se anche Telecom volesse far parte della nuova società della rete. Sarebbe più facile per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi, portare la banda larga nelle case di tutti gli italiani, senza limiti territoriali. Ma se anche Telecom non dovesse partecipare, il progetto economicamente sta in piedi lo stesso ».
A Londra per la presentazione del piano strategico, l’incontro con la comunità finanziaria si è trasformato per l’amministratore delegato, Francesco Starace, nell’occasione per spiegare il ritorno di Enel nel settore delle telecomunicazioni. Un primo messaggio, il manager l’ha mandato al mercato: spiegando che i numeri precisi dell’operazione saranno comunicati tra due o tre mesi; anche se ha già fatto sapere che nella posa della fibra ottica il progetto Enel ha costi più vantaggiosi del 30-50 per cento rispetto agli operatori telefonici.
Il secondo messaggio, non a caso, Starace l’ha indirizzato proprio a Telecom Italia, proprietaria della rete tlc in rame. La porta per una possibile collaborazione è ancora aperta. Ma per Telecom arriverà in breve tempo il momento di decidere. Se entrare nella Newco appena deliberata dal cda di Enel con lo scopo di cablare la penisola oppure starne fuori e giocare il ruolo di concorrente a tutti gli effetti.
Per Enel la nuova strategia sulla banda larga non è un’idea estemporanea, studiata per dare una mano al governo Renzi che in agosto ha sbloccato i primi 2,2 miliardi per il progetto che dovrà portare un collegamento internet a 30 megabyte al secondo nel 100 per cento delle case degli italiani.
Da qui in avanti, il modello individuato per l’Italia verrà esportato anche negli altri paesi in cui Enel è presente con una sua rete di distribuzione locale. Come in Spagna e in Brasile. Perché l’idea di base è quella di far passare i cavi in fibra ottica dove già passano i cavi elettrici, dalle centaline lungo i marciapiedi fino al contatore. Secondo Starace, Enel ha un doppio vantaggio, perché la sua rete di centraline in Italia è 4-5 volte più capillare rispetto alle reti telefoniche.
In realtà, il prossimo investimento nella società della banda larga (a cui si sono già detti interessati Vodafone, Wind e Metroweb) fa parte del più ampio disegno di trasformazione industriale di Enel. Da società per la produzione (e vendita) di energia da fonti tradizionali (carbone, gas e nucleare), a un gruppo i cui investimenti nei prossimi anni saranno sempre più indirizzati nelle reti intelligenti, i sistemi di accumulo di energia e nelle rinnovabili. Anche per questo motivo, il cda che si è riunito nelle ultime ore ha approvato l’incorporazione di Enel Green Power.
L’operazione prevede che i soci di Egp ricevano 0,486 azioni Enel per ciascun titolo portato al concambio, fatto salvo il diritto di recesso.
Le nuove tecnologie necessitano di un ricambio generazionale nel personale e di fondi freschi. Un doppio risultato che verrà ottenuto con un piano di prepensionamento per 9.200 persone, di cui 6mila in Italia, grazie ai quali ci saranno 4.500 assunzioni di giovani dei quali la metà nel nostro paese. Nell’aggiornamento del piano strategico al 2019 inoltre si prevedono risparmi per 1,8 miliardi e un aumento a 2,7 miliardi degli investimenti per la crescita. Mentre la redditività raggiungerà 7,2 miliardi prima del 2019, con un pay out che salirà dal 50 al 65 per cento.