1. DAGONOTA
Si scrive Cairo, si legge Bazoli. Il tentativo di Urbanetto di prendere il Corrierone scambiando le “figurine” con i soci di Rcs, è voluto da Bazoli; il vecchio "banchiere", in uscita progressiva dai vertici di Intesa, sbeffeggiato dallo Scarparo a pallini Della Valle come “arzillo vecchietto”, ha sempre considerato come di sua proprietà il "territorio" di via Solferino.
Dopo il no a gettare soldi dalla finestra di Gianfelice Rocca e di Andrea Bonomi, il rischio che il gruppo editoriale possa sfuggirgli completamente dal controllo (sotto i colpi delle diverse operazioni in corso gestite da Nagel di Mediobanca (ormai agitprop di Bollorè, neo padrone d’Italia), lo ha spinto a organizzare con Cairo un'operazione che non lo lasciasse fuori dal gioco.
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Intesa Sanpaolo, detenendo il 4,2% di RCS è anche la banca più esposta (300 milioni su 500 di debiti), e i nuovi vertici (il neo-renziano Gros Pietro) hanno già detto di non essere interessati ai "giornali'. E Abramo Bazoli, presidente uscente del consiglio di sorveglianza di Intesa, si sta muovendo velocemente prima di perdere peso in Intesa; e qualcuno sussurra che l’ottuagenario banchiere catto-bresciano potrebbe essere designato presidente del nuovo gruppo.
Sono stati colti di sorpresa gli azionisti di riferimento di Rcs, ossia Mediobanca (9,9%), Diego Della Valle (7,3%), Finsoe-Unipol (4,6%) e ChemChina-Pirelli (4,4%), che assemblano il 26% circa e che pare avessero deciso di concedere tempo all’ad Cioli fino a settembre per il rilancio del gruppo.
La filiera degli advisor/compagni di strada di Cairo sono Banca Imi (anca Intesa), Equita sim di Alessandro Profumo e lo studio Bonelli Erede. Una scelta di campo nello scacchiere del potere finanziario milanese visto che su Rcs si stavano confrontando due linee di pensiero: quella appunto di Intesa, più aggressiva e decisa a trovare un nuovo socio di riferimento; e quella dell’asse Mediobanca-UnipolSai-Pirelli-DellaValle volta a sostenere l’attuale management”, vale a dire l’ad Cioli.
Ieri sera la domanda che serpeggiava nei salotti meneghini è questa: chi si comprerà la quota Fiat del 16,7 per cento che John Elkann fra qualche giorno, prima di finire sul mercato, verrà proposta proquota ai soci Rcs, da sempre riluttanti a mettere la manina nel portafogli?
Cairo ha solo il 4,7% ma banca Intesa col 4,1% e 300 milioni su 500 di crediti verso Rcs e' il vero padrone della baracca di carta. e viste le interviste oggi sui giornali, da “Repubblica” a “il Fatto”, il direttore l'hanno già trovato: Enrico Mentana
Marco Tronchetti Provera Giada Tronchetti Provera Diego Della Valle foto Marie Claire
2. L'OFFERTA DI CAIRO SU RCS NON PIACE AI SOCI STORICI "BASSA E SENZA SINERGIE"
Giovanni Pons per “la Repubblica”
L' offensiva di Urbano Cairo su Rcs sfociata nel lancio di un' Offerta pubblica di scambio (Ops) sul 100% del capitale, ha colto in contropiede gli azionisti storici del gruppo. I quali stanno facendo trapelare la loro contrarietà all' operazione basandosi sostanzialmente su due elementi: il prezzo troppo basso e la mancanza di sinergie industriali tra la tv e due quotidiani come il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.
Il fronte degli oppositori è formato da quattro grandi soci che ieri si sono consultati telefonicamente e non si esclude che nei prossimi giorni riuniscano le loro forze in qualcosa di più concreto: Mediobanca, Unipol, Diego Della Valle e Pirelli. Da piazzetta Cuccia fanno sapere che «l' offerta non viene considerata congrua nè sul lato del capitale nè sul lato del debito. Dunque Mediobanca con il suo 6,5% non aderirà all' Ops».
Più o meno la stessa posizione si raccoglie dagli ambienti vicini a UnipolSai, che definiscono il prezzo dell' offerta di Cairo «troppo basso per essere considerato valido». Si fa comunque presente che non esistono barriere ideologiche nè un pregiudizio nei confronti di Cairo, considerato un buon imprenditore ma con il difetto di essersi lanciato in un' impresa più grossa di lui. Della Valle al momento non si esprime ma sembra che circa un mese fa, a valle dell' accordo Espresso-Itedi, Cairo abbia proposto al fondatore della Tod' s di prendere insieme il controllo della Rcs. Della Valle avrebbe declinato poichè considera la ristrutturazione in corso messa in piedi dal tandem Costa- Cioli ben impostata e con buone possibilità di successo.
Più difficile da declinare la posizione di Intesa Sanpaolo, prima banca creditrice del gruppo editoriale ma anche azionista con poco più del 4%. Nelle scorse settimane Intesa, sotto le indicazioni del suo amministratore delegato Carlo Messina, ha tenuto la posizione più dura nel negoziato per la ristrutturazione del debito di Rcs, tanto che tutto è rimasto bloccato.
Banca Imi, però, nel frattempo si è schierata al fianco di Cairo nel lancio dell' Ops. Inoltre non sembra che all' operazione di sostegno a Cairo abbia partecipato attivamente il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, che per la Rcs ha sempre avuto un occhio di riguardo avendola salvata dal fallimento ai tempi del Banco Ambrosiano.
MAURIZIO COSTA LAURA CIOLI RICCARDO TARANTO
A parte gli schieramenti in campo, le possibilità che l' Ops di Cairo vadano in porto dipendono dall' attrattività della stessa presso gli investitori istituzionali che posseggono la maggioranza del capitale. Cairo sta cercando di sfruttare la differenza di valutazione tra le sue azioni, che vengono scambiate a un multiplo di 15 volte l' ebitda, e quelle di Rcs che sono scese ai minimi storici.
La valutazione corretta però dipende da quale Ebitda viene preso in considerazione, poichè da diversi anni il management di Rcs considera questa voce ante "oneri non ricorrenti", registrando nel 2015 70 milioni che nelle previsioni dell' ad Laura Cioli dovrebbero diventare 100 nel 2016. Ma se si considera l' Ebitda dopo gli "oneri non ricorrenti" la cifra del 2015 scende a 16 milioni, cambiando sostanzialmente la valutazione dell' intero gruppo.
Dunque bisognerà aspettare domani per vedere come gli analisti e il mercato considereranno l' offerta di Cairo, non escludendo che nelle prossime settimane il prezzo possa anche essere ritoccato al rialzo per cercare di raggiungere almeno il 51% del capitale partendo da un 4,7% già posseduto e da un altro 4,2% che Intesa dovrebbe consegnare. Mentre un pacchetto di azioni pari al 23-24% probabilmente non aderirà ritenendo più saggio tenere in portafoglio titoli Rcs che in ogni caso rimarranno quotati e potranno essere dismessi in una secondo momento.