CECCUZZI
1 - PIOVONO AVVISI DI GARANZIA: MUSSARI E CECCUZZI INDAGATI PER BANCAROTTA PER IL CRAC DEL PASTIFICIO AMATO
Andrea Greco e Francesco Viviano per "La Repubblica"
Mentre i pm senesi torchiano a San Vittore Gianluca Baldassarri (che si difende scaricando le responsabilità del derivato Alexandria e del connesso reato di ostacolo alla vigilanza sui suoi superiori in Mps, Antonio Vigni e Giuseppe Mussani), cade una nuova tegola giudiziaria sui maggiorenti senesi. Cade da Salerno, dove il nucleo di polizia valutaria della Gdf ha svolto altre indagini sul crac del pastificio Amato e recapitato quattro nuovi avvisi di garanzia: a Mussari - già indagato a Siena - a Franco Ceccuzzi (candidato sindaco del Pd a Siena), a Marco Morelli (ex vice dg e ora guida di Merrill Lynch in Italia, anch'egli già indagato a Siena) e all'ex deputato Pd Paolo Del Mese, in carcere con l'accusa di avere intascato soldi dagli Amato in cambio di buoni uffici bancari.
L'ipotesi di reato è concorso in bancarotta per dissipazione, i quattro sono invitati a comparire per gli interrogatori settimana prossima con il pm di Salerno, Vincenzo Senatore. Per il crac Amato a metà 2012 s'è chiusa un'indagine su 37 persone, di cui 28 rinviate a giudizio.
Ma i quattro nuovi avvisi sembrano uno sviluppo delle indagini su Mps e promettono di far rumore nella città del Palio, dove a fine maggio si vota, e Ceccuzzi (già sindaco) ha vinto le primarie del Pd. Al centro delle indagini c'è il finanziamento da 27 milioni per una complessa riqualificazione di uno stabilimento Amato, da trasformare in centro direzionale e residenziale di lusso, su progetto dell'archistar francese Jean Nouvel.
AMATO - PASTIFICIOI soldi li mise in gran parte Mps (17 milioni), e finirono alla Re, immobiliare del gruppo Amato costituita ad hoc nel 2008, e che poi si scoprirà interamente controllata da una off-shore di Malta. Non era una facile operazione, quella con l'impresa alimentare in difficoltà; tanto che altre banche si erano chiamate fuori, poco prima. Non così fece il Monte dei Paschi, e i magistrati ritengono che fu decisiva l'intercessione di Del Mese, il primo ad accompagnare gli Amato a Siena.
AMATO - PASTIFICIOSecondo l'accusa, Del Mese e Simone Labonia (ex politico dell'Udeur) hanno incassato dalla società decotta centinaia di migliaia di euro, senza prestazioni professionali. Proprio Del Mese, sfruttando il suo «inserimento occulto nel tessuto economico locale», organizzò nel 2006 una cena nella villa di Amato con l'allora presidente Mps Mussari, il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (anche suo figlio è stato coinvolto la vicenda) e l'allora deputato Pd senese Ceccuzzi.
ANTONIO AMATO - PASTIFICIOUn passaggio cruciale perché Palazzo Salimbeni decidesse sul fido. Del Mese all'epoca era presidente della Commissione finanze alla Camera, Ceccuzzi era vice. Sempre ieri, la Corte dei Conti ha registrato il decreto che individua le risorse per la sottoscrizione dei "Monti bond" a favore di Mps, «in ragione delle deroghe alle norme di contabilità di Stato disposte con il Dl 95 /2012 e giustificate dalle eccezionali circostanze riconosciute anche in sede europea». E il Tar ha respinto il ricorso del Codacons che puntava allo stop dei Monti bond per Mps.
2 - CRAC AMATO: ANCHE PER L'UNITA' CECCUZZI TORNA AD ESSERE IL COMPARE DI MUSSARI
Claudia Fusani per "L'Unità"
Nuovi guai in arrivo per l'ex presidente del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari e per l'ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, main sponsor di Mussari nella scalata prima della Fondazione e poi di Rocca Salimbeni. La Procura di Salerno ha notificato in queste ore un avviso di garanzia e l'invito a comparire ai due amici senesi per un filone dell'inchiesta sul crac del pastificio Amato. Il fallimento dello storica azienda alimentare ha già portato a processo 33 persone per bancarotta.
morelli mussariDa quell'indagine è emerso però un nuovo filone che riguarda un prestito di 27 milioni garantito dalle casse del Monte dei Paschi. Il finanziamento, deliberato mentre il pastificio era già in pessime acque sarebbe stato deciso, secondo l'accusa, durante una cena a cui hanno partecipato anche Mussari e Ceccuzzi. I magistrati vogliono capire perché sia stato deciso un finanziamento così importante per un'attività industriale già chiaramente in difficoltà. Nei confronti di Mussari e Ceccuzzi l'ipotesi di reato è bancarotta per dissipazione.
Intanto ieri a Milano, nel carcere di San Vittore, i magistrati senesi Nastasi e Grosso hanno interrogato Gianluca Baldassarri. È il primo faccia a faccia con i pm toscani visto che il fermo e la convalida sono avvenuti a Milano. Baldassarri, assistito dall'avvocato Filippo Dinoia, avrebbe risposto a tutte le domande dei magistrati spiegando, così come già aveva fatto nei precedenti interrogatori che «tutti in banca sapevano che erano stati decisi investimenti nei derivati e anche i modi per ristrutturare quei titoli dopo l'acquisto di banca Antoveneta ».
GIANLUCA BALDASSARRI jpeg«Secondo voi, in banca, un'operazione di questo genere e di questo spessore si poteva non sapere?» ha detto alla fine dell'interrogatorio Baldassarri in carcere per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e ostacolo agli organismi di vigilanza, cioè la Banca d'Italia. Proprio su quest'ultimo capo, secondo Dinacci, c'è «un problema di tecnica del reato». «Il reato si configura nel momento in cui i soggetti responsabili di un ente ostacolano la vigilanza di Bankitalia.
Vincenzo De LucaCerte operazioni sono convalidate dagli organi deliberativi, e questi organi deliberativi hanno o non hanno l'obbligo di informare la banca?». Baldassarri ha già detto in termini molto chiari che «tutti i contratti di acquisti e compravendita erano stati regolarmente depositati». Dinacci ha poi definito l'arresto «un forte equivoco»: «Le ordinanze si rispettano ma questa mi lascia quantomeno perplesso. Speriamo di chiarire quanto prima l'equivoco sul pericolo di fuga». Intanto ieri la Corte dei Conti ha dato il primo via libera all'emissione dei Monti bond, tre miliardi e 900 milioni a cui è appesa la vita di Mps.
3 - FASSINA ANNULLA L'INCONTRO CON CECCUZZI. PROVE DI DIVORZIO?
D.A. per il "Corriere Fiorentino"
Primi segnali di sganciamento del Pd di Roma da Franco Ceccuzzi? Ieri si sarebbe dovuto tenere, alle 18, il comizio con Stefano Fassina, ma alla fine il responsabile nazionale economia e lavoro del partito ha fatto saltare l'incontro. Il Pd senese riferisce impegni sopraggiunti all'ultimo minuto, ma in realtà i dirigenti toscani parlano di «maretta» con Ceccuzzi.
L'iniziativa, dal titolo «Lavoro, crescita e sviluppo: le priorità dalle quali ripartire», è stata annullata con un messaggio agli iscritti. Si sarebbe dovuto parlare, secondo quanto annunciato, «della situazione economica e delle proposte del Pd per il lavoro, la crescita e lo sviluppo del Paese». E dire che Fassina è sempre stato uno dei difensori della linea sul Pd «che non si occupa di banche». E chissà che non abbiano pesato le anticipazioni dell'Espresso in edicola oggi.
siena piazzaGià dal 2004 Denis Verdini, allora coordinatore toscano di Forza Italia, avrebbe iniziato a decidere la strategia «per accentrare su se stesso ogni potere di negoziazione con gli avversari politici che governano gli enti locali senesi, decidendo le sorti di Mps». Per questo chiese a Fabrizio Felici, allora nella deputazione della Fondazione Mps, di lasciare il posto di consigliere (con una lettera firmata, a differenza del famoso papello Verdini-Ceccuzzi).
«Chiederò a Berlusconi di indicare l'uomo di collegamento con Fondazione e Monte», anche perché «dovrà essere il partito a decidere ogni questione sulla banca». Per l'Espresso la lettera a Felici, uscito poi da Forza Italia, è stato il primo passo di una marcia di cui i magistrati che indagano su Mps stanno ricostruendo altre tappe, a partire da alcune riunioni con l'ex presidente della banca Mussari e Ceccuzzi. Il candidato sindaco di Pd e Sel potrebbe essere costretto a un passo indietro.
STEFANO FASSINA jpegMa il dossier Siena non sarà aperto dal segretario regionale Andrea Manciulli fino alla prossima settimana, a urne delle elezioni politiche chiuse. Il partito d'altronde non può non tenere conto di un possibile effetto Grillo su Siena. Nel 2011 il candidato sindaco grillino Michele Pinassi prese il 3,54 per cento (1.154 voti), mentre il suo Movimento il 2,73 (833 voti). Non un granché, ma già si vedeva in quei risultati un accenno di voto disgiunto fra liste e candidati sindaci.
E altri segnali di voto disgiunto si erano avuti proprio analizzando i numeri della coalizione e quelli dell'allora candidato sindaco Ceccuzzi (che prese meno voti rispetto al centrosinistra). A questo giro le cose potrebbero andare diversamente, anche se bisogna tenere conto che Siena è una città piuttosto respingente nei confronti di ciò che non riesce a inglobare e a riportare nell'alveo della senesità tout court (uno stato dell'anima più che un confine geo-antropologico). E Grillo non è facilmente ammaestrabile (magari qualcuno dei suoi sì). Comunque, se ci fosse il boom o comunque un buon risultato, fra le politiche e le amministrative di maggio, sarebbe davvero la fine di un'epoca.