Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Si dice spesso in questi mesi che l’Italia potrebbe entrare in una stagione diversa, trasformando in meglio il proprio potenziale di crescita. Di solito però il pensiero va al sistema politico e al governo, perché in gioco sono quei 205 miliardi di fondi europei stanziati con la pandemia che vanno spesi rapidamente e bene.
Leonardo Del Vecchio invece ha una prospettiva diversa quando osserva: «Oggi abbiamo un’opportunità unica e irripetibile di trasformare questo Paese». Di sicuro nel 2021 l’Italia ha goduto di una rara apertura di credito da parte molti osservatori europei e internazionali, riassunta nella nomina quale “Paese dell’anno” dell’Economist.
leonardo del vecchio mark zuckerberg
Ma la sua storia di imprenditore che non ha mai smesso di crescere e non ha mai cercato la protezione del settore pubblico dà alle parole di Del Vecchio una valenza che va oltre la politica economica di questi mesi.
«Il tempo a disposizione non sarà molto e una prossima occasione forse arriverà troppo tardi», dice il presidente del colosso italo-francese EssiLux, che oggi è protagonista delle partite più importanti per il sistema finanziario nazionale. Quello che lui definisce il vero e proprio «senso di urgenza» per il Paese in questa lunga stagione pandemica — dice l’86enne Del Vecchio — «viene più dall’evoluzione delle tecnologie e dalla velocità della globalizzazione che non dalla mia età».
paola Barale Leonardo Del Vecchio
Il pensiero va al recente accordo di EssiLux con Meta-Facebook per una nuova generazione di “smart glasses” — occhiali Ray-Ban con funzioni intelligenti — e sicuramente Del Vecchio continua a esplorare la frontiera dell’innovazione digitale con più determinazione di molti in Italia.
«Stiamo ancora inseguendo le vendite online — osserva — e non ci accorgiamo che quello che per noi sembra un traguardo è già il passato». Nel quartier generale di EssiLux a Milano si parla già di Metaverso e di realtà aumentata, con un’attenzione continua a tutte le possibili applicazioni delle tecnologie del futuro.
Intanto il fondatore di Luxottica, l’uomo che oggi detiene circa il 6,5% di Generali, il 19,4% di Mediobanca e il 2% di Unicredit, oltre al 27,2% di Covivio con i suoi 26 miliardi di patrimonio immobiliare europeo, studia anche il sistema finanziario italiano. Non è più la foresta pietrificata di un tempo ma — osservato dalla prospettiva di Del Vecchio — dopo la crisi dell’euro e la pandemia deve senz’altro accelerare sulla strada della crescita e della modernizzazione.
LEONARDO DEL VECCHIO MOGLIE NICOLETTA ZAMPILLO
Dice l’imprenditore: «Abbiamo bisogno di scelte rivoluzionarie che scardinino tutti i vincoli che vengono dal passato». Lui lascia intendere che sente anche su di sé la responsabilità di svolgere un ruolo in prima persona: «Tutte le forze positive del Paese devono contribuire a costruire questo nuovo mondo, rinunciando a comode rendite di posizione».
Del Vecchio non entra nel merito delle scelte di questa o quell’istituzione finanziaria, sia essa banca o assicurazione. Non rivolge in questa fase critiche specifiche ai vertici di Mediobanca o tantomeno delle Generali, che hanno presentato di recente un piano industriale essenzialmente in continuità con gli ultimi quattro anni.
Ma quello che oggi è sicuramente il più grande imprenditore italiano, il solo ad aver imposto il proprio gruppo nei mercati mondiali con così tanta forza, mostra di avere una propria visione anche per il futuro del sistema finanziario italiano. «Dobbiamo iniziare ad abbattere i muri e a creare campioni prima nazionali e poi europei, per competere alla pari con i colossi internazionali.
Serve un’ottica da imprenditori più che da finanzieri. I dividendi oggi spesso sono a scapito della crescita dimensionale delle aziende», afferma. E da questa osservazione, a suo avviso, non può sentirsi escluso neanche il settore bancario e assicurativo: «Il mondo della finanza nazionale purtroppo è quello più fragile e in ritardo, protetto fino ad ora da regolamenti e relazioni forti che non potranno più garantirne la sopravvivenza».
Donnet Caltagirone Del Vecchio
Viene probabilmente anche da questa convinzione la certezza che la finestra di opportunità dell’Italia per mettersi al passo della globalizzazione è aperta adesso, ma non per sempre. Non è per sempre che la Banca centrale europea manterrà a zero o negativi i tassi d’interesse e così solide le quotazioni di un debito pubblico al 153% del prodotto interno lordo. Ed è adesso che l’Italia attraversa sui mercati finanziari e fra gli osservatori internazionali una stagione di fiducia che può anche volgere al termine. Può farlo perché, se si guarda sotto la superficie, molti dei problemi storici del Paese e del suo sistema produttivo restano aperti.
Di fronte all’avanzare delle nuove frontiere dell’innovazione digitale, Del Vecchio avverte: «Per questo e per molte altre ragioni lo slogan “piccolo è bello” non è solamente falso, ma diffonde una tranquillità illusoria che frena ogni urgenza di cambiamento». Invece il patron di Luxottica, ormai al comando di un gruppo da oltre 80 miliardi di euro di valore di Borsa, pensa che in Italia non ci sia più spazio per la retorica elusiva e consolatoria. Al contrario, è il momento di scelte decise: «È tempo di prendere i nostri rischi — sostiene Del Vecchio — nella certezza che, in mancanza di questa evoluzione, saremo destinati ad estinguerci».
Nell’immediato l’imprenditore agisce anche su altri fronti. Attraverso la fondazione che porta il suo nome, la sera della vigilia di Natale Del Vecchio ha annunciato che costituirà una joint-venture con la Fondazione per la Sanità cattolica, appena creata su impulso di Papa Francesco, per guidare e sostenere il salvataggio dell’ospedale Fatebenefratelli dell’Isola tiberina.
L’obiettivo è reso chiaro dall’inizio: riportare la struttura a livelli di eccellenza e farne un modello per il mondo, vasto, della sanità cattolica. «È una gioia immensa partecipare a questo progetto — dice Del Vecchio —. Spero ci saranno presto altre iniziative come questa che mi permettano di restituire al nostro Paese tutto il bene che ha saputo donarmi».