1. LE TAPPE DELLA RETE UNICA, SERVIRÀ UN ANNO LE CONDIZIONI DELL'ENEL
Federico De Rosa per il ''Corriere della Sera''
La «macchina» della Rete unica si metterà in moto tra poco meno di tre settimane, con l' avvio della due diligence su Open Fiber e FiberCop. Il memorandum firmato da Luigi Gubitosi e Fabrizio Palermo prevede che entro il 20 settembre vengano nominati gli advisor per la valutazione della rete di Tim che va dalle centrali fino alle case e dell' intero perimetro di Open Fiber.
Gli amministratori delegati di Tim e Cdp si sono dati tre mesi di tempo per arrivare a definire i valori e altri sei mesi per firmare l' accordo di integrazione, a cui si aggiungono altri tre mesi per arrivare al closing. Entrambe le parti hanno concordato già anche le modalità per svincolarsi laddove dovessero emergere divergenze sulle valutazioni.
Se tutta andrà secondo programma ci vorrà quindi un anno per incastrare tutti i tasselli del piano, che andrà poi notificato alle Authority per ottenere i via libera. Che non sono scontati. Dall' AgCom e dall' Antitrust dipende la fattibilità dell' intero progetto Rete unica, che punta a ottenere fondi dall' Europa per portare la banda larga dove non c' è, ma anche un diverso regime tariffario per essere sostenibile. Si tratta del sistema «Rab» che permette a chi gestisce servizi in monopolio di poter calcolare le tariffe, e quindi determinare i ricavi, sulla base del capitale investito.
La Rete unica nascerà in sostanziale regime di monopolio - ci sono altri piccoli operatori di rete in Italia - ma con il controllo di Tim, la quale offrendo anche servizi al cliente finale si troverebbe ad avere l' infrastruttura «verticalmente integrata» e dunque non idonea ad ottenere la Rab. Per superare l' ostacolo, AccessCo, la società per la rete unica, avrà una governance che assegna maggiori poteri all' azionista pubblico Cdp su investimenti e strategie, con un sostanziale equilibrio in consiglio.
LUIGI GUBITOSI FRANCESCO STARACE
I vertici saranno nominati congiuntamente da Tim e Cassa, con la prima che indicherà il nome dell' amministratore delegato e la seconda quella del presidente, salvo il diritto però per entrambe di procedere alle nomine in modo unilaterale in caso di disaccordo. Il board dovrebbe essere composto da 7 consiglieri indicati da Tim e 8 dagli altri azionisti: 5 da Cdp e 3 da altri investitori, tra cui il fondo Kkr che avendo il 37,5% di FiberCop avrà un posto nel consiglio di AccessCo.
L' altro posto potrebbe andare a Macquarie, qualora l' Enel decidesse di avviare il processo di vendita del suo 50% di Open Fiber al fondo australiano, che a giugno si è fatto avanti con una proposta che indicava in circa 7 miliardi il valore della società della rete, su cui il consiglio ha chiesto all' amministratore delegato, Francesco Starace, di approfondire. Ad agosto Macquarie ha svolto la due diligence sulla società della rete e potrebbe presentare un' offerta vincolante. E' probabile, ma non ancora certo.
Il passo avanti del fondo australiano potrebbe creare qualche problema sul fronte delle valutazioni, visto che fisserebbe autonomamente un prezzo. Ma di mezzo c' è anche l' intenzione della Cdp di salire in maggioranza in Open Fiber prima della fusione con FiberCop rilevando una quota dall' Enel. Palermo e Starace dovranno trovare una modalità. L' incontro che doveva tenersi questa settimana sarebbe slittato alla prossima. Starace si è sempre detto favorevole alla rete unica, ma puntando sullo sviluppo di Open Fiber più che sul ruolo di Tim.
Anche per ragioni di carattere tecnologico. E ha più volte espresso dubbi sull' opportunità di lasciare il controllo in mano al gruppo telefonico. La posizione non sarebbe cambiata. Vista la pressione messa dal ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri, per arrivare all' accordo tra Tim e Cdp, l' Enel sarà certamente chiamata a fare la sua parte quando sarà il momento. E di tempo ce n' è.
2. RETE UNICA, L'AFFONDO DI GRILLO RESTA DA RISOLVERE IL NODO ENEL
Francesco Spini per ''la Stampa''
Si poteva fare di più. Appare soddisfatto solo a metà Beppe Grillo, il giorno dopo la sigla della lettera di intenti tra Tim e Cassa depositi e prestiti per creare la società di rete unica, la cosiddetta AccessCo. «Eravamo lì, a un passo, per unificare tutta la rete, tutte le tecnologie, in un' autostrada pubblica, con tutto il cda di Cdp», bastava «uno sforzino in più», dice l' ispiratore dei 5 Stelle.
«È già un buon inizio», prosegue il comico, «ma non si parla di cose essenziali, come il diritto all' accesso, la velocità con cui accedo ai dati...». Una presa di posizione che riapre qualche crepa nel governo sull' accordo raggiunto. «Non possiamo più commettere gli errori del passato e consegnare la nostra rete, i nostri dati, la nostra sovranità in mano a società private o ad altri Paesi», dice ad esempio il viceministro allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni, che torna a parlare della necessità di «una rete unica a controllo pubblico».
La macchina però è partita, e a fermarla, a questo punto, potranno essere o divergenze sul fronte finanziario o un eventuale stop, ad accordo raggiunto, delle autorità italiane ed europee che il prossimo anno saranno chiamate a giudicare i profili concorrenziali (e in termini di aiuti di Stato) della società di rete. Basterà la governance condivisa a far considerare la società non verticalmente integrata con Tim che pure avrà la maggioranza del capitale?
Si punta sul fatto che non solo i vertici dovranno essere nominati di comune accordo, ma anche che l' ex monopolista in un cda a 15 non avrà la maggioranza, ma dovrebbe esprimere 7 consiglieri, contro i 5 di Cdp. Il resto sarà espressione di altri investitori. Dopo aver trovato la quadra per la creazione di FiberCop, la società della rete secondaria (quella che va dagli armadi stradali alle case dei clienti), in cui Tim sarà affiancata da Kkr e Fastweb, il primo scoglio da superare ora sarà il destino del 50% di Open Fiber in mano a Enel. In questi giorni si attende di vedere se il fondo australiano Macquarie formalizzerà in un' offerta vincolante l' interesse mostrato, valutando l' intera Open Fiber oltre 7 miliardi di euro. Enel ne potrebbe discutere nel cda già in calendario per il 17 settembre.
A quel punto Cdp (che ha l' altro 50% di Open Fiber) potrebbe trattare con il fondo per avere una quota utile ad acquisire il controllo, oppure esercitare il diritto di prelazione sull' intera quota per poi rivenderne parte. La permanenza o meno di Enel nella partita è importante perché, secondo alcuni osservatori, senza il colosso elettrico l' operazione potrebbe evitare l' esame da parte di Bruxelles ma limitarsi a esami domestici di Antitrust, Agcom e Golden Power.
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
I prossimi mesi saranno decisivi nella definizione dei valori delle due società, FiberCop (a cui Tim girerà anche la rete primaria) e OpenFiber: in questi giorni si stanno sondando le banche che entro fine anno dovranno fare le valutazioni, lavoro in cui nel recente passato sono state coinvolte, tra le altre, Lazard, Mediobanca e Credit Suisse. In Borsa Tim non si giova dell' accordo con Cdp e segue il destino delle tlc europee perdendo il 2%, a 0,39 euro, mentre Tiscali, protagonista del primo accordo di coinvestimento con FiberCop, balza del 61,2% a 0,03 euro.