LASSU' QUALCUNO LI AMA - LA CORTE EUROPEA STABILISCE CHE LA CHIESA NON DEVE PAGARE L'ICI ARRETRATA SUI PROPRI IMMOBILI (5 MILIARDI DI EURO) - LA CAUSA ERA STATA AVVIATA DAL RADICALE MAURIZIO TURCO - E RIGUARDAVA LA TASSA NON VERSATA FRA IL 2008 ED IL 2012

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Alberto D'Argenio per "la Repubblica"

 

IMMOBILI VATICANO1 IMMOBILI VATICANO1

La Corte di giustizia europea boccia la richiesta di far pagare alla Chiesa le rate arretrate dell’Ici, la vecchia imposta sugli immobili oggi diventata Imu. La sentenza è stata pronunciata questa mattina dall’ottava sezione del Tribunale di primo grado del Lussemburgo, ma potrà essere impugnata in appello dai ricorrenti, l’ex deputato del Partito Radicale Maurizio Turco ed il fiscalista Carlo Pontesilli.

 

Gli enti ecclesiastici, invece, evitano una condanna che sarebbe potuta costare alle loro casse tra i quattro e i cinque miliardi di euro per l’imposta illegittimamente non versata dal 2008 al 2012 ai quali si sarebbero potuti sommare altri 500-600 milioni all’anno, da pagare anche in futuro, se i giudici europei avessero bocciato le nuove norme sull’Imu introdotte ai tempi del governo di Mario Monti.

 

CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

Il contenzioso sugli sconti fiscali alla Chiesa va avanti dal 2006. Nel 2012 la Commissione europea, dopo diverse archiviazioni secondo alcuni in odore di insabbiamento, condannò l’Italia per aiuti di Stato illegali in favore degli enti ecclesiastici in quanto gli sgravi di cui godevano cliniche, alberghi, scuole e altre attività commerciali legate al mondo cattolico distorcevano la concorrenza danneggiando i loro competitori, che invece le tasse le pagavano.

 

Tuttavia Bruxelles, ai tempi alla giuda dell’esecutivo comunitario c’era il portoghese José Manuel Barroso, non decretò il recupero dell’imposta sugli immobili non pagata dal 2008 (il periodo precedente era prescritto) perché riteneva fosse tecnicamente impossibile stabilire quanto e quali soggetti dovessero mettere mano al portafoglio. Secondo le stime dell’Anci un buco per le casse dello Stato da 4-5 miliardi.

IMMOBILI VATICANO IMMOBILI VATICANO

 

Il contenzioso con la Commissione fu quindi chiuso con le nuove regole istituite dal governo Monti alla nascita dell’Imu, imposta che secondo Bruxelles metteva fine agli aiuti di Stato illegali.

 

Altro punto messo in discussione dal ricorso dei Radicali, secondo i quali invece l’esenzione dal pagamento dell’Imu per gli enti non commerciali continua a regalare un vantaggio competitivo alla Chiesa di circa 500 milioni di euro all’anno, così come la vecchia norma del Testo Unico delle imposte sui redditi (articolo 149,4) creato ai tempi di Tremonti e ancora in vigore concede un ulteriore sconto fiscale di circa 100-150 milioni a cliniche, scuole e alberghi legati al mondo cattolico in quanto pagano la metà dell’Ires rispetto ai concorrenti.

 

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Dunque nel Lussemburgo sul banco degli imputati c’era la Commissione, ma al suo fianco si è schierato anche lo Stato italiano, contrario al ricorso e dunque favorevole alla decisione del 2012 che non ingiungeva al governo di recuperare i soldi e dichiarava in linea con le regole Ue il regime fiscale per gli enti ecclesiastici introdotto dall’Imu.

 

Il Tribunale con la sentenza di oggi una svolta, almeno per gli addetti ai lavori, comunque l’ha data dichiarando ricevibile il ricorso. Nel mondo dei giuristi una piccola rivoluzione, visto che mai era stata applicata agli aiuti di Stato la nuova norma del Trattato di Lisbona che allarga la platea dei soggetti che hanno diritto ad impugnare le decisioni della Commissione europea (che infatti si è battuta per evitare il semaforo verde alla causa, un precedente che in futuro renderà più attaccabili le sue decisioni).

BASTIONE IOR BASTIONE IOR

 

Nel merito, invece, i quesiti del ricorso sono stati bocciati con la formula: i ricorrenti «non sono riusciti a dimostrare» l’illegittimità delle decisioni del 2012 della Commissione. Ma proprio la ricevibilità decretata dai giudici del Tribunale di primo grado permetterà ai Radicali di fare appello di fronte alla Corte di giustizia del Lussemburgo.

 

 

 

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