1. MTP: «CONDOTTA CONTRADDITTORIA»
Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"
Come volevasi dimostrare, nemmeno per interposta persona è stato possibile ricomporre il dissidio tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza. L'incontro tra gli avvocati delle due parti, che doveva tenersi oggi, è saltato e Tronchetti ha risposto con una lettera, che lascia presagire nuove iniziative legali, alle poche righe nelle quali Malacalza investimenti comunicava che non avrebbe accolto l'invito a presentarsi per tentare la "pace" formale che avrebbe accelerato i tempi per il riassetto della filiera Camfin.
DAVIDE MALACALZALa miccia che ha incendiato nuovamente il fronte è stato un fax inviato da Tronchetti alla famiglia genovese che da quest'ultima è stata interpretata come un'aggiunta di nuove condizioni e dal presidente Pirelli come la logica conseguenza del trattato di pace, e cioè la fine del contenzioso con la risoluzione delle pendenze.
MTP Spa e MTP partecipazioni ribadiscono nella missiva inviata ieri in tarda serata la disponibilità, già comunicata (anche in Tribunale, ndr), a «consegnarvi 103.459.256 azioni Camfin, pari al 13,19769% del capitale di Camfin Spa senza condizioni di sorta, salvo la naturale cessazione dei patti parasociali; immediatamente dopo formulando un'offerta di valorizzazione».
TRONCHETTI PROVERA«Il vostro inspiegabile rifiuto è in palese contrasto con il comportamento che avete mantenuto a partire dal 31 ottobre 2012 e con le richieste che avete formulato tramite il vostro legale anche in udienza», scrivono le società che fanno capo a Tronchetti in questa seconda comunicazione di giornata, riferendosi alla richiesta avanzata dai Malacalza di ottenere la consegna delle azioni Camfin di spettanza svincolandole da Gpi.
Tra l'altro la proposta che sarebbe stata presentata oggi dai legali di Tronchetti avrebbe seguito la via più breve e diretta per arrivare allo scopo: la consegna fisica delle azioni senza passare dalla più complicata scissione di Gpi (la holding non quotata che detiene il 42% di Camfin) che era prevista dai patti in caso di separazione.
La lettera sembra preannunciare ulteriori contenziosi, dato che, ricordando che si tratta di vicende relative a società quotate, si dice anche: «Vi assumete ogni e qualsiasi responsabilità anche sotto tale profilo per il turbamento che il vostro contraddittorio comportamento dovesse provocare sul mercato». È da immaginare che il reiterato invito «all'incontro già proposto, stesso luogo e ora», con l'assicurazione alla «tempestiva consegna materiale» delle azioni Camfin non troverà riscontro presso la controparte.
Pirelli re - marchio TORRE UNICREDITNon è la prima volta che i due soci di Gpi e Camfin tentano di separarsi consensualmente. A giugno dello scorso anno si era prospettata una soluzione con l'attribuzione ai Malacalza di una quota in Pirelli, poco meno del 7%, equivalente alla partecipazione in trasparenza, ma poi la richiesta della famiglia genovese di procedere con un aumento di capitale in Camfin con l'intento - così almeno era stato recepito - di ribaltare i pesi nella holding di Pirelli aveva ributtato il tutto in alto mare. A un anno di distanza è di nuovo punto e a capo.
2. A GENOVA SI PUNTA TUTTO SU PIRELLI - CON IL 13% IN PIÙ DI CAMFIN POTREBBERO TENTARE DI BLOCCARE IL DELISTING OPPURE LANCIARE UNA CONTRO OFFERTA
Marigia Mangano per "Il Sole 24 Ore"
La famiglia Malacalza respinge al mittente l'offerta di Marco Tronchetti Provera e spariglia le carte su un riassetto ormai in fase molto avanzata. Cosa succede a questo punto? Da Genova, dove ha sede il quartier generale del gruppo Malacalza, non arrivano commenti ufficiali sulle prossime mosse.
Ma i margini di manovra, a questo punto, sembrano molto stretti. L'obiettivo del gruppo ligure è noto: ottenere un pacchetto del 7% in Pirelli. Ma su questa ipotesi di mediazione si registra la totale chiusura da parte di Tronchetti Provera. Dunque, c'è poco spazio per trattare.
CLAUDIO SPOSITOSono due tecnicamente le mosse a disposizione della famiglia Malacalza: dire no su tutto e aspettare la scadenza legale dei contenziosi in essere per frenare un riassetto ormai in fase avanzata, ma con la consapevolezza di andare verso una potenziale sconfitta in Tribunale; oppure cedere sulla separazione di Camfin in modo da tutelare la loro posizione «legale» e mettere in cantiere altre contromosse. Come dire avviare, oltre alla guerra legale già in corso, una battaglia più «finanziaria».
Nel primo caso, ovvero se da Genova si andasse verso la totale chiusura sull'opzione di separazione e dunque sull'ottenimento della quota in Camfin del 13%, ci sarebbe da un lato il rischio di perdere sul fronte del tribunale, ma di certo si metterebbe in serie difficoltà la nuova cordata e il progetto di riassetto. Lo scorso 31 ottobre Malacalza, contestando il mancato rispetto degli accordi parasociali, aveva chiesto «di procedere al trasferimento in proprio favore di un compendio patrimoniale di Gpi proporzionale alla partecipazione detenuta in Gpi» che «dovrà includere una quota al capitale di Camfin pari al 13% circa».
A suo tempo Tronchetti aveva definito «pretestuose e infondate» le contestazioni mosse da Malacalza, definendo «del tutto insussistenti» i presupposti per l'attivazione della scissione di Gpi. Ora il dietrofront, che sulla carta va incontro alla richiesta del gruppo genovese. Rifiutare l'offerta significa per i Malacalza mettere dunque in conto delle ricadute sul terreno legale.
Se invece si decidesse di accettare quel pacchetto del 13% di Camfin si aprirebbero due scenari. Il primo è che comunque la famiglia, forte di un 25% di Camfin non aderendo all'Opa da parte di Tronchetti Provera e delle due banche in campo, UniCredit e Intesa Sanpaolo, potrebbe cercare di bloccare il delisting della società rendendo più complicato l'intero riassetto.
L'obiettivo di Tronchetti sarebbe infatti quello di «eliminare» questa scatola, destinata in un secondo tempo a essere fusa nella newco che lancerà l'Opa. Tuttavia, si fa notare, non è chiaro se ci saranno per davvero i numeri per ostacolare il delisting e tutto dipenderà dalle adesioni all'Opa dato che tecnicamente in presenza di due soli azionisti non ci sarebbe flottante.
La seconda possibilità vedrebbe invece i Malacalza lanciare una contro offerta che sulla carta non ha i numeri per andare in porto, dato che circa il 50% di Camfin fa capo a soci storicamente vicini al patron della Pirelli. Tuttavia, l'offerta potrebbe di certo raccogliere quella manciata di titoli che porterebbe i Malacalza alla fatidica soglia del 33%, una minoranza di blocco capace di andare a ostacolare qualsiasi operazione straordinaria.
E la mossa potrebbe anche far scattare un gioco di opa e contro opa capace di far lievitare il corrispettivo potenziale a cui punta il gruppo ligure per uscire dalla partita.