Tobia De Stefano per “Libero Quotidiano”
MARINA BERLUSCONI ERNESTO MAURI
C' è voluto qualche giorno in più rispetto al previsto (l' esclusiva scadeva il 30 aprile), ma alla fine il matrimonio tra Mondadori e Banzai Media si è celebrato. Tutto come da copione. O quasi. Confermata la cifra: l' azienda di Segrate ha sborsato 45 milioni di euro (41 fissi e 4 al raggiungimento di determinati risultati).
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Più altri sette che si concretizzeranno nella disponibilità di spazi pubblicitari sulle reti Mediaset. Nessuna sorpresa anche sul perimetro dell' acquisizione: sono ricompresi i siti PianetaDonna, Giallo Zafferano, Mypersonaltrainer, Studenti.it e Soldionline.it. Soprattutto grazie ai primi tre la più grande casa editrice italiana intende raggiungere la leadership ed aumentare la massa critica nei segmenti di mercato women, food e health & wellness.
Sfruttando per esempio la complementarità con «Donna moderna», «Sale e Pepe» e «Star Bene». Restano fuori dall' operazione, invece, i portali di news «Giornalettismo» e «Il Post» che evidentemente non rientravano nelle strategie del gruppo di Segrate.
«Siamo particolarmente orgogliosi - ha spiegato l' ad Ernesto Mauri - di aver raggiunto un altro importante traguardo dopo l' operazione Rizzoli Libri. L' acquisizione di Banzai ci darà un deciso impulso nel digitale, indispensabile per far evolvere i nostri magazine».
Soddisfazione reciproca. Perché da un lato Mondadori diventa il primo editore digitale italiano affiancando agli oltre 8,9 milioni di utenti unici già attivi l' audience di 17,1 milioni di utenti di Banzai. E dall' altro Banzai festeggia la plusvalenza di circa 20 milioni grazie alla quale raggiungerà l' utile nel 2016 e punterà forte sullo sviluppo dell' e-commerce (nei prossimi 5 anni il mercato italiano dovrebbe crescere del 16%, 6 punti in più rispetto alla media di Francia, Gran Bretagna e Germania).
Infatti la Borsa premia entrambe. Con Mondadori che guadagna il 3,99% e Banzai che sale del 2,12%. A differenza di Rcs che perde il 2% e passa dopo le ultime sull' Ops di Cairo. Che è pronto ad accettare una quota pari al 35% del capitale del gruppo che edita il «Corriere della Sera», con la quale ritiene di poter esercitare il controllo di fatto. Un' ulteriore conferma che il rilancio sull' offerta auspicato dal mercato, almeno sponda Cairo, non arriverà.