SDENG! I MERCATI NON SEMBRANO GRADIRE IL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE DI DEUTSCHE BANK: IL TITOLO IERI HA PERSO IL 5,4%. I DUBBI SONO SOPRATTUTTO SULLA COPERTURA DEI 7,4 MILIARDI DI ONERI DI RISTRUTTURAZIONE, CHE NON VERRANNO DA AUMENTI DI CAPITALE MA SOLO CON AZIONI SUI REQUISITI PATRIMONIALI – BACK TO 2008: I TRADER CON GLI SCATOLONI, COME AI TEMPI DI LEHMAN BROTHERS – VIDEO

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1 – SEWING RIDISEGNA DEUTSCHE BANK

Francesco Bertolino per “MF”

 

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Christian Sewing reinventa Deutsche Bank. Ieri il ceo del primo istituto di Germania ha dato inizio a uno dei più radicali processi di riorganizzazione nella storia bancaria recente. Facendo seguito a quanto annunciato domenica scorsa, ieri gli equity trader dei desk di Deutsche in Europa, Asia e Stati Uniti hanno ricevuto avvisi di licenziamento. Il piano da 18 mila esuberi, un quinto della forza-lavoro, riguarda anzitutto l' investment banking, il trading azionario in particolare.

 

Le piazze più colpite saranno Londra e New York. In Italia, secondo mercato per Deutsche, a oggi non sono invece previsti tagli perché le attività della banca nel Paese sono già concentrate sugli assi portanti del programma di ristrutturazione: il finanziamento alle imprese, l' asset management e i servizi alla clientela retail.

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La «reinvenzione» di Deutsche, come l' ha definita Sewing ieri in una conferenza stampa, assomiglia più a un ritorno alle origini per la banca nata nel 1870. Viene così abbandonata l' ambizione di rivaleggiare con i colossi Usa nell' investment banking, coltivata per trent' anni, gravemente incrinata dalla crisi del 2008 e sepolta da Sewing come figlia di «una scadente allocazione del capitale».

 

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Db torna a concentrarsi sulle attività tradizionali: i prestiti alle aziende tedesche ed europee, il retail banking, la gestione del risparmi. L' eredità del sogno infranto di un posto nel gotha di Wall Street non si cancella però in un giorno e sarà pesante. La reinvenzione di Deutsche comincia con una brutale sforbiciata del personale, che con altre misure consentirà di ridurre i costi di 6 miliardi entro il 2022, portando il cost/income ratio al 70%. Ma non si ferma qui. Il piano di Sewing prevede la creazione di una bad bank, un patrimonio segregato in cui confluiranno 74 miliardi di asset ponderati per il rischio (rwa), equivalenti a 288 miliardi di esposizioni con leva.

 

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Inoltre, per aumentare l' efficienza dei processi e rispondere alla concorrenza fintech, fra 2019 e 2022 Deutsche investirà 17 miliardi nella trasformazione tecnologica, di cui 4 miliardi nel miglioramento dell' antiriciclaggio, negli anni fonte di numerosi scandali e altrettante multe. La radicale riorganizzazione non risparmia neanche il management. Dopo l' addio del capo dell' investment banking, Garth Ritchie, la banca ha annunciato l' addio, previsto, del chief regulatory office, Sylvie Matherat, e quello, inatteso, del numero uno del private e commercial banking, Frank Strauss.

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Il piano Sewing comporterà enormi oneri di ristrutturazione che Deutsche stima in 7,4 miliardi al 2022. La gran parte, 5,1 miliardi, verrà sopportata nel 2019, che perciò terminerà con perdite ingenti (nel secondo trimestre il rosso è atteso a 2,8 miliardi). Per trovare le risorse, tuttavia, la banca non ricorrerà ad aumenti di capitale, ma agirà sui requisiti patrimoniali, riducendo il Cet1 ratio, e non distribuirà dividendi per due anni. Dal 2022, grazie alla reinvenzione, Db conta di distribuire 5 miliardi ai soci fra buyback e cedola, riconquistando una stabile redditività con un ritorno sul capitale tangibile dell' 8%.Ce la farà?

 

Per gli analisti il piano è solido, ma potrebbe risultare ottimistico date le difficoltà d' esecuzione.

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Gli esperti di Bofa, per esempio, sono scettici sulla possibilità di Deutsche di sopportare i costi di ristrutturazione senza chiedere ulteriori sforzi agli azionisti.

 

Dubbi riflessi nell' andamento del titolo ieri a Francoforte Dopo aver aperto a +5%, Db ha perso quota per chiudere con un fragoroso -5,4% e volume degli scambi triplo rispetto alla media, segno che il piano Sewing ha smosso qualcosa nel mercato.

Si vedrà se nel bene o nel male.

 

2 –IL SOGNO INFRANTO DI DEUTSCHE BANK

Roberto Brunelli per www.agi.it

 

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Quella di Deutsche Bank è una profonda ristrutturazione, la più drastica nel settore bancario dalla crisi del 2008. Nel programma c'è il taglio di 18 mila posti di lavoro, soprattutto nelle sedi di New York e Londra, e la creazione di una bad bank da 74 miliardi di euro, dove vengono dirottati i titoli in perdita della sua investment bank statunitense.

 

Di fatto Deutsche ha confermato la sua intenzione di chiudere gradualmente le sue attività di trading a livello globale e di ridurre del 40% la sua attività di investment banking e cioè di negoziazione titoli e obbligazioni. La conseguenza di questa drastica ristrutturazione, come stima il board in un comunicato diffuso domenica, è che Deutsche Bank prevede di chiudere il secondo trimestre con una perdita netta di 2,8 miliardi di euro.

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L'intervista

"Le banche dovrebbero essere meno dipendenti da aiuti pubblici nelle situazioni di crisi. Insomma, sarebbe desiderabile una maggiore distanza tra le banche e lo Stato". A dirlo, parlando proprio del caso Deutsche Bank è Clemens Fuest, presidente dell'autorevole Istituto Ifo, uno dei più importanti think-tank economici della Germania.

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In un'intervista all'Agi, l'economista ha spiegato che questa maggiore "distanza" potrà essere raggiunta "se si obbligano le banche, attraverso i necessari regolamenti, a conservare più capitale proprio. Al tempo stesso le autorita' di vigilanza bancaria non dovrebbero esitare a liquidare e chiudere banche che sono in difficoltà".

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Oggi il mondo intero si chiede cosa sia andato storto con la Deutsche Bank, quali siano stati gli errori e se i passi annunciati dal Ceo Christian Sewing siano quelli giusti. "Il management in passato ha fatto gravi errori, tra cui quello di non occuparsi abbastanza - o comunque poco - delle medie imprese e dei clienti con introiti medi", risponde Fuest. D'altronde, "se le trasformazioni annunciate da Sewing siano quelle giuste, oggi non lo sa nessuno", afferma l'economista.

 

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Incertezza, totale. "Che il personale debba essere ridotto appare plausibile. Ma questo da solo non rappresenta un modello d'affari di successo. Ripeto: se il corso avviato da Sewing sia quello giusto, lo si comprenderà solo tra qualche anno".

 

Il caso Deutsche Bank pone anche una questione di fiducia per quello che riguarda il sistema Germania? "Considerare la solidità economica come caratteristica di un'intera nazione non mi pare sensato", afferma Fuest. "In ogni Paese ci sono imprese solide e meno solide", spiega l'economista. "Avere finanze pubbliche solide non vuol dire che il settore delle banche o grandi industrie non possano avere i loro problemi".

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I media tedeschi

"Il sogno di misurarsi con i più grandi di Wall Street è andato in pezzi". Così scrive lo Spiegel dopo l'ultima disperata mossa per salvare la banca tedesca, fino ad oggi uno dei principali gruppi bancari mondiali, con sedi in Europa, America, Asia e Pacifico. Il settimanale amburghese cita la stampa americana, che a sua volta parla di "capitolazione", il New York Times addirittura di "veglia funebre". Il quadro in effetti è drammatico, a detta dello Spiegel: negli Usa, la "trasformazione" annunciata potrebbe portare "a scene come quella di Lehman Brothers", quando il crollo del gigante dell'investment banking innescò la crisi finanziaria globale del 2008.

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Ancora più severo il commento della Welt: "La situazione della Deutsche Bank non è mai stata così seria. Nessuno oggi potrebbe sostenere che sia terminata la 'marcia della fame'", come sono stati definiti i tentativi messi in campo negli ultimi anni dai predecessori di Sweing. "Si è tentato - scrive il quotidiano - di abbattere le costose strutture che erano state messe in piedi nella speranza di trasformarla in una banca mondiale". In questo modo, afferma la Welt, "la banca ha perso anni preziosi: proprio lei che era diventato il simbolo del turbocapitalismo tedesco è oggi diventata sinonimo di sclerosi". Ora, spiega il giornale conservatore, "il punto è se la Germania avrà in futuro almeno una banca internazionale di seconda classe, puramente privata. Oppure se non ne avrà nessuna".

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Lampi di ottimismo, invece, nell'editoriale della Frankfurter Allgemeine Zeitung: "Christian Sewing mostra coraggio, anche se potrebbe essere il coraggio della disperazione. Nondimeno in questa ristrutturazione ci sono anche delle opportunità: i vertici della banca finalmente sanno dove vogliono andare, e in Sewing hanno una guida la cui autorità non può essere messa in dubbio. Le lotte di potere e anche culturali con le banche d'investimento a New York o Londra dovrebbero essere finite, così come le notizie, dannose per il suo buon nome, di esorbitanti pagamenti di bonus ai dirigenti nonostante risultati scarsi. Una guida piu' omogenea e decisa puo' mettere in moto un cambiamento culturale della banca, che finora era stato solo promesso".

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Secco, infine, il giudizio del quotidiano Rheinpfalz, secondo cui la banca "è la sola responsabile di questo disastro". Non è stata la crisi finanziaria, scrive il giornale di Ludwigshafen, "né la politica dei tassi bassi con cui anche altri istituti hanno dovuto combattere: è stata la strategia, assente o sbagliata" a trascinare Deutsche Bank sull'orlo dell'abisso.

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