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Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”
Il mercato tratta Mps e Banco Bpm come due sposi verso l’altare. Anche Giuseppe Castagna, a capo di Banco Bpm, si nasconde poco scrivendo ai dipendenti: «Siamo il terzo gruppo italiano e vogliamo crescere ancora».
In Borsa, dall’avvio, acquisti massicci hanno premiato l’azione senese salita di un 11,60% malgrado il Tesoro mercoledì ne abbia collocato un 15% a premio del 5% (non a sconto come di prassi). E la presenza tra i nuovi soci di Delfin e Caltagirone, i primi investitori privati nella finanza italiana con quote forti in Generali e Mediobanca, rende solida la base per costruire il nuovo assetto.
Da ieri l’azione Mps incorpora un premio speculativo di fusione, mentre Banco Bpm, ora al 5% di Siena che affiancherà al 4% rilevato dalla controllata Anima Sgr, è salita del 3,05% in Borsa. Unanimi i consensi per l’operazione congegnata dal dg del Mef Marcello Sala, e più della prospettiva di unire le forze e le reti dei due istituti. Giuseppe Castagna ha scritto via email un «grazie di cuore» ai dipendenti, dopo «tre momenti particolarmente significativi per il nostro percorso di crescita e consolidamento degli ultimi giorni». I conti trimestrali in utile per 1,2 miliardi, poi l’Opa su Anima Sgr da 1,6 miliardi, infine il cip su Mps. […]
Castagna ha aggiunto: «Siamo il terzo gruppo bancario in Italia e vogliamo crescere ancora, pur restando focalizzati agli obiettivi del piano 2023/2026 e confermando la nostra strategia in solitaria».
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Gli analisti finanziari hanno “sposato” l’idea delle nozze Banco Bpm-Mps-Anima, per creare davvero il “terzo polo”, con oltre 19 miliardi di valore in Borsa. Jp Morgan: «Non escludiamo del tutto l’acquisizione di Mps da parte di Bpm tra un anno», ipotizzando un futuro premio del 30%. Intermonte: «Non possiamo escludere per le due banche un consolidamento». Equita: «Il collocamento del Mef stabilizza azionariato e governance di Mps, e apre a scenari di ulteriore consolidamento, non necessariamente a breve».
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Mediobanca: «La mossa scatenerà speculazioni su di un’acquisizione totale di Mps. Continuiamo a pensare che l’obiettivo finale del governo per Mps sia la fusione, e che gli altri azionisti non si opporrebbero».
Gli “altri azionisti”, appunto. Fonti vicine a Caltagirone, ritornato nel capitale di Mps con un 3,5%, esprimono soddisfazione per la costruzione di un azionariato stabile che potrà accompagnare l’ulteriore sviluppo nei prossimi tre anni, con il rinnovo della governance nel 2026 e la crescita industriale di tre marchi (Banco Bpm, Mps, Anima) che, anche distinti, sono già un polo rilevante di gestione del risparmio italiano.
L’imprenditore romano è già socio di Banco Bpm col 2%, e di Anima al 3,5%. Fonti vicine a Delfin invece richiamano una logica di sistema per l’investimento del 3,5%, come quella che già portò la holding Del Vecchio sul dossier Ilva.
Annusano la fusione anche i sindacati bancari, temendo tagli: «Si è creato - ha detto il leader della Fabi, Lando Sileoni - un nocciolo duro di soci, tutti italiani, che potrebbero in futuro interessarsi a Mps. Vigileremo per tutelare al meglio, in qualunque scenario, chi lavora in Banco Bpm e in Mps».
monte dei paschi di siena milleri nagel caltagirone