Maria Teresa Cometto per il “Corriere Economia - Corriere della Sera”
Oltre 650 mila americani hanno «tagliato la corda» nella prima metà di quest' anno. Hanno cioè disdetto il loro abbonamento alla tv a pagamento, che negli Stati Uniti è il mezzo più comune di accedere ai canali televisivi. Se si aggiunge il numero di nuovi nuclei famigliari che si sono formati nello stesso periodo e non si sono mai collegati, si arriva a due milioni di clienti persi per le aziende del settore, che comprendono le grandi telecom come Verizon, gli operatori via cavo come Time Warner Cable e quelli via satellite come DirectTv.
IL TRACOLLO
È un tracollo storico, senza precedenti, spinto dal nuovo modo di guardare film, telefilm e altri show a cui si è abituato il pubblico grazie ai servizi online di video: non più solo sul «vecchio» piccolo schermo negli orari prefissati, ma in ogni momento, in modo semplice e personalizzato, su qualsiasi apparecchio connesso a Internet, dalla smart tv al pc, dalla console di gioco allo smartphone e tablet.
Il protagonista numero uno di questa rivoluzione, Netflix, sta per sbarcare in Italia e, visto il suo impatto sul mercato americano - dove il 36% delle case è abbonato al suo servizio -, si può immaginare quanto siano preoccupati i due principali operatori di tv a pagamento nostrani, Mediaset e Sky.
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«Non abbiamo ancora fissato il giorno preciso in cui lanceremo il nostro servizio per i clienti italiani», dice a Corriere Economia Joris Evers, il portavoce di Netflix per l' Europa, dal suo ufficio ad Amsterdam, l' unica città del Vecchio continente dove l' azienda americana è presente con i suoi uomini.
La data potrebbe però essere il 16 ottobre, quando debutterà - contemporaneamente nelle sale cinematografiche Usa e online - il primo film originale prodotto da Netflix: Beast of no nation , presentato la settimana scorsa al Festival di Venezia e girato da Cary Fukunaga, lo stesso regista della prima stagione della fortunata serie tv True detective.
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La produzione in proprio di contenuti originali è la strategia per fidelizzare i propri abbonati che Netflix ha inaugurato quattro anni fa con la serie House of cards , il thriller politico con protagonista Kevin Spacey premiato nel 2013 dagli Emmy awards, gli Oscar della tv americana.
Era la prima volta che una Internet tv otteneva un simile riconoscimento. E ha aperto la corsa alla creazione di show solo per il pubblico online in cui si sono lanciati anche Amazon.com, Yahoo! e Google (con YouTube).
Paradossalmente proprio House of cards e l' altro programma popolare di Netflix, Orange is the new black , non saranno disponibili agli abbonati italiani, perché i loro diritti erano stati ceduti rispettivamente a Sky Atlantic (della NewsCorp di Rupert Murdoch) e a Mediaset (il gruppo di Silvio Berlusconi), sulle cui reti continueranno a essere trasmessi.
«Il successo di queste due serie è per noi una pubblicità gratuita - sostiene Evers -, perché ha abituato gli italiani ad associare programmi tv di qualità al nostro marchio».
Ma certo la mancanza di due titoli famosi nel catalogo Netflix non contribuisce all' appeal del servizio.
Il cartellone In compenso gli spettatori italiani potranno vedere - sia doppiati in italiano sia in lingua originale (con o senza sottotitoli), al prezzo probabile di 7,99 euro al mese - altre serie tv originali Netflix come Marco Polo - girata in parte a Venezia con gli attori Lorenzo Richelmy e Pierfrancesco Favino, e Narcos (la storia del traffico di droga del cartello di Pablo Escobar), oltre a film e documentari come Chef' s Table.
«Siamo molto ottimisti sulla crescita dell' Internet tv in tutto il mondo, Italia compresa - dice Evers -. Negli Usa dopo otto anni dal lancio siamo arrivati a una penetrazione del 30-40% nelle case e speriamo di avere la stessa traiettoria in Italia, dove adesso c' è una buona disponibilità della banda larga (Internet veloce), anche attraverso gli apparecchi mobili».
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L'obbiettivo dichiarato da Reed Hastings, il fondatore e amministratore delegato di Netflix è raggiungere tutto il mondo entro il 2017. Al momento la società americana è operativa in 50 Paesi e ha 65 milioni di abbonati, la maggioranza (42 milioni) negli Usa. Dove il suo marchio è così famoso, che un americano su cinque pensa che rimpiazzerà del tutto i tradizionali servizi televisivi (secondo un recente sondaggio a cura delle società di ricerca iModerate e Luminoso). «La tv del futuro sarà un grande iPad con le app al posto dei canali», ha detto Hastings. Una visione che sembra sempre più vicina alla realtà e con cui i tradizionali operatori come Mediaset e Sky devono fare i conti.