DAGOREPORT
Le puntate precedenti. Dopo essere stato costretto a lasciare la prima serata, che La7 era obbligata a fargli fare ma che nonostante gli annunci continuava a rimandare, sperando forse, secondo i boatos più malevoli, che lui arrivasse a rompere il contratto molto oneroso per la tv Telecom (un biennale da 840 mila euro l'anno), Piroso si è trasferito alla domenica pomeriggio.
Ma anche lì i problemi non sono mancati. Respinta al mittente l'iniziale richiesta di andare in onda dalle 17 alle 20, per evitare di spaccarsi le ossa con i programmi già collaudati delle altre reti e con le partite di Sky, con un budget ridotto al minimo, nessuna promozione e l'indisponibilità di Piroso ad "abbassare" il livello degli ospiti, più da prima serata "impegnata" (da Giancarlo Caselli al generale Mario Mori, da Gino Paoli a Francesco De Gregori a Mauro Moretti di Trenitalia) che da pomeriggio nazionalpopolare, visti gli ascolti al lumicino (media inferiore al 2), Piroso ha deciso di staccare la spina dopo la puntata di domenica 22 gennaio.
E qui entra in gioco Raidue, orfana di Michele Santoro. Dopo le feste, il direttore Pasquale D'Alessandro ha fatto sapere al suo staff che l'accordo era in dirittura d'arrivo, e che mancava solo la parte economica avendo comunque Piroso accettato un ridimensionamento del trattamento garantitogli da La7.
Data del debutto: l'8 marzo. Comunque dopo il Festival di Sanremo, la cui organizzazione è nelle mani di Lucio Presta, lo stesso "squalo" che ha in mano anche la trattativa di Piroso. Che a chi gli ha chiesto di recente se avrebbe paura del confronto con l'eredità di Santoro, ha risposto: Annozero faceva il 20 per cento ma non aveva concorrenza. Santoro ora fa il 7 sulla multipiattaforma, e Formigli il 6 per cento su La7, di quel 20 per cento di pubblico che vuole approfondimento rimane un 7 per cento. Da lì, secondo Piroso, si deve ripartire, puntando alle due cifre di share che Raidue adesso il giovedì vede solo con le partite di coppa Italia.