1- SI PUÒ QUERELARE IL “CINGUETTIO” DI UN CANARINO? PAOLA FERRARI QUERELA TWITTER! 2- “IL WEB NON Può DIVENTARE UNA BACHECA DI DIFFAMAZIONE ANONIMA, DELL'INSINUAZIONE VOLGARE E DEL RAZZISMO SOLO PERCHÈ NEL WEB C'È LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE” 3- DURANTE GLI EUROPEI DI CALCIO CENTINAIA DI “CANARINI” L’HANNO MITRAGLIATA CON BATTUTACCE PER LE LUCI CHE SI FA SPARARE IN VISO DALLA RAI PER “SPIANARE” LE RUGHE 4- I TWITTAROLI CI SGUAZZANO: “SE ALLA FERMATA DEL TRAM SCRIVO COL PENNARELLO FRASI CONTRO DI TE QUERELI L'ATM?”, “IN TRIBUNALE SARÀ LEI STESSA A ‘FAR LUCE’ SULLA VERITÀ”, “PARE CHE JOHN BELUSHI IN CHIESA NEI "BLUES BROTHERS" NON ABBIA VISTO LA LUCE MA #PAOLAFERRARI ALLA PRIMA COMUNIONE”, “E’ L'ENEL CHE LA QUERELA”

Maria Strada per "Corriere.it"

Querelare Twitter per diffamazione. Non gli utenti di Twitter, o un utente specifico. Proprio la piattaforma: è quanto vuole fare la conduttrice Rai Paola Ferrari, reduce dalla conduzione di Stadio Europa durante il recente Euro 2012, per gli insulti ricevuti. La giornalista ritiene di aver ricevuto troppi epiteti anonimi e offensivi e pesanti allusioni fisiche a presunti rifacimenti estetici.

«MANCA IL CONTRADDITTORIO» - La conduttrice della «Domenica Sportiva» e volto di punta di RaiSport si è sfogata a «Klauscondicio», il programma di Klaus Davi su YouTube: «Lavoro nel giornalismo da più di 30 anni, e da 20 in Rai e ho sempre accettato le critiche, anche quelle più dure e a mio avviso immotivate. Ma con questo atto voglio dire un no chiaro. Il web non può diventare solo una bacheca della diffamazione anonima, dell'insinuazione volgare e del razzismo solo perchè nel web c'è la libertà di espressione». Twitter, quindi, sarebbe da censurare perché secondo il parere di Ferrari, consente l'anonimato agli utenti - che pure sono regolarmente iscritti attraverso uno username, un nome univoco e irripetibile, e un indirizzo e-mail tracciabie - che scrivono.

«Non è giusto usare la rete e i social network per insultare le persone, senza la possibilità di un contraddittorio, e questo accade soprattutto con Twitter. Se il web e i blog vogliono giocare un ruolo serio nell'informazione, allora devono comunque attenersi alle regole deontologiche di base e alle norme civili che valgono fuori dalla rete. Nessuno si riunisce pubblicamente per diffamare o insultare qualcun altro o, se lo fa, per lo meno è passibile di denuncia. Ecco, credo allora che la cosa valga anche per Twitter».

«NO ALLA DIFFAMAZIONE VIGLIACCA» - Allo studio del governo, di fatto dall'inizio di questa legislatura, sotto il governo Berlusconi, c'è un disegno di legge sulle intercettazioni che, tra le norme, prevede anche l'obbligo di rettifica immediata per blog e siti web, una disposizione che potrebbe creare problemi a enciclopedie online come Wikipedia, ma anche ai social network qualora non fosse chiaro se a risponderne dovrebbero essere i singoli utenti, come nel caso di un blog, o proprio la piattaforma.

Ferrari spiega: «La mia sarà una battaglia per una informazione più civile che si basa su una semplice regola: sì e sempre alla libertà di critica, ma no alla libertà d'insulto e di diffamazione vigliacca e, soprattutto, anonima. Se dovessi ricevere un giusto risarcimento per i danni recati alla mia immagine professionale e personale, per altro costruita con il lavoro negli anni, tutto l'ammontare andrà ai terremotati dell'Emilia, gente, quella sì, che merita a prescindere per la compostezza e il coraggio che mostra».

IL PRECEDENTE DI VASCO - In Italia un precedente che fece molto rumore è stato quello di Vasco Rossi, che attaccò Nonciclopedia («un'enciclopedia online liberamente modificabile, collaborativa e gratuita, parodia di Wikipedia. Affronta tutti gli argomenti in modo umoristico e parodistico») chiedendo prima la cancellazione della pagina che lo riguardava, e poi per difendere Marco Simoncelli, lo sfortunato motociclista morto lo scorso ottobre a Sepang e raccontato sul sito con una battuta di humour particolarmente nero.

LE REAZIONI DA TWITTER - Twitter, stavolta inteso come collettivo degli utenti, ha prontamente reagito. Alcuni «cinguettii» criticano l'azione in sé («Se alla fermata del tram scrivo col pennarello frasi contro di te quereli l'Atm?», scrive un utente di Milano, e un altro aggiunge: «Le andrebbe spiegato che è come querelare il telefono, o internet, o i segnali di fumo»), altri rilanciano battute rincarando la dose sulla particolare luminosità degli studi in cui lavora la giornalista: «In tribunale sarà lei stessa a far luce sulla verità», «Pare che John Belushi in chiesa nei "Blues Brothers" non abbia visto la luce ma #PaolaFerrari alla prima comunione», «L'Enel querela Paola Ferrari» sono solo alcuni del tweet comparsi quasi immediatamente sulla piattaforma.

 

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