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AMARCORD DURAN DURAN: “IL RICORDO PIU’ BELLO DELL’ITALIA? QUANDO INCONTRAMMMO FELLINI. CI SPIEGO’ CHE DOVEVA ANDARE DAL DOTTORE. IL PROBLEMA, DISSE, È CHE ORA LA MIA POTENZA SESSUALE È TUTTA NELLA TESTA MENTRE IO VORREI FARLA SCENDERE PIÙ IN BASSO''

Enrico Franceschini per “la Repubblica”

 

DURAN DURANDURAN DURAN

«CHI sono gli dei di carta? Forse siete voi, giornali e giornalisti, fa piacere vedervi ancora con il taccuino e la penna in mano nell’era digitale, ma per quanto ancora scriverete così? O forse siamo noi, tutte le rock band e noi quattro in particolare, dei effimeri. Ma nel nostro caso con una piccola ambizione, quella di dare il meglio a 50 anni e passa, chi l’ha detto che un artista raggiunge il suo apice da giovane e poi vive di rendita?».

 

Eccoli qui i cinquantenni che a vent’anni inventarono il “nuovo romanticismo”, via di mezzo tra il pop e David Bowie, e adesso provano a reinventarlo con un nuovo album, il 14°, Paper Gods: dei di carta, o se vogliamo di cartone, di cartapesta. Un album bello e potente, carico di echi del passato ma anche indirizzato su strade nuove, con l’aiuto di un nutrito gruppo di guest star che vanno dalla chitarra di John Frusciante alla voce di Lindsay Lohan.

DURAN DURAN 1DURAN DURAN 1

 

A vederli spaparanzati su un divano del Soho Hotel, a far battutacce sul caffè ridendo di se stessi, i Duran Duran, ovvero Simon Le Bon (voce), Nick Rhodes (tastiere), John Taylor (basso) e Roger Taylor (batteria), non sembrano portare le cicatrici di bisticci e separazioni, tantomeno i segni dell’età: del resto sono quasi bebè rispetto alla generazione precedente, ai settantenni del rock come gli ex-Beatles, i Rolling Stones, i Pink Floyd, e difatti ambiscono “all’eternità”, non del tutto scherzosamente, come dice Roger Taylor: restare sulla scena ancora «molto, molto a lungo».

 

Ma cosa significa il titolo di questo album? «Viene dal verso di uno dei brani, l’autore sono io, ma riflette un pensiero comune», risponde Le Bon, «Allude al denaro, ai media, a noi stessi, agli dei di carta che credono di avere grande potere e invece non ce l’hanno, sono anch’essi effimeri in questa era digitale in cui tutto passa, ma è anche un titolo volutamente ambiguo, ognuno può leggerci quello che vuole».

 

Il coinvolgimento degli altri artisti? «John Frusciante ci ha chiamati quando ha saputo che lavoravamo all’album», dice Rhodes, «chi gli avrebbe detto di no, la sua chitarra è magica». «E Lindsay Lohan l’avevo conosciuta anni fa in uno studio discografico », continua Simon, «siamo diventati amici, la sua voce aggiunge qualcosa di unico, di sensuale, da vera diva».

simon le bonsimon le bon

 

Osserva Roger Taylor: «Rispetto agli esordi siamo più consapevoli dei nostri mezzi, più maturi e determinati. Sappiamo meglio quello che vogliamo. Del resto è impossibile saperlo a 19 anni e a 30 ti preoccupi al massimo dei sei mesi successivi, non di quello che farai a 50 anni. Ora invece ci pensiamo.

 

Vogliamo durare ancora molto a lungo: per l’eternità, perché no». Certo, lo incalza Le Bon «di solito si pensa che un cantante dia il suo meglio da giovane, quando è vivace e pieno d’energia, ma anche la maturità artistica ha i suoi vantaggi e noi aspiriamo a raggiungere il vertice della nostra produzione, ad avere ancora un grande avvenire, anche da ultracinquantenni».

 

simon le bon nick rhodes eva cavalli e roberto cavalli simon le bon nick rhodes eva cavalli e roberto cavalli

Si sono lasciati e ripresi, adesso come va? «La verità è che, pur fra momentanee separazioni, la nostra unione è stata molto longeva», dice Nick. «Quando sei giovane è più facile stare insieme, ci sono solo i membri della band, poi ognuno ha amori e famiglie, le relazioni si fanno più complesse. Faccio un esempio, sono state lanciate tante accuse a Yoko Ono, ma non credo lei volesse far del male ai Beatles, voleva solo fare del bene a John Lennon. Noi quattro comunque stiamo bene insieme e insieme vogliamo produrre un nuovo rinascimento».

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Gli Ottanta, la stagione della loro affermazione «sono stati anni di grande creatività artistica, non solo per noi, venivano fuori Madonna, Prince, gli U2, mentre David Bowie continuava a stupire », spiega John Taylor. «E poi qui a Londra, anzi proprio a Soho, c’era una quantità indescrivibile di talenti, nasceva la videomusica che avrebbe contribuito a cambiare anche la musica: è stato fantastico fare parte di quel momento ».

 

I Duran Duran torneranno in Italia? «Senz’altro, avete un pubblico meraviglioso a cui siamo affezionati», assicura Le Bon. «Il ricordo più bello è di tanti anni fa. A Roma fummo invitati a Cinecittà per incontrare Fellini. Ma lui si scusò dicendo che doveva andare dal dottore. Il problema, disse, è che adesso la mia potenza sessuale è tutta qui, e indicò il cervello, mentre io vorrei farla scendere più in basso».

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