DAGOREPORT
Il conte Cesare Bonacossa e i suoi eredi che dal 1929 sono proprietari della testata “la Gazzetta dello Sport” si rivolteranno nella tomba nel sapere che lo storico marchio è diventato il brand di un portale di scommesse online sul calcio. Una bisca via web in piena regola (o quasi).
Tra gli azionisti di GazzaBet, oltre all’Rcs Media Group, guidata dalla coppia Rotolone Scott(ex) Jovane e da Kaki Elkann, figurano alcuni proprietari di squadre di calcio - Andrea Agnelli (Juventus), Diego Della Valle (Fiorentina) e Urbano Cairo (Torino) -, che sono azionisti anche dell’holding che, oltre alla “rosea”, edita il “Corriere della Sera”. Un gruppo editoriale che ancora naviga in un mare di debiti e stenta a rimborsare i prestiti avuti generosamente dalle banche (in primis Banca Intesa del nume tutelare, Abramo Bazoli).
Il che sembra prefigurare il solito conflitto d’interesse che, a quanto pare, non sembra interessare le autorità di controllo.
Un conflitto, invece, ben presente ai giornalisti della “Gazzetta dello Sport” che, fatto senza precedenti, sabato scorso ha acquistato uno spazio pubblicitario sul concorrente “la Repubblica” per denunciare l’ennesimo misfatto consumatosi nell’ex gloriosa Rizzoli dopo la (s)vendita della sede storica di via Solferino.
“Associare il nome della Gazzetta dello Sport al business delle scommesse sportive allontana il nostro giornale da ciò che è sempre stato, perché rischia di incrinare la fiducia dei suoi lettori”, si legge nell’inserzione a pagamento firmata dal Comitato di redazione. E ancora: tutto ciò “non è in linea con la tradizione e i valori delle pagine rosa”.
L’unica scommessa che i redattori del giornale sentono di fare è sulla loro professionalità (violata e mortificata) dall’editore al servizio dei Poteri marci (o marciti).
Forse è stata tardiva l’alzata di scudi dei giornalisti della “rosea” che negli ultimi anni hanno assistito arrendevoli (o impotenti) all’uso (improprio) del brand “Gazzetta” per discutibili fini commerciali (store con in vendita Tshirt e felpe made in Cina). Fino all’utilizzo di furgoni “Ape” paragonabili a quelli degli ambulanti che girano nelle strade di Milano (vedi foto allegate). Una redazione silente pure sul recente crollo delle copie digitale (-18,3%), con il rivale “Corriere dello Sport” che fa registrare una crescita boom (+72%).
Ps.
Nella pubblicità che annuncia il lancio della bisca online GazzaBet si può leggere che si tratta di un prodotto “firmato dalla Gazzetta dello Sport”. Il che lascia supporre che l’operazione sia autenticata (o griffata) dai redattori della “rosea”, che invece hanno dichiarato la propria estraneità e contrarietà all’impropria iniziativa commerciale.
Pubblicità ingannevole, allora? Non solo.
Bene farebbe l’Ordine dei giornalisti a chiedere all’Rcs di cancellare dal promo quel “firmato dalla Gazzetta” che suona come una marketta collettiva dei redattori della “rosea”.
Qualche anno fa il sommo giornalista-scrittore Giampiero Mughini fu radiato dall’albo per aver partecipato a uno spot pubblicitario a vantaggio di una marca di telefonini. Tema di cui Mughini non si era mai occupato nella sua lunga carriera. Mentre, a quanto pare, un’intera redazione (direttore compreso) può “firmare”, sia pure in maniera sublimale, la pubblicità di prodotto web.
2. COMUNICATO SINDACALE
Da “il Corriere della Sera” di oggi
il Presidente de La Stampa e di Fiat John Elkann e lAd di RCS Pietro Scott Jovane
Care lettrici e cari lettori,
in questi giorni, sulle pagine del Corriere della Sera , è in corso la campagna pubblicitaria per lanciare «GazzaBet», un sito di scommesse online associato alla Gazzetta dello Sport , il quotidiano sportivo leader in Italia edito da RcsMediaGroup.
In calce alle paginate di pubblicità, scritte con un carattere piccolissimo, compaiono due avvisi che sono invece di fondamentale importanza e sui quali, dunque, richiamiamo la vostra attenzione. La prima: «Il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza patologica».
Come dire: RcsMediaGroup si sta avventurando in un campo minato, in un settore controverso, ad alto tasso di rischio sociale e completamente estraneo all’attività editoriale dell’azienda. Anche la seconda avvertenza è riportata in una noticina quasi illeggibile: «GazzaBet non coinvolge le strutture giornalistiche di Rcs». Le lettrici e i lettori devono sapere che questa iniziativa non solo «non coinvolge» i giornalisti della Gazzetta dello Sport , ma anzi è stata pensata e attuata contro il parere della redazione.
Certo, un editore è libero di pianificare lo sviluppo della propria intrapresa. Ma non è questo il tema in discussione. Peraltro né il Comitato di redazione (Cdr) del Corriere della Sera , né il Comitato di redazione della Gazzetta dello Sport hanno mai negato negli ultimi due anni la necessità di trovare nuove fonti di ricavi.
Il punto è che stiamo andando fuori strada. Da mesi il Cdr della Gazzetta dello Sport si sta sforzando di dimostrare che puntare su un sito di scommesse significa semplicemente sfigurare l’identità, la reputazione, il prestigio del quotidiano sportivo di gran lunga più importante in Italia.
Il Cdr del Corriere condivide in pieno e appoggia la protesta dei colleghi della Gazzetta , e ha sollevato il caso intervenendo nell’assemblea dei soci Rcs nel maggio scorso. Inoltre da almeno due anni il Cdr del Corriere della Sera chiede all’azienda di mettere al centro del necessario rilancio i contenuti editoriali, siano essi pubblicati sull’edizione di carta, sul sito del Corriere o sulle piattaforme digitali. Questo confronto è quanto mai urgente.
Il marketing è una funzione essenziale per ogni azienda e quindi anche per la nostra. Ne siamo pienamente consapevoli. Come pure sappiamo che in Europa e nel mondo esistono decine di esempi di promozione editoriale che valorizzano il lavoro giornalistico nelle sue varie forme, senza scivolamenti in territori estranei e pericolosi per la reputazione dei giornali.
Il Comitato di redazione del Corriere della Sera