BONJOUR TRISTESSE - C’E’ UNA ZONA DELLA RETE CHE SI CHIAMA “SAD INTERNET”, DOVE LE ADOLESCENTI CELEBRANO LA TRISTEZZA E LA CRISI ESISTENZIALE COME FORMA FEMMINISTA DI LIBERAZIONE
La malinconia attraversa il web. Ogni mattina una ragazzina del Suriname accende il computer e digita qualcosa di triste su “Twitter”, in pochi minuti risponde un ragazzo dal Brasile, una ragazza da Chicago, un emo sudafricano. Due adolescenti gestiscono @girlposts, hanno quasi 5 milioni di follower e scrivono cose tipo: «Mia madre dice che tutti hanno un lato bello. Allora io devo essere un cerchio».
Appartengono a quel genere di account che usano citazioni pop, creano falsi aforismi, fanno battute sulla cupezza della scuola, distruggono l’idea che devi per forza essere felice tutto il tempo. Su @sosadtoday (150.000 follower) si legge: «Se solo avere una crisi esistenziale bruciasse le calorie!», oppure «Una cosa divertente da fare è essere costantemente deluse», «Tutto ciò che voglio dalla vita è fare soldi e dimagrire, invece, eccomi qui, sono una barca con le tasche vuote», «I sentimenti feriscono i miei sentimenti», e via cinguettando. Parliamo di un flusso di milioni di messaggi. E’ una vera e propria celebrazione della tristezza e tutti sono invitati.
Le pagine hanno foto, emoticon, immagini di celebrità: è una sorta di velocissima micro-fanzine. I seguaci aumentano di giorno in giorno su questo che è stato rinominato “Sad Internet”. Spiega Annabelle da New York, che ha circa 5000 follower: «La tristezza è la verità di base. Non tutti provano la vera felicità, ma tutti sperimentiamo la vera tristezza. Spesso è un modo per ribellarci alla tradizione, per esercitare la libertà individuale e opporci a quello che ci si aspetta da noi. Quando è uscita la canzone “Happy” di Pharrell Williams la mia reazione è stata: «Buon per te, ma la maggior parte di noi è depressa, quindi fanculo».
Il “Sad Internet” non è solo un movimento femminile, però richiama soprattutto donne che non hanno il mondo in pugno, non sfruttano il loro talento e non competono per arrivare in cima. Non vogliono o non riescono e attraversano pessime esperienze. Parte del successo è proprio dato dal perpetuare l’idea della non perfezione. Le adolescenti tristi non amano le Taylor Swift e i One Direction. Sono dalla parte di Lindsay Lohan e Kim Kardashian. Sono contente se piangono in pubblico, se mostrano momenti di stress, se sbagliano, se cadono. Ad esempio un’internauta triste scrive: «Se Britney Spears è riuscita a superare il 2007, io posso superare la giornata di oggi».
Le domeniche, Annie Mac della “BBC 1” mette ore di musica e invita gli ascoltatori a lasciarsi andare alla malinconia, a fare un party dell’autocommiserazione, a rispondere all’hashtag “#selfpityparty” raccontando le proprie meste storie. Brittney Scott è specializzata in “sad art”, arte triste, che crea su “iPad” e poi distribuisce su “Tumblr”. Insomma, questo è il riflesso di adolescenti torturate? E’ il risultato di carichi, aspettative, responsabilità sulle donne?
Alcuni psicologi ritengono che un tale coro di tristezza possa essere positivo. Più le persone svelano le cose negative e le condividono, più si sentono sollevate e comprese. Discutere un’emozione aiuta a non farla prevalere. Saremo tutte tristi oggi, ma abbiamo l’un l’altra e va bene così.