Ermenegildo Foglietti per Dagospia
Che attorno allo Strega, tradizionalmente, si siano sempre consumati veleni e vendette è cosa nota. I più anziani ricordano arrabbiature furibonde, disfide, odi e gelosie. Con Curzio Malaparte che dichiarava: “io non bevo Strega, bevo Champagne”, o Roberto Calasso che usciva dal Ninfeo di Villa Giulia furibondo e senza salutare nessuno perché le sue “Nozze di Cadmo e Artmonia” non l’avevano spuntata contro “La grande sera” di Giuseppe Pontiggia.
Che lo Strega abbia sempre rispecchiato una certa società letteraria, impegnata ma anche molto romana, è noto. Ma negli ultimi anni le cose si erano messe per il verso giusto. Anzi, l’alternanza di vittorie dei grandi editori si erano anche un po’ interrotte permettendo di tanto in tanto qualche vittoria meno prevedibile ad editori con pacchetti di voti meno importanti di quelli che ha Mondadori.
Per cui l’anno scorso vinse il gruppo Mauri-Spagnol con Helena Janacek, “La ragazza con la Leica”, un libro certo assai modesto, ma che aveva una sua ragion d’essere: dare una vittoria a scatola chiusa a un autore non del gruppo Mondadori-Rizzoli-Einaudi che domina il premio in modo totale, per preparare la vittoria dell’anno successivo, cioè questo 2019.
Perché il brusio di disappunto del mondo letterario ora sta diventando un boato vero e proprio. Gli einaudiani, che ormai nelle loro stanze torinesi si dicono apertamente tra loro che, per quanto la gestione Solimine/Petrocchi abbia davvero cercato di contrastare il loro potere, aumentando il numero degli amici della domenica, facendo votare gli istituti italiani di cultura all’estero, escogitando cose che potessero togliere il potere di Einaudi/Mondadori di controllare i voti dello Strega nella maniera che preferiscono (Nicola Lagioia e Francesco Piccolo tra gli ultimi a vincere), dando la possibilità allo stesso comitato del Premio di candidare autori che non vengono presentati dalle case editrici, insomma nonostante gli sforzi a Torino questo premio hanno deciso di vincerlo dall’autunno del 2017. Quando hanno portato via all’editore Feltrinelli con un anticipo cospicuo un autore che si chiama Marco Missiroli, quarantenne che ha avuto un buon successo in libreria con un romanzo dal titolo eloquente: “Atti osceni in luogo privato”.
Missiroli viene strappato a Feltrinelli per un romanzo che ancora oggi non è uscito, ma che, consegnato da non molto all’editore, ha fatto un po’ storcere la bocca persino agli editor della sua stessa casa editrice. Insomma non un capolavoro, per intenderci, come invece avrebbero sperato.
Un’operazione a tavolino di tipo commerciale che di culturale non ha nulla, anche se la “gauche” impegnata di Einaudi tiene a darsi un’aura di quel genere. A rimetterci in questa operazione gli autori del gruppo in cinquina dell’anno scorso. Carlo D’Amicis con il suo libro edito da Mondadori e Marco Balzamo con il suo romanzo Einaudi mandati esplicitamente al massacro, a perdere, per tenersi il pallino del turno successivo, ovvero questo.
Solo che a Torino non potevano prevedere il successo dell’ultimo romanzo di Nadia Terranova “Addio Fantasmi”: pubblicato sempre da Einaudi, ma della famiglia più scapigliata, quella romana di Stile Libero, autrice amatissima e scoperta a suo tempo da Severino Cesari, che ha pubblicato uno dei libri più amati di questa stagione.
E non basta: la faccenda non è semplice, perché l’operazione a tavolino di accaparrarsi lo Strega senza colpo ferire, come una faccenda torinese ha altri due problemi mica da poco. Il primo è che l’uomo del best seller dell’anno, per quanto assai controverso, Antonio Scurati, con il suo “M” su Mussolini vuole partecipare allo Strega a ogni costo.
E Scurati pubblica da Bompiani, del gruppo Giunti. Scurati peraltro allo Strega ha partecipato due volte. E ha perso due volte. E una delle due per un voto soltanto. Un po’ il Toto Cutugno della letteratura, per capirci. E non ha alcuna intenzione di fare la comparsa di Missiroli. Il secondo problema si chiama Roberto Cotroneo. Cotroneo nonostante abbia scritto una decina di romanzi non ha mai partecipato allo Strega.
E il suo “Niente di personale” è stato osannato come un capolavoro dalla critica, al punto di definirlo uno dei pochi libri da salvare del 2018. Cotroneo peraltro pubblica dalla Nave di Teseo, che è la casa editrice fondata da Umberto Eco, che attraverso Elisabetta Sgarbi vuole sempre di più consolidare il suo peso culturale nel panorama editoriale. Infine c’è Feltrinelli, che potrebbe decidere di concorrere, anche se non ha ancora deciso con quale autore, nell’anno della scomparsa di Inge.
E anche a Palermo si muove più di qualcosa con Antonio Sellerio che sta pensando molto seriamente a uno dei suoi giallisti da candidare (sembra Antonio Manzini). Qualcuno dice che questo Strega sancirà la fine di un epoca, e anche delle vittorie a tavolino, perché questa volta si è superato il segno. Altri sostengono che le cose andranno come sono sempre andate. Ma questa volta qualcuno giura che nelle stanze ovattate di casa Bellonci, corra un nervosismo davvero inedito. Esasperati di dover sottostare ai soliti poteri e alle vecchie egemonie culturali...