Luca Telese per ‘Libero Quotidiano’
Stiamo vivendo l' estate della grande rabbia e delle più furibonde polemiche sul corpo. L' estate delle invettive contro l' aereo privato di Bonolis, dei followers impazziti per i balletti di Vacchi, delle polemiche sulle cosce della Boschi. È l' estate del corpo e dei corpi che fanno discutere, e quindi è - soprattutto - l' estate delle «cicciottelle».
Io faccio parte di quelli che oscillano nello spazio vitale riempito dalla differenza tra cicciotello e ciccione, e per questo alle nostre tre azzurre vorrei che venisse data una medaglia extra olimpica, il premio che spetta loro per aver vendicato il nostro orgoglio frustrato. Peso 94 chili, so di cosa parlo.
Così dobbiamo partire necessariamente da Maria Elena Boschi. Tutti i parrucconi indignati per l' ormai celebre vignetta di Mannelli che inquadrava le sue gambe («Lo stato delle cos(C)e»). Ma nessuno si era indignato per l' aggettivo lipidico rifilato alle nostre tiratrici azzurre. Per tre giorni i quotidiani si sono dedicati alla ministra delle riforme gridando allo scandalo, senza dedicare una riga alla polemica che in rete infuriava sull' aggettivo irriguardoso rifilato dal Resto del Carlino alle tre atlete.
Non era chic. Nell' occhio del ciclone c' era Riccardo Mannelli, accusato di «sessismo», «colpo basso», di «satira che umilia le donne». Tutto perché satireggiava una ministra. Ecco le grandi domande: come si permette questo volgare disegnatore di indugiare sulla cellulite di Maria Elena?
Come è possibile che si scenda così in basso attaccando una donna?
Ovviamente, mai come questa volta abbiamo assistito ad un fenomeno di doppiopesismo. Sul corpo di Daniela Santanché, sui tacchi e sui capelli di Silvio Berlusconi e persino sul grasso di Walter Vetroni (che Forattini disegnava come un lombrico, senza che nessuno abbia mai detto nulla, nemmeno lui) si scherza (giustamente) da dieci anni.
le cicciottelle del tiro con l arco
Una volta, in un mio programma, a Tetris, un cassintegrato dell' Asinara - Tino Tellini, operaio della Vinyls - alla deputata di An (che auspicava la chiusura della sua fabbrica, perché improduttiva), rispose con una battuta folgorante: «Onorevole, noi facciamo plastica e Pvc, nessuno meglio di lei può apprezzare il nostro lavoro». Risata fragorosa del pubblico. La Santanché a fine puntata si alzò, e andò a fare i suoi complimenti a Tellini.
Chapeau. Poco tempo dopo fu la stessa deputata a scherzare sul proprio corpo («Ormai non ricordo più nemmeno io cosa è originale e cosa no»). Il caso Boschi e il polverone che si è sollevato - invece - sono inquinati da un obiettivo politico.
Nessuno sapeva che la cifra di Mannelli è da sempre quella del realismo. Mannelli lavora sulle foto, spesso le scatta lui con la sua polaroid e le ridisegna, alla ricerca del grottesco che è nel reale. Ricordo l' indignazione che attraversó Rifondazione comunista per la cronaca disegnata di un congresso (meraviglioso titolo di Cuore: «Entusiasmo al congresso di Rifondazione per il volo di Gagarin nello spazio») dove Mannelli aveva effigiato dei militanti con un colbacco ridicolo e démodé. «Ci fa sembrare dei nostalgici!». Poi saltò fuori che il compagno con il colbacco esisteva davvero, ed era il segretario della sezione Cinecittá di Roma.
la vignetta di mannelli su maria elena boschi e le cosce
Anche le cosce della Boschi (raffigurate senza la cellulite fotoshoppata in un' altra occasione da Chi) sono la riproduzione fedelissima di quelle della loro proprietaria. Nessuno ha chiesto la radiazione di Vittorio Zucconi, firma di La Repubblica, per un suo tweet feroce sulle cosce della Raggi dalla Annunziata («Ha argomenti più forti di Giachetti») e nessuno nel Pd si è indignato per la locandina della festa de l' Unita di Roma, che mostrava gambe e gonne al vento in stile Marilyn Monroe.
Se si prende per culo la Santanché è virtù, se si scherza sulla Boschi è sacrilegio. Poi salta fuori che Mannelli ha semplicemente riprodotto lo stacco della ministra dalla foto di un suo comizio. Questo è un paese in cui Paolo Bonolis è stato lapidato perché con i soldi legittimamente guadagnati ha affittato un aereo privato, mentre il Corriere della sera e i media italiani, splendidamente intortati da Dagospia, celebrano come un profeta Gianluca Vacchi, e come un fenomeno esotico cult il suo corpo scolpito.
maria elena boschi cosce alessandria 4
Vacchi è un simpatico, sfaccendato e ricco signore che vive di rendita, e passa la vita tra yacht e ville, inscenando ballettini da velino, esibendo tatuaggi e pigiami da giorno di raso intonati alla pochette.
L' uomo di spettacolo che prende l' aereo per la figlia disabile indigna, il dandy narciso che dilapida fortune seduce. Il corpo parla in modo diverso perché diventa la proiezione delle ideologie e delle antipatie, il corpo è falsificazione. Non ho nulla contro Vacchi, ma se proprio devo scegliere un simbolo eccentrico dell' estate vi propongo il surfista Luca Pilloni detto «Wild boys», cinquantenne, popolano, che gira per le spiagge della Sardegna con un magnifico kilt a scacchi - lungo - e si porta al guinzaglio la sua capretta, Leo.
La gente fa la fila per vedere Pilloni che surfa con Leo sulla tavola. E a una signora milanese un po' chic che gli chiedeva: «Scusi, mi spiega l' utilità del kilt per un uomo, per giunta d' estate?». Pilloni ha risposto ineffabile e rude: «Toglie via tutta l' umidità dai coglioni, signora!».
Questo perché non esiste più etichetta, non esiste nessuna eleganza, i corpi diventano lo specchio delle nostre anime depresse dal settimo anno di crisi (Pil al palo anche in questo trimestre, malgrado il cambio di verso), e gettate sulle spiagge alla frenetica e disperata ricerca di abbronzatura e redenzione. Mannelli voleva dire che la Boschi ne ha sparate così tante («I partigiani amici di Casapound», «Se vince il No non si può più combattere l' Isis») che le sue chiacchiere valgono zero.
gianluca vacchi giorgia gabriele
Può piacere o no, ma è certo legittimo. In un pezzo sublime e privatissimo Giuliano Ferrara un giorno scrisse: «Quando passano in moto gridandomi: "Ciccione!", vorrei uccidere o morire». Nessuno è mai insorto in difesa di noi falsi magri, oggi dico grazie a questa ironica e geniale campionessa azzurra, che ha puntato il dito sull' editore licenziatore, sul conformismo politicamente corretto: «Nessuno ha chiesto scusa a noi, solo ai lettori». Oltre alla loro intelligenza, in questa estate di corpi e cervelli confusi, le azzurre ci hanno restituito l' orgoglio e l' onore cicciotello, «il fatty pride» che nel tempo dei palestrati cazzoni ti salva l' anima.
GIANLUCA VACCHI TACCHI A SPILLO