IL CINEMA DEI GIUSTI - BOVA E MEMPHIS SONO GIUSTI NEI LORO RUOLI, E PERMETTONO A MAX TORTORA, A GIULIA MICHELINI E A PAOLA MINACCIONI DI PRENDERE POSSESSO DI UN FILM COSTRUITO CON PIÙ GRAZIA E ATTENZIONE DEL SOLITO DAI VANZINA
Torno indietro e cambio vita di Carlo Vanzina
Marco Giusti per Dagospia
“Cono o coppetta?” – “Coppetta, nun lo sai che il cono me se sfragna in mano?”. Non fosse che per aver costruito un personaggio di romano post-sordiano anni ’90 perfetto per Max Tortora, di solito così poco fortunato al cinema, il nuovo film dei Vanzina, Torno indietro e cambio vita, diretto da Carlo e scritto da tutti e due, non può che piacermi parecchio.
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Non solo. I Vanzina danno briglia sciolta anche a Giulia Michelini, stellina della fiction costretta a essere perennemente impaurita, qui nei panni di una diciassettene romana scatenata, assolutamente credibile, e ne fanno un personaggio da fan di Ambra, che diventa da subito un nuovo modello vanziniano di gran classe. Anche perché lei, da diciassettenne, è una specie di motorino instancabile che circonda di fin troppa attenzione un Raoul Bova che è precipitato assieme a Ricky Memphis in una Roma anni ’90 veramente lontana da quella di oggi.
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Siamo dalle parti dei migliori film dei Vanzina, diciamo tra Sapore di mare e Il cielo in una stanza, e ovviamente si torna indietro nel tempo. Grazie a un incidente, due amici quarantenni, Raoul Bova e Ricky Memphis appunto, il primo cacciato di casa dalla moglie che ha un altro, il secondo single e sfigato con mamma ubriacona a casa, la grande Paola Minaccioni, finiscono indietro di vent’anni ai tempi dei loro diciassette anni, nel 1990, quando ancora tutta la loro vita potrebbe prendere una piega diversa.
Bova potrebbe non conoscere la sua futura moglie, Giulia Michelini appunto, e Memphis potrebbe risolvere la solitudine della madre. I due quarantenni hanno per noi lo stesso aspetto, cioè sono sempre interpretati da Bova e Memphis, anche se agli occhi esterni sono dei ragazzini, mentre Giulia Michelini, che abbiamo vista quarantenne all’inizio, interpreta davvero se stessa giovane e il miracolo vanziniano è che è credibile come ragazzina.
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Anche Paola Minaccioni interpreta se stessa di vent’anni prima, cioè quarantenne, già pazza di Sambuca e di gin. Qualcosa non torna, forse, ma l’idea è molto carina e comunque noi spettatori del cinema Adriano in pieno giugno, c’erano anche molti ragazzini di Prati e dei Parioli, ci crediamo. Come crediamo a una sala che vent’anni fa era ancora di Vittorio Cecchi Gori e oggi è totalmente ricoperta di immagini, loghi e autobiografie di Massimo Ferrero.
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Ma torniamo al film. I Vanzina hanno due felici intuizioni. Riportano Bova a casa come figlio di una coppia di tipici romani, Michela Andreozzi e Max Tortora, scatenando Tortora al meglio con tutte le sue variazioni post-sordiane del suo repertorio, ma anche con l’idea del maschio romano borghese e infedele. Mai stato così bravo. Inoltre, recitando con Bova, cioè con un adulto, la cosa è ancora più divertente.
E poi scatenano Giulia Michelini come ragazzina innamorata pazza di Bova. Ma se nei panni di Bova ci fosse stato un vero ragazzino diciassettenne la situazione non sarebbe stata così buffa. Al tempo stesso, l’idea che la Michelini lo veda come un ragazzino e non come un adulto e che lei non sia nella realtà così giovane salva tutta la situazione.
Detto questo, il pubblico dei ragazzini romani di oggi dell’Adriano, ridevano alle battute di Tortora e ridevano parecchio con la Michelini riportandoci ai bei tempi di Amarsi un po’. La storia prende poi una piega piuttosto inaspettata perché noi sappiamo che Bova è sempre innamorato della ragazza, anche se preferisce cambiare la sua vita futura. Così li troviamo in viaggio a Amsterdam con le rispettive famiglie, e appare come padre di Giulia addirittura un ben ritrovato Stefano Masciarelli.
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Lì Bova non saprà più come comportarsi, se cedere all’amore o scappare. Il finale, con tanto di ritorno al presente, che non racconto, è piuttosto inaspettato, ma funziona parecchio. Detto questo, Bova e Memphis sono giusti nei loro ruoli, e permettono a Max Tortora, a Giulia Michelini e a Paola Minaccioni di prendere possesso di un film costruito con più grazia e attenzione del solito dai Vanzina.
Forse non sono tanto interessati agli anni ’90, anche perché sembrano un po’ troppo i vecchi ’60 dei loro film migliori, ma sono certamente interessati al funzionamento dei meccanismi comici all’interno di un’ossatura da viaggio nel tempo piuttosto curiosa, dove le incongruenze, Bova che rimane quarantenne, alla fine funzionano a loro favore.
Film davvero curioso, e molto divertente. Già in sala. E se andate all’Adriano fate attenzione ai tanti baracchini coi libri di Massimo Ferrero che valgono davvero il biglietto. E poi dicono che il trash non esiste più.