Marco Giusti per Dagospia
Carol di Todd Haynes
"Quando pensi di aver toccato il fondo, ti accorgi di aver finito anche le sigarette". Fosse anche per questa frase, magnificamente recitata da Cate Blanchett dopo uno scontro col marito, Carol, diretto dal Todd Haynes di Lontano dal Paradiso con massima grazia, e scritto da Phyllis Nagy adattando il romanzo di Patricia Highsmith (che si firmò all’epoca Claire Morgan) "The Price of Salt", ha tutto il nostro rispetto e si merita sia il premio a Cannes per la miglior attrice a Rooney Mara (ex-aequo con la Emmanuelle Bercot di Mon Roi), sia le cinque candidature ai Golden Globes, sia tutte le nominations che ha già in tasca, comprese quelle che sicuramente avrà agli Oscar.
Perché è uno dei grandi film della stagione e trionfo assoluto per Todd Haynes e per le sue strepitose attrici. Inutile dire che Cate Blanchett in questa storia d'amore lesbo anni '50 è straordinaria e la sua partner Rooney Mara non è tanto da meno. La loro scena d'amore l'una tra le braccia dell'altra, anche se non è forte come le scene di sesso esplicito delle ragazze di La vita di Adele, funziona esattamente come la notte d'amore tra Heath Ledger e Jake Gillenhall in Brokeback Mountain.
Certo, Todd Haynes è regista troppo sottile per lanciarsi in un manifesto libertario lesbo, è più attento e interessato al suo ormai consolidato studio sull'emancipazione della donna negli anni '50, dopo Lontano dal Paradiso e il Mildred Pierce televisivo. Così costruisce Cate Blanchett come fosse una grande star degli anni '40, diciamo tra Joan Crawford e Katharine Hepburn, già non più giovanissima nel cinema in technicolor del decennio successivo.
Ma da quando la vediamo sappiamo che è impossibile resistergli. E costruisce la più giovane Rooney Mara come una piccola Audrey Hepburn o una Joan Simmons, le fa vestire magnificamente da Sandy Powell, riprendere in 16 mm da Edward Lachman, e le mette in scena nel più tipico decor della New York dei primi anni '50, mentre al cinema ancora si vede in sala Viale del tramonto di Billy Wilder.
"Sto studiando il rapporto tra i dialoghi e i sentimenti" dice nel film un giovane cinèfilo che ha visto sette volte il film di Billy Wilder. Anche Todd Haynes studia il rapporto tra i dialoghi e i sentimenti nel suo film e ogni scena di seduzione tra Cate Blanchett e Rooney Mara è giocata su dialoghi che porterebbero da tutta'altra parte rispetto all'amore. E' Carol, vestita di verde, che da lontano si presenta e seduce la giovane commessa del grande magazzino Therese.
E alla fine sarà Therese a rovesciare l'apparizione nel mondo di Carol, ribaltando anche i ruoli di preda e predatore. Perché per tutto il film Carol costruisce una ragnatela solo apparentemente casuale dove cadrà Therese. E Therese saprà sempre benissimo di volerci cadere. Non so se c'è una vera chimica cinematografica tra le due attrici, non c'era neanche tra Audrey Hepburn e Shirley MacLaine nel lontano Quelle due di William Wyler, ma sono talmente brave che sembrano davvero far parte della New York degli anni '50 e credibili come amanti in fuga dal marito di Carol, che ha deciso di togliergli la figlioletta.
Grandiosa è anche la scena che vede Carol patteggiare col marito il divorzio davanti agli avvocati, cercando di non arrivare a un processo dove si potrebbero dire cose orribili, "E noi non siamo mai state delle persone orribili, vero?" è la frase a effetto che ricorderemo per parecchio tempo.
Grande film, forse non all'altezza di Lontano dal Paradiso, ma certo della stessa potenza e importanza, per un Todd Haynes che si sente sempre più debitore a Billy Wilder, per la commedia, a William Wyler, per la messa in scena, e all'amatissimo Douglas Sirk. E' dal 2000 che si tentava di farlo, con molti registi diversi, come Kenneth Branagh.
Phyllis Nagy ha scritto da allora ben dieci diverse sceneggiature. Se Cate Blanchett c'era sempre stata, impensabile un'altra attrice come Carol oggi, il ruolo di Therese Belivet era dapprima stato offerto a Mia Wasikovska, e solo dopo passato a Rooney Mara. Piaceranno sia alle signore dei Parioli che ai cinefili oltranzisti. Giù lacrime. E finalmente arrivano i buoni film. In sala dal 1 gennaio.
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