IL CINEMA DEI GIUSTI - "FAST & FURIOUS 7" È UNA CACIARA DIVERTENTE, CON SCENEGGIATURA DA CANI MA GRAN REGIA - VIN DIESEL 50ENNE SEMBRA CLAUDIO VELARDI MA MENA DALL'INIZIO ALLA FINE DEL FILM
Marco Giusti per Dagospia
Fast & Furious 7 di James Wan.
“E ora liberiamo la bestia”. Eccoci! Botte dall’inizio alla fine, sceneggiatura zoppicante, bicipiti eccessivi, corse assurde in ogni parte del mondo, Londra, Tokyo, Los Angeles. Un’auto da 3 milioni e passa di dollari attraversa orizzontalmente tre celebri grattacieli di Abu Dhabi. I pelatoni Vin Diesel, arrivatissimo, e Jason Statham, più in forma, si affrontano per ben due volte con un simpatico frontale in auto. Sbadabang!!! Praticamente a capocciate.
Poi si menano a martellate al ritmo di “Non vorrai fare una rissa da strada?”. E’ proprio quella che vogliono fare. Non preoccupiamoci troppo delle strade e delle case ridotte a poltiglia. Vin si butta con l’auto da ogni dirupo e da ogni ultimo piano. Tanto paga la produzione. Paul Walker, eroe della saga, morto a due mesi dall’inizio delle riprese, cioè nel novembre del 2013, viene resuscitato grazie ai suoi due fratelli, Caleb e Cody, e agli scarti di pellicola dei film precedenti.
Fa lo stesso, poco espressivo lo era anche prima. E’ il mondo di Fast & Furious, si sa, nessuno può morire davvero. Però questo Fast & Furious 7, diretto con grande rigore e intelligenza da James Wan, specializzato in horror alquanto buoni, The Conjuring, Saw, Insidious, malgrado la non grande struttura narrativa dei due sceneggiatori Gary Scott Thompson e Chris Morgan, dovuta anche alla morte improvvisava di Walker, malgrado la gran caciara di macchine e di forzuti che si spaccano la testa, malgrado la lunghezza eccessiva, 2 ore e 20, e le lacrime finali per la scomparsa del coprotagonista, è un gran fumettone divertente costruito con magistrali numeri d’azione supermontati e superdiretti.
Basterebbe vedere la corsa dei primi minuti con Michelle Rodriguez al volante e decine di culi di ragazze che si agitano attorno alle auto. O lo scontro tra The Rock e Jason Statham in un palazzo di vetro che verrà rapidamente ridotto in briciole. “Stupendamente stupido e stupidamente divertente” scrive “The Hollywood Reporter”. Più o meno è così. Non si capisce nulla della storia, soprattutto non viene ben spiegato il personaggio di Statham, il cattivissimo Deckard Shaw in cerca di vendetta per la morte del fratello, ucciso dal gruppo di Dominic Toretto, alias Vin Diesel, nel film precedente.
Chi è? Che vuole? Come fa a sapere sempre dove stanno gli eroi? Boh? Ma non viene spiegato molto neanche del personaggio di Kurt Russell, sorta di superman degli 007 americani, che ordina al gruppo di Toretto di salvare una ragazza super-hacker dalle grinfie di una specie di Spectre comandata da Djimom Hounsou, con pizzo e capelli biondi, e dal suo sgherro Tony Jaa, un campione di arti marziali Thai che fa qui il suo sporco debutto in un film americano. Da paura.
Diciamo che ogni occasione è buona per vedere menare Vin Diesel e la sua squadra. E Vin passa dalla canotta bianca al dolcevita bianco. E ogni occasione è buona per vedere le auto correre ed essere ridotte a rottami. Tutto questo lo sapevamo. Però, fidatevi, il film è buono, i critici americani si sono arresi e lo trovano decisamente superiore a quelli diretti da Justin Lim. Vin Diesel, però, ormai cinquantenne sembra più Claudio Velardi che il vecchio eroe della saga.
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The Rock trionfa con un fisico impressionante. Per togliersi il gesso dal braccio gli basta gonfiare il muscolo e quello si frantuma. Non male Michelle Rodriguez che ha problemi di amnesia. Ma che si dovrà ricordare poi? In sala dal 2 aprile. Farà un botto d’incassi. Anche questo si sapeva. In sala dal 2 aprile