ministro franceschini alla conferenza stampa 2016
Marco Giusti per Dagospia
Un film italiano a settimana.
Domani il pubblico di Rai 1 vedrà, in prima serata, in prima tv, Al posto tuo di Max Croci con Luca Argentero, Ambra Angiolini e Stefano Fresi. Il primo film italiano scelto da Rai 1 per rispettare il Decreto Franceschini che prevede appunto, tra le altre cose, che le emittenti italiane mandino in onda almeno un film italiano a settimana. Prevede anche che il 15% dei ricavi delle reti vada alle produzioni nazionali o alle coproduzioni europee. Si salverà così il cinema italiano? Mah!
La cosa interessante è che il decreto arriva proprio mentre si sta verificando la più grande emorragia di spettatori che il nostro cinema abbia mai avuto. Proprio questa settimana, infatti, sono usciti ben quattro film italiani, tre reduci da festival come Venezia e Cannes, che hanno ottenuto incassi e affluenze di pubblico più o meno disastrose. Un po’ meglio Chi m’ha visto? con Beppe Fiorello, che ha ottenuto qualcosa come 75 mila spettatori nel weekend con 493 mila euro d’incasso.
Per il resto si parla di film con incassi settimanali da 50 a 30 mila euro, cioè sale che incassano 80 euro al giorno con 8 spettatori paganti. Ora. Un film medio, una commedia popolare come Chi m’ha visto, due-tre anni fa avrebbe dovuto incassare 493 mila euro al primo giorno, non alla fine della settimana. Quindi la crisi non riguarda solo i film considerati difficili o artistici, ma tutti i film italiani. E, forse, anche quelli non italiani, visti gli scarsi incassi anche di quelli che un tempo avrebbero dovuto definirsi blockbuster.
Il problema, insomma, riguarda non solo la distribuzione in sala, anche se è vero che è un’assurdità, un delirio, programmare tre film da festival contemporaneamente nella stessa settimana, ma anche la produzione di cinema, più di cento film italiani all’anno, chi li vedrà?, le scelte di un festival come Venezia, con 15 film italiani piazzati lì che dovranno uscire in tempi brevi, l’accavallo troppo stretto tra i festival, Venezia-Roma-Torino, non abbiamo smaltito quei 15 film di Venezia come faremo a smaltire anche il resto?
Ma c’è di più. Cioè, oltre a tutto questo, alla massa enorme di film prodotti in Italia ogni anno, oltre ai troppi film che vanno ai festival e che devono uscire di corsa, c’è anche un’offerta sempre maggiore da parte di reti, nuovi canali, piattaforme… Al punto che piazzare un film italiano il mercoledì su Rai 1, Al posto tuo di Max Croci, appunto, magari finisce per togliere possibili spettatori al cinema piuttosto che portarli.
Del resto proprio Franceschini ci obbligò al cinema da 3 euro ogni primo mercoledì del mese che distrusse, dicevano i produttori, le uscite di molti film. Ma il punto centrale, mi sembra ancora quello dei festival e della produzione. Non possiamo produrre tutti questi film, soprattutto questi film “artistici”, se non possiamo smaltirli in sala. In Italia sembra ormai che ci siano più registi che spettatori. E i cinema, inesorabilmente, chiudono.
Un disastro che è sotto i nostri occhi. Al punto che Checco Zalone farebbe bene a sbrigarsi a girare il suo nuovo film se vuole trovare ancora qualche sala aperta.
Ora. E’ chiaro che in prima tv su Rai 1 un film come Al posto tuo avrà più spettatori in una sola serata di quelli che ha avuto in sala. E forse è anche il genere di film adatto a una prima serata di Rai 1, come una commedia sofisticata di Francesco Bruni sarà più adatto a una prima serata di Rai 3. Non vorrei arrivare alle posizioni di Enrico Vanzina che gioca facile liquidando i film “pignetiani” da festival che non fanno una lira, ma certo, una maggiore attenzione a quel che si produce, magari produrre meno per produrre meglio…, non sarebbe una cosa sbagliata.
Anche se chi decide cosa produrre? Ormai solo Rai Cinema, visto che ha in mano la maggior parte della nostra industria cinematografica. Ma in questo delirio di scaricabarili che è il nostro cinema, dove tutti vogliono fare un film e prima o poi riescono a farlo, e se hai fatto un film devi andare a un festival perché, mi ha detto un regista di Z movie due giorni fa, se vai a un festival, prendi anche i soldi del Ministero, non c’è un vero e proprio colpevole.
C’è un ingorgo coatto di desideri, di voler fare le cose per forza, di farsi vedere, di obbligare il pubblico a esprimersi. E come i ragazzi ricchi della nostra borghesia vogliono fare il cinema, e lo fanno spesso sovvenzionati, e lo fanno spesso sognando di essere ragazzi poveri con problemi veri, così ai ragazzi poveri che sognano il cinema non rimane che guardare i film dei ragazzi ricchi e sputarci su. Non so, davvero, di chi sia la colpa, ma certo non sarà facile uscire da questa situazione.
Non sarà facile scegliere quale film girare o non girare, sempre con meno soldi, perché c’è anche un problema di budget ridicoli che riguarda i nostri film da festival. Non sarà facile scegliere quali film portare a Venezia, dove i direttori, prima il poro Muller poi il poro Barbera si trovano soffocati dalla situazione del cinema italiano e dagli “avanzi” di Cannes. Certo, quando poi spetta a noi uscire di casa e andare al cinema, ovvio che si scelga Blade Runner o Dunkirk al film italiano malmenato a Venezia o alla commedia di turno.
Al massimo ce la caviamo con un “che c’hai un link?”. Detto questo, non credo che piazzare un film italiano ogni mercoledì sera possa salvare il cinema italiano. Ammesso che il cinema italiano sia solo quello pensato per la sala e non la somma di quello più la grande produzione di fiction televisiva di genere, che ho ormai la nostra vera industria. E quella non è affatto in crisi, lo dimostrano Suburra-Gomorra-The Young Pope.
Salverà il cinema italiano una ricostruzione sana della nostra produzione che riuscirà a pensare contemporaneamente film per la tv, serial e film per la sala in modo moderno. Il cinema sovvenzionato non è mai servito a nessuno. E nemmeno i film che vanno visti per decreto. Cerchiamo di ricominciare qualche buon film, ne abbiamo visti sia a Cannes che a Venezia. Non è un problema se sono girati al Pigneto o tra i Rom calabresi. Qualcuno verrà (a vederli).