Marco Giusti per Dagospia
Siamo a Teheran. Un uomo, che non è suo marito, è entrato nella casa di Rana e l’ha vista nuda mentre si faceva la doccia. Magari è successa anche qualche altra cosa, ma non lo sappiamo perché lei è svenuta e non ricorda. Il marito, Emad, è disperato e indaga su chi possa essere stato. Rana perde qualsiasi allegria che aveva dimostrato fino a lì. E ci si prepara alla vendetta.
Forte di ben due grandi premi al Festival di Cannes, migliore sceneggiatura e miglior attore protagonista, Shabab Hosseini, arriva nelle sale italiane Il cliente (Forushande), l’ultimo film dell’acclamato regista iraniano Asghar Farhadi, autore dei notevoli Una separazione e Il passato.
Farhadi è un grandissimo sceneggiatore e raccontatore di storie. Ha una rarissima grazia nel mettere in scena le sue storie legate alla vita private delle persone. Il cliente, per il quale dice di essersi ispirato un po’ da Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, è più difficile da seguire e da capire da un pubblico europeo perché tocca temi legati al sesso e alla privacy che noi viviamo in maniera diversa.
Basterebbero tutte le scene di doccia del cinema italiano con altrettanti guardoni per demolire la situazione drammatica del film di Farhadi. Ma siamo nella Teheran di oggi e non a Trani o a Martina Franca negli anni’70. Rana, la bella Taraneh Alidoosti, ha dovuto accettare di trasferirsi in una casa di un amico del marito Emad, Shahab Hosseini, perché la loro è a rischio crollo a causa dei lavori che si stanno facendo nella zona. Non solo.
Rana e Emad hanno scoperto che la precedente inquilina della casa non solo ha lasciato molte delle sue cose lì, ma che faceva la prostituta. Così molti clienti, che non sanno che la donna se ne è andata, continuano a venire a quell’indirizzo. Rana sopporta tutto allegramente, fino a quando si ritrova a aprire la porta di casa, sicura che ha bussato il marito, e a farsi la doccia tranquillamente quando imbocca nell’appartamento un uomo misterioso che può averla scambiata per una prostituta. Cosa fare di fronte a tale orrore?
Emad decide di non dire niente e di farsi giustizia da sé. Rana è più critica e più umana. E qui entrano in scena dei meccanismi che il pubblico europeo non riesce più a seguire benissimo che riportano tutta la situazione ai nostri anni ’40, neanche ’50. Farhadi è bravissimo a costruire e a tenere insieme tutta la situazione, ma Una separazione e Il passato ci sembravano film più legati al presente di tutti. In sala.