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IL CINEMA DEI GIUSTI - NON È FACILE SCRIVERE E DIRIGERE ‘’REVENGE MOVIE’’ AL FEMMINILE CHE PUNTANO AL GROTTESCO. CI PROVA IN QUESTO INTERESSANTE ESPERIMENTO DI COMMEDIA FUORI DALLE RIGHE GIORGIA FARINA

Ho ucciso Napoleone di Giorgia Farina

 

Marco Giusti per Dagospia

 

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Hai perso in 24 ore il posto di lavoro, dopo che eri stata appena stata promossa. Il tuo amante, lo stesso che ti aveva fatta promuovere, cioè il tuo capo, ti ha mollato. La moglie di lui, brutta e borghesuccia, ti si è presentata con ben due figlie gemelle di lui e il numero di un dottore per l’aborto. Sì, perché, in tutto questo, sei anche incinta di lui.

 

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E sei senza lavoro. E non puoi avere grande aiuto dai tuoi genitori. Tuo padre si è fidanzato con un’artista più giovane e tua madre si è scoperta lesbica. Anche la tua identità è in crisi. Cosa farai? Vendetta, ovviamente. E tutta al femminile. Non è facile scrivere e dirigere revenge movie al femminile che puntano al grottesco.

 

Ci riprova Giorgia Farina, con l’aiuto della sceneggiatrice morettiana Federica Pontremoli e di un produttore esperto come Angelo Barbagallo, in questo interessante esperimento di commedia fuori dalle righe Ho ucciso Napoleone, che segue la sua prima commedia, Amiche da morire, anche questo un revenge movie al femminile.

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Lì c’erano tre attrici forti da commedia nel solito paesino del sud, qui c’è Michela Ramazzotti, costruita un po’ come un’eroina da grottesco spagnolo, diciamo alla Alex De La Iglesia, che guida un cast quasi tutto di donne molto originale. Si va da Elena Sofia Ricci, come spacciatrice-buona di bombe chimiche e capobanda di un gruppo di ragazze con problemi, all’avvocatessa Thony, dalla sempre inutilmente a dieta Iaia Forte all’infermiera Monica Nappo, dalla madre lesbo chic Pamela Villoresi alla sua amante Luce Caponegro in arte Selen.

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E mettiamoci anche una nonnina arzilla come Erika Blanc, già eroina del nostro sexy thriller. I maschi, tutti molli e negativi, sono il capoufficio infame Adriano Giannini, il supernerd Libero De Rienzo, il padrone dell’industria farmaceutica Bebo Storti, il padre Tommaso Ragno.

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Farina e Pontremoli hanno buone intuizioni di sceneggiatura. L’idea, ad esempio, di far uccidere dalla nostra eroina il pesce Napoleone, appena affidato dalla bambina dei vicini, e contemporaneamente decidere di non abortire è molto fine. Anche quella della protagonista, donna in supercarriera, che seguita a farsi dare del lei da tutti, anche dal collega nerd Libero De Rienzo che ha schiavizzato come fosse un Renfield qualunque, non è male.

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Diciamo, comunque, che la prima parte del film, più forte e d’impatto, funziona di più, mentre quando entriamo nella costruzione della vendetta, che la nostra eroina, Anita, metterà in scena con l’aiuto della comune di femmine legata a Elena Sofia Ricci, perde qualche colpo. Anche perché ci sembra che il film ricalchi un po’ il modello di uno Smetto quando voglio al femminile, con lo stesso impianto di luci, o di color correction.

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Ma in generale, rispetto anche al primo film, Amiche da morire, si nota una maggiore ricerca di originalità e una certa cura nei dettagli. Sono molte buffe Iaia Forte, Monica Nappo e Thony come trio comico, mentre proprio il personaggio della protagonista è forse un po’ troppo caricato nella messa in scena. Non è facile in Italia far digerire la commedia grottesca, lo sappiamo. Ma il film è più che gradevole e c’è comunque un gran cast. Già in sala.

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