IL CINEMA DEI GIUSTI - “SE SALVERAI IL MONDO POTRAI FARE SESSO ANALE CON ME!” - ANCHE SE UN FILM CON QUESTA PROMESSA MERITA OGNI RISPETTO, QUALCOSA NON FUNZIONA NEL RICCHISSIMO “KINGSMEN”, IL MONDO DELLE SPIE ADATTATO AI GUSTI DELLE GRAPHIC NOVEL
Marco Giusti per Dagospia
Kingsman – The Secret Service di Matthew Vaughn
“Se salverai il mondo potrai fare sesso anale con me!”, cinguetta nella sua cella da prigioniera bondiana una bionda principessa svedese al giovane agente Kingsman, Eggsy, che se ne ricorderà nel finalone.
Anche se un film che promette sesso anale a mezzora dalla fine e si conclude con il primo piano del sedere di una signorina merita ogni rispetto, qualcosa non funziona in questo ricchissimo divertissement sugli agenti segreti e sul mondo di James Bond adattato ai gusti della graphic novel, cioè Kingsman – The Secret Agent, quinto film dell’inglese Matthew Vaughn, fortunato regista di Kick-Ass e di X-Men – First Class, che lo ha scritto assieme alla fedele Jane Goldman adattando l’omonimo fumetto di Mark Millar e Dave Gibbons del 2012.
Certo, Colin Firth come agente segreto Harry Hart, supercool e superdandy con ombrello Briggs che si apre, ti protegge dalle pallottole e ne spara a sua volta, vestito con cravatte Drakes, abiti Mackintosh, occhiali Cuttler & Gross, scarpe George Cleaverley e orologio Bremont, è notevole. Nessun altro potrebbe rifare il verso, fra Roger Moore e David Niven, agli agenti segreti degli anni ’60 come lui.
E è divertente lo scontro con il megacattivo bondiano con tanto di lisca Richmond Valentine di Samuel L. Jackson, miliardario pazzo che vuole distruggere il mondo salvando solo pochi eletti grazie a una sim che li renderà pupazzi nelle sue mani. Non solo Richmond offre al superdandy agente segreto una cenetta a basa di hamberger MacDonald, il massimo dello snob, ma ha la fissa dei vecchi film di spionaggio anni ’60 che conosce a memoria, sparando frasi storiche del tipo “L’umanità è un virus, io sono la cura”.
E è ancora meglio, forse la vera sorpresa del film, la sua pericolosa amichetta, certa Gazelle che uccide arnata solo di lame taglienti al posto dei piedi come fosse una Oddjob o un Jaws bondiani. La interpreta una meravigliosa ballerina e modella algerina cresciuta in Francia, Safi o Sofia Boutella. Quando si muove il film acquista un ritmo alla tarantino che ci piace non poco. Ci piace anche la squadra dei Klingsman a difesa della terra, cioè il vecchio Michael Caine, già agente Harry Palmer, che di fronte al cane del ragazzino Eggsy, interpretato da Tamar Egerton, si diverte a indovinare perché si chiami J.B. James Bond? No. Jason Bourne? No. Jack Bauer?
Oh! O il fenomale Mark Strong come Merlin, simil Q, che abbiamo visto in ogni film di agenti segreti negli ultimi tempi. Funzionano un po’ meno i ragazzini di buona famiglia che vanno a scuola di agenti segreti come già fecere gli X Men per diventare agenti Klingsman. Mentre è divertente l’apparizione del vecchio Mark Hamill, già Luke Skywalker, come cattivo Dottor Arnold, presente forse perché nella graphic novel la prima delle celebrità rapite dal pazzo Richmond era proprio lui.
Quello che ci lascia perplessi, e non siamo i soli, è come Matthew Vaughn risolva la grande violenza presente in molte scene del film. Teste che saltano, un durissimo massacro in una chiesa americana, sangue ovunque. Sarà che è solo effetto pop da graphic novel, del resto il primo Kill Bill aveva lo stesso problema e lo abbiamo risolto con l’arrivo di Kill Bill 2 che faceva girare tutto il film, ma qui ci pare che non ci sia modo di far diventare ironiche tutte queste morti.
Anche perché si vive in un mondo in cui i massacri sono all’ordine del giorno e non fanno ridere. Magari faccio il moralista, me me pento subito, ma è evidente che il film abbia un problema con la violenza. Violenza che nei primi film di Bond era esibita e faceva parte della cattiveria e del successo del film. In sala da oggi.