IL CORTIGIANO JOHNNY - TRAVAGLIO: “RIOTTA SI CANDIDA ALLA PALMA DEL TELECANE DI TUTTI I TEMPI PER IL PIÙ BRUTTO TALK SHOW DELLA STORIA. NELLA PRIMA PUNTATA, RIPETEVA A PAPPAGALLO: “QUESTO NON È UN TALK SHOW”. E CHE MINCHIA SARÀ, ALLORA? LA RISPOSTA: È UNA BOIATA”
Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”
Non che gli ascolti in tv siano tutto: ci sono anche programmi bellissimi che raccolgono poco share. Purtroppo non è il caso di quello condotto da Gianni Riotta su Rai3 al posto di Ballarò, di cui ha prima dimezzato e poi ridotto a un terzo il pubblico. E così, nel giro di due settimane, ha messo d’accordo i critici e i telespettatori, candidandosi alla palma del Telecane di tutti i tempi per il più brutto talk show della storia della televisione italiana e forse mondiale, in bianco e nero e a colori. L’indice, anzi il mignolo di gradimento registra percentuali da albumina: roba che, se tornasse il monoscopio, avrebbe più ritmo e più brio, raccoglierebbe più gente e costerebbe pure meno.
Già il titolo, 47-35 Parallelo Italia, non aiuta: c’è chi l’ha scambiato per una nuova sigla di radiotaxi e telefona compulsivamente al 4735, col prefisso della propria città, quando trova occupati gli altri centralini. Poi ci sono i contenuti, si fa per dire, che Johnny Raiotta così sintetizzò alla vigilia: “Racconteremo ciò che funziona e ciò che non funziona in Italia”. L’impressione è che, a suo avviso, ciò che funziona sia il governo e ciò che non funziona siano le opposizioni.
Ma, per dire che il governo funziona, basta e avanza l’ufficio stampa di Palazzo Chigi, comunque più prudente di Tg1, Tg2, Tg3 e Porta a Porta (ultimamente Vespa, al confronto di Riotta, pare Che Guevara). “Non so se faremo ascolti, ma se parli all’intelligenza degli italiani il pubblico ti premia. Se non ti segue, hai sbagliato qualcosa”. Ecco, la seconda che hai detto. Non era mai accaduto che un programma finisse tra lanci di bottiglie (all’incolpevole Malika Ayane, trovatasi inopinatamente fra il pubblico e il conduttore) e tumulti di piazza, con Johnny che attacca la polizia come ai bei tempi dell’ultrasinistra.
PARALLELO ITALIA DI RIOTTA INTERROTTA DAI CONTESTATORI
Qualcuno insinua che il giornalista puntasse alla direzione del Tg3, ma noi non ci crediamo: per chi ha diretto il Tg1 e il Sole-24 ore, sarebbe una diminutio inaccettabile. No, il suo proposito era “l’innovazione”: fargliela vedere a quei beceri conduttori di talk show, sempre lì a cercare il pelo nell’uovo di un paese così ben governato, come si fa l’informazione 2.0, anzi 47-35. Infatti, nella prima puntata, ripeteva a pappagallo: “Questo non è un talk show”. E tutti a domandarsi: e che minchia sarà, allora? Poi è arrivata la risposta: è una boiata. L’ottimismo obbligatorio e la retorica delle “buone notizie” sono noia allo stato puro, specie se la buona notizia è Expo (il più grande flop della storia d’Italia dopo 47-35 Parallelo Italia).
PARALLELO ITALIA DI RIOTTA INTERROTTA DAI CONTESTATORI
Il giornalismo, specie in tv, o è contro o non è. Senza contrasti, passioni e un filo di sangue, non c’è motivo perché uno resti incollato tre ore al teleschermo. Col caldo che fa, poi. Infatti chiunque abbia tentato un talk filogovernativo, senza il mestiere e la ruffianeria di un Vespa, ha miseramente fallito. Bastava chiedere informazioni ai conduttori che dal 2002, dopo l’editto bulgaro, subentrarono a Santoro al servizio di B. e sfiorarono lo zero share, che alla Rai - per l’effetto zapping – è più proibitivo dello zero alla schedina. Resta da capire perché la Rai si sia rivolta a Raiotta che, a parte la barba, è sempre lo stesso.
PARALLELO ITALIA DI RIOTTA INTERROTTA DAI CONTESTATORI
Quello che, nel 2007 al Tg1, bucò clamorosamente e volontariamente il V-Day di Grillo (una notizietta di 29 secondi da studio senza lo straccio di un filmato), atto di nascita di un movimento discretamente rilevante. E che poi, intervistando B., gli lasciò dire “Ho fatto di tutto per trattenere Biagi alla Rai, ma lui se ne volle andare per intascare una lauta liqui dazion e”. E che infine irruppe nel genere horror vantando il “record di ascolti in tutte le edizioni del Tg1 nella giornata del terremoto in Abruzzo”.
Un’autopompa funebre rimasta ineguagliata. Passato al Sole-24 con gran sollievo degli altri quotidiani, nel 2009 corresse una stroncatura di Noi, ultimo libro di Veltroni, sfuggita al suo controllo, con un personale intervento riparatore: “Quando l’autore di un libro è un personaggio noto, i recensori spesso finiscono con il mettere sotto critica l’a utore, non il volume. E Noi è destinato a subire questa sorte ineluttabile”, slap slap.
renzi riotta intervista parallelo italia sbertucciato da in onda
Poi annunciò trionfante che “le grandi firme del giornale” avevano eletto Uomo dell’Anno il ministro Tremonti. Purtroppo le grandi firme del Soles m e n t i r ono all’istante e all’unisono l’i nsano gesto: Tremonti l’aveva eletto Johnny Lecchino, dopo ampio e lacerante dibattito con se stesso, allo specchio. Tornato infine alla St a mp a per la gioia delle altre testate, iniziò a twittare forsennatamente in favore di Filippo Sensi, portavoce di Renzi, dunque emblema della “sinistra raziocinante, da sempre minoranza a me cara”, “un popolare blogger romano, un timido e appartato giornalista”.
gianni riotta parallelo italia
L’Impero dei Sensi. Il 12 gennaio 2014 Raiotta compì 60 anni il giorno dopo dei 39 di Renzi, e cinguettò un memorabile “Urca non lo sapevo che anche @matteorenzi è un Capricorno #auguri, e si affidi alla razionalità del segno”, riuscendo così, in soli 140 caratteri, a fare gli auguri al politico più potente d’Italia, esaltandone la razionalità, ma anche a se stesso, buttando lì che anche lui è un razionalissimo Capricorno.
gianni riotta parallelo italia
Lingua fronte-retro, con leccata e autoleccata incorporata. Casomai la sua passione per Matteo fosse sfuggita a Matteo e alla Rai, il Cortigiano Johnny tenne una lectio magistralis ad alto contenuto erotico al think thank irlandese IIEA, sdilinquendosi per il nostro “giovane premier fotogenico, forte, intelligente, sexy, digitalmente es pe rt o” e per “il suo meraviglioso governo”. Il tutto in inglese. Perché lui è bilingue. In tutti i Sensi.
gianni riotta graziano delrio parallelo italia