Dagoreportage dal Salone del Libro
fila per checco zalone al salone del libro
Nessuno si aspettava di trovarci Salinger o veri scrittori al Saloon (del libro) di Gianduiotto. Se uno è uno scrittore scrive, mica va ai raduni di folla (sempre da evitare, secondo Manzoni), già conformisti in quanto raduni ma qui quintessenza del conformismo poiché popolati di gente che si crede migliore per avere letto, raramente, un libro di uno scrittore imposto dal marketing. Infatti si sa che il 55% degli italiani non legge nemmeno uno dei 60mila nuovi titoli che escono ogni anno (farne di più, no?).
checco zalone salone del libro
Quest’anno, però, si è passati al post-saloon (del libro): visto che saggi, romanzi e poesie non interessano a nisciuno si sono fatte due ore di coda direttamente per Checco Zalone. Due ore per sentirsi dire: “Non leggete il libro su di me”… e giù risate generali.
Ma se Zalone avesse invitato a non leggere più del tutto (non ce n’è bisogno, poiché è un dato acquisito) le risate sarebbero state più fragorose e gli appalusi travolgenti tra i selfie da inviare in photo-sharing e i lanci degli uffici stampa per i siti celebrativi dei giornali: Zalone ha detto… Zalone ha stretto le mani… Zalone ha sorriso… Un po’ come Saviano, con il quale ha una certa somiglianza.
salone del libro samantha cristoforetti
Ma non si perda tempo con questo Zalone... chi arriva: Proust? Ma no! La coraggiosa Samantha Cristoforetti, la donna astronauta e un po’ bionica che sta diventando il corrispettivo contemporaneo della “Bella etiope”, quella che gli impresari dell’Ottocento facevano girare tra i baracconi. Presenta ai bambini il “Manuale del piccolo aviatore”… e a questo punto un bambino si chiede come mai non ci sia anche Schettino a lanciare (contro gli scogli) il manuale del piccolo marinaio: non è famoso anche Schettino?
Un attimo! Ecco il grande Mimmo Paladino, l’artista più inviato a celebrare dove lo si celebra, uno che a “Florens 2010”, chiamato a esporre un’opera, riuscì a dire che il prato grande come un campo di calcio fatto spuntare davanti al Battistero del Ghiberti era “una pagina molto bella della storia di Firenze”.
Guarda là: c’è il cosiddetto scrittore che non si lava, Mauro Corona. Però non è che basta non lavarsi se vuoi essere invitato al Saloon e far sentire l’effetto che fai: c’è bisogno anche di suonare la fisarmonica. Zum pà pà… Zum pà pà… Glielo avrà consigliato il vicino di stand Oliviero Toscani? Ma…Forse è meglio sbirciare tra le novità, che so le graphic-novel, dove può venire fuori il genio che c’è in te.
Sentiamo Zerocalcare, che si sta facendo intervistare per Rai5: “Leggo un sacco di robba, letteratura americana, i gialli e anche robba orientale... Ho rappresentato mia madre come una gallina perché è grossa”. Se il Salone del libro fosse un animale, gli chiede quel ficcante intervistatore che è il vincitore dell’ultimo premio Strega (ah! Concita De Gregorio c’è), che animale sarebbe? “Non lo so, qualcosa che passa attraverso": più che Zerocalcare, zero assoluto. Andiamo via.
C’è tanta umanità (disperata) in questo Saloon del Gianduiotto intitolato “Visioni”, ma c’è pure il postumano: c’è il robot umanoide del Politecnico di Torino e c’è Aicab facility, il robot umanoide dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Per ora non sanno leggere e scrivere, ma qualcosa sanno fare, se lo chiami lui risponde. E c’è pure la mano robottizzata del Team Parloma, per trasmettere i messaggi (tipo gli sms). Ma guardati sopra la testa, svegliati: non vedi il drone! E’ quello inventato dal PoliDrone di Torino.
Stupendo il Saloon del Gianduiotto, una visione. Già, ma il libro? Siamo scrittori, robot o puzzoni? Vabbé, il libro, dai, la letteratura; sono cosa del passato, di gente ferma a Les duex magot di Sartre o alle aule fumose del Collège de France con Michel Foucault. Suvvia…
2. CUNNINGHAM RISCRIVE HANSEL E GRETEL
Luigi Mascheroni per “Il Giornale”
Viva l'italia
Rivelazioni e confessioni di (cant)autore al Salone: Francesco De Gregori ha presentato il suo libro Passo d'uomo (Laterza) rivelando letture inedite (ha detto di aver letto due e mezza volte l'Ulisse di Joyce ma niente di Proust) e confessando cosa sulla quale in passato era stato, diciamo così, reticente che il nome che porta è lo stesso dello zio, partigiano della Brigata Osoppo, ammazzato dagli altri partigiani, comunisti. Verità rivoluzionarie.
Verità passate
«I rivoluzionari? Sono noiosi», ha confessato, citando Voltaire, la storica Benedetta Craveri presentando il suo Gli ultimi libertini (Adelphi), storia di una generazione (settecentesca) di «giovani, ben nati, colti, brillanti, superdotati (intellettualmente). E pieni di fiducia verso il domani». Il futuro, come sempre, è dietro di noi.
Speranze future
Guardando davanti a sé, il Salone di oggi sta già pensando a quello di domani: chi dirigerà la prossima edizione? E come? Tra gli stand girano gossip e indiscrezioni. Intanto l'edizione più difficile di sempre, funestate da gaffe e polemiche, è stata portata a casa. Rivista, in clima di scontro Islam-Occidente, l'idea dell'Arabia Saudita come Paese ospite, è rimasta la paura degli attentati. Misure di sicurezza hanno filtrato con lunghi tempi d'attesa l'entrata al Lingotto. Con malumori e polemiche.
La disfida del tiramisù
Anche se la vera polemica, al Lingotto, è da giorni nazionalpopolare. Dopo che gli autori dell'imperdibile libro Tiramisù. Storia, curiosità, interpretazioni del dolce più amato (Giunti) hanno dimostrato antichi menù alla mano che il tiramisù non è nato nella Treviso degli anni 60 ma nel Friuli dei '50, il governatore Luca Zaia ha twittato indignato «Il tiramisù è nato a Treviso. Punto e basta», scatenando un'inedita coda di discussioni e dibattiti gastro-filologici...
Che favola, il salone
mimmo paladino salone del libro
Chi l'avrebbe mai detto che al Salone sarebbe arrivato Michael Cunningham? «Erano anni - ha detto il direttore Ernesto Ferrero - che chiedevo a Gesù Bambino, cioè a Elisabetta Sgarbi, di portare Cunningham». E il premio Pulitzer è arrivato, raccontando - in una Sala Azzurra strapiena - le sue nuove storie-dark raccolte in Un cigno selvatico (La nave di Teseo) e che rielaborano, in chiave non buonista, le vecchie favole della tradizione.
Spifferandoci cosa succede ai personaggi che ben consociamo «dopo che su di loro si è abbattuta la ghigliottina dell'E vissero felici e contenti». Mandando tutti a casa - lettori, ospiti ed editori - felici e contenti.
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