1. ELENA FERRANTE INTERVISTATA (DAL SUO EDITORE)
S.Ba. per il “Corriere della Sera”
La scrittrice Elena Ferrante ha concesso un’intervista «di persona» negli Stati Uniti per la rivista «Paris Review», che ne ha pubblicato stralci sul proprio sito online. L’intervista non è stata concessa a giornalisti o critici, bensì ai propri editori della casa E/O, Sandro Ferri ( nella foto ) e la moglie Sandra Ozzola.
Nell’intervista la scrittrice — che alcuni hanno spinto a candidarsi per il Premio Strega — affronta temi come la scrittura di genere, l’intelligenza collettiva e il suo desiderio di anonimato. Da ragazza, rivela, «non volevo scrivere come Madame de La Fayette o Jane Austen o le Bronte, ma come Defoe o Fielding o Flaubert o Tolstoj o Dostoevskij o perfino Hugo».
La Ferrante affronta anche il tema dell’anonimato: «Le ragioni delle decisioni prese negli anni Novanta sono cambiate. Allora ero spaventata dalla possibilità di dover uscire dal mio guscio. Aveva prevalso la timidezza. Poi è stata l'ostilità per i media che non prestavano attenzione ai libri. Non è il libro che conta, per loro, ma l’aura del suo autore».
Anche adesso, spiega, l’interesse del mantenere l’anonimato è «una testimonianza contro l'autopromozione ossessivamente imposta dai media. I media non sono in grado di discutere un’opera senza trovarci un protagonista». Ovviamente, secondo altri, questa scelta favorisce proprio l’autopromozione.
2. DAGOREPORT
Massì, siamo sempre dalle parti di Nanni Moretti: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” (“Ecce Bombo”). Così ora sappiamo perché la traduttrice napoletana Anita Raja, coniugata Starnone, trasformatesi in scrittrice col nome de plume di Elena Ferrante, ha scelto l’anonimato: “una testimonianza contro l'autopromozione ossessivamente imposta dai media. I media non sono in grado di discutere un’opera senza trovarci un protagonista”. Omadonnamia, che crudeltà!
Tanta malsopportazione per i media Raja/Ferrante non l’ha provata quando il suo primo romanzo “L’amore molesto” (1992) ha vinto il premio Procida Isola di Arturo-Elsa Morante, poi il premio Oplonti d'argento e quindi selezionato al Premio Strega e al premio Artemisia, infine trasformato da Mario Martone in un film e portato a Cannes. Un debutto proprio dileggiato e detestato dai media. Le forche caudine dei media verso la Ferrante sono continuate col romanzo successivo, ‘’I giorni dell'abbandono’’, edito nel 2002: finalista al Premio Viareggio, Roberto Faenza ha reliazzato un film che è finito in concorso alla 62ª Mostra cinematografica di Venezia.
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Ora, poi, i media si sono proprio accaniti. Oltre alla candidatura allo Strega da parte di Roberto Saviano e delle varie bignardine, si sta agitando parecchio Francesco Piccolo che sta facendo una sceneggiatura dal suo libro per Rai1, amico di famiglia della Raja e di Starnone con sua moglie Gabriella D'Angelo. La quale l'anno scorso curava l'organizzazione dello Strega poi vinto da suo marito. E per questo molti scrittori hanno puntato il dito contro il palese conflitto di interessi.