Vittorio Feltri per ''il Giornale''
Una buona notizia. Raitre ha dato il via a una nuova serie di Storie maledette, le quali in passato hanno avuto un meritato successo, grazie soprattutto alla bravura di Franca Leosini, una fuoriclasse nella ricostruzione televisiva di casi giudiziari relativi a gravi e clamorosi fatti di sangue.
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In particolare la giornalista è capace di spiegare con toni pacati e un linguaggio privo di cadute grandguignolesche anche vicende atroci. Dotata di una bella voce, adatta a ritmi narrativi, la signora, specializzata in gialli forti, riesce a persuadere i più incalliti criminali, o presunti tali, a confessare i loro contorcimenti interiori, le trame oscure dei delitti di cui essi sono stati considerati responsabili dalla giustizia. Il programma, avvalendosi dell'invidiabile professionalità della curatrice, è tra i migliori tagliati su misura per il video.
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Lo spettatore viene catturato dalla magia con la quale Franca Leosini imbastisce le sue interviste, mai sfrontate e svolte con tale garbo da indurre gli interlocutori, interrogati nel parlatorio delle carceri, ad aprire il loro animo e non solo a rivelare la dinamica degli omicidi. Ciò produce effetti appassionanti che inchiodano alla poltrona coloro che si sono sintonizzati sulle Storie maledette, una trasmissione con un impianto di una semplicità disarmante che si regge esclusivamente sulla abilità della giornalista, la quale comunque non si impone come protagonista: punta ogni attenzione sulla persona che ha di fronte svelandone la psicologia (di norma contorta) e gli aspetti caratteriali reconditi.
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Insomma, una trasmissione azzeccata e immagino poco costosa. È la dimostrazione che non è la ricchezza dei mezzi a incidere sulla qualità di un prodotto televisivo, bensì l'intelligenza e l'impegno di chi lo elabora. Nella seconda puntata andata in onda giovedì, Leosini si è occupata di Celeste Saieva, detta «Mantide religiosa», condannata a trent'anni di reclusione con l'accusa di avere ucciso il marito, complice l'amante.
All'epoca dell'uxoricidio la donna aveva 22 anni e continua a proclamarsi innocente. Il che ha permesso alla giornalista di compiere un capolavoro a livello di ispezione nella mente e nel cuore della ragazza detenuta nella prigione modello di Bollate, nota per la competenza del direttore nel recupero degli «ospiti».
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Basti pensare che nel penitenziario funziona (aperto al pubblico) un ristorante eccellente gestito dagli stessi carcerati, ed è attiva una scuderia-maneggio con cavalli accuditi con amore da chi deve scontare lunghe pene. Se esistesse un Oscar per la tv lo vincerebbe Franca con questa motivazione: l'unica giornalista che invece di raccontare la vita del Palazzo, racconta quella della gente esclusa dal consorzio civile. Congratulazioni.
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