Marco Giusti per Dagospia
Dal momento in cui è uscito in America, ma anche durante la sua lunghissima e tormentata lavorazione, "Django Unchained" di Quentin Tarantino ha attirato una massa di fan del regista e supernerd degli spaghetti western pronti alla caccia al riferimento e ai piccoli e grandi segreti del film. Anche perché il lungo copione, a cui tutti i fan più accaniti hanno avuto da subito accesso, sviluppava 166 pagine e molte cose sono state tagliate o accorpate, mentre in fase di montaggio, metà film, sembra, sia stato eliminato.
DJANGO UNCHAINEDLa prima versione, a detta di tutti, era di cinque ore di film. Una lunghezza buona per farne due film, come "Kill Bill". Ma Tarantino non ha voluto. Così scese a una versione di tre ore e un quarto, che è quella che preferisce, secondo Franco Nero. E che presentò ai primi di novembre in una primissima visione per il cast. Dovette scendere alle due ore e 47 minuti di quella attuale. Una versione che ha ovviamente molti punti oscuri e zone segrete. Aggiungiamo a questo che "Django Unchained" è il primo film che non è stato montato da Sally Menke, misteriosamente scomparsa un anno fa, sostituito dal suo assistente, Fred Raskin.
Molti i personaggi tagliati o ridotti a un'apparizione come il Curtis Carrucan di Bruce Dern, primo padrone di Django. O come il personaggio di Amber Tamblyn, che nei titoli leggiamo come figlia del "Son of a Gunfighter", cioè di Russ Tamblyn, che ha anche lui un piccolo cammeo, ridotto ai pochi secondi che la vediamo apparire dietro una finestra prima della scena del saloon.
DJANGO UNCHAINEDTolta una scena fondamentale a Candyland tra lo Stephen di Samuel L. Jackson e il Django di Jamie Foxx, nella quale il primo doveva fare vedere la stanza al falso mercante di schiavi e che si concludeva con una feroce battuta di Django "Quando suono il campanello, tu vieni di corsa. Tu sei il mio negro, Snowball!". La scena era fondamentale per lo sviluppo di tutto il finale con il ritorno dello scontro fra i due.
Tagliate anche le scene tra Billy Fresh, interpretato da Walton Gogging, eroe di "Justified" e "The Shield", e Calvin Candie. Si doveva capire un po' meglio il funzionamento della piantagione e dare un po' di spessore al personaggio, qui totalmente minimizzato. Probabile che ci fossero delle scene più lunghe anche per il misterioso personaggio interpretato dall'australiana Zoe Bell, già eroina di "Death Proof" e stunt di Uma Thurman in "Kill Bill", cioè la ragazza della piantagione con la bandana sul volto che vive con i trackers bianchi.
DJANGO UNCHAINEDLa bandana dovrebbe coprire la mancanza della mascella, come accade a Robert Carradine col personaggio di Bob Younger nel bellissimo "The Long Raiders" di Walter Hill. Curiosamente, nella banda dei trackers di Zoe Bell troviamo sia lo stesso Robert Carradine che James Remar, che nel film faceva l'indiano Sam Starr, che sfida il Cole Younger di David Carradine a un incredibile duello col coltello. In tutto questo, non si capisce perché la ragazza veda in uno stereoscopio la foto di due ragazzi sotto al Partenone.
OMAGGI E RIFERIMENTI
Oltre ovviamente al "Django" di Sergio Corbucci, citato, oltre dalla presenza di Franco Nero, dai grandi titoli di testa, che riprendono la canzone di Luis Bacalov eseguita da Rocky Roberts e lo stesso lettering in rosso, ricordiamo "Django 2" di Nello Rossati, che già mischiava Django col tema dello schiavismo. Poi, come ha detto lo stesso regista, "Il grande silenzio" di Corbucci, per la feroce scena dei bounty killer che uccidono i componenti di una banda sulla neve. Il King Schultz di Christoph Waltz indossa anche una pelliccia simile a quella del bounty killer Klaus Kinski nel film.
Il saloon dove entrano Django e King Schultz si chiama "Minnesota Clay", come l'omonimo film di Corbucci molto studiato da Tarantino. Il personaggio di King Schultz rimanda sia al bounty killer John King di "Lo chiamavano King" di Renato Savino, citato anche nella colonna sonora, sia allo Schultz di Paula Schultz, la tomba dove viene sepolta viva Uma Thurman in "Kill Bill". Ma dentisti e Dumas appartengono anche a un complesso spaghetti western diretto da Florestano Vancini e scritto da Fernando Di Leo e Augusto Caminito, "I lunghi giorni della vendetta", sorta di versione western de "Il conte di Montecristo".
DJANGO UNCHAINEDLì un dentista, lo spagnolo Pajarito, salva il pistolero Giuliano Gemma e se lo porta via sulla sua carrozza. E Django e Dumas si incontrano nel curioso "Django spara per primo" di Alberto De Martino, dove Django è D'Artagnant e il suo amico Doc, interpretato da un azzimato Alberto Lupo, è Aramis! Tra i vari western (e non) citati nella colonna sonora tutti avranno riconosciuto la canzone iniziale scritta da Franco Micalizze e Larry Stott per "Lo chiamavano Trinità", utilizzata da Tarantino proprio per la sua scena finale.
Poi "I crudeli", "Two Mules For Sister Sara", "Città violenta", tutte di Morricone. La canzone di Jim Croce, "I Got a Name", viene invece dalla colonna sonora di "The Last American Hero" ("Il diavolo del volante") di Lamont Johnson. Citato anche in un wanted Edwin Porter, regista del classico del muto western "The Great Train Robbery". Il rapporto maestro-allievo lo troviamo anche in "I giorni dell'ira" di Tonino Valerii, dove Lee Van Cleef insegna a Giuliano Gemma, ragazzo senza identità, si chiama Scott Mary, figlio di una mignotta del saloon, e trattato come uno schiavo, come diventare un pistolero. Un brano della colonna sonora del film si sente in "Django Unchained".
DJANGO UNCHAINEDCome si sente un brano di Luis Bacalov per "Lo chiamavano King". Con l'apparizione di Russ Tamblyn e di sua figlia Amblin, è citato un piccolo western girato in Spagna da Paul Landres, "Son of a Gunfghter" ("Mezzo dollaro d'argento", 1966). Il personaggio di Tamblyn si chiama appunto "Son of a Gunfighter". Lo sceriffo che viene freddato all'uscita del saloon è il mitico Don Stroud, caratterista di classe negli anni '60 e '70, anche a fianco di Clint Eastwood ("Joe Kidd"). Piccolo ruolo di cattivo nella banda dei trackers anche per Ted Neeley, che fu protagonista come Cristo del mitico "Jesus Christ Superstar" di Norman Jewison.
La grande scena comica degli incappucciati del Ku Klux Klan è, volutamente, una parodia di "Nascita di una nazione" di David W. Griffith, "il mio vaffacnculo a Griffith", ha detto Tarantino. Ma una parodia, più o meno simile, l'aveva fatta anche Mel Brooks nel suo geniale "Blazing Saddles". Dallo stesso film, Tarantino riprende forse anche l'idea della sella firmata "D" di Django. Nel suo film, Cleavon Little, il "nero a cavallo" protagonista, partner dello sceriffo bianco Gene Wilder, aveva però una sella firmata Gucci! Qualcuno ha visto nella scena del Ku Klux Klan anche un riferimento ai Monty Python.
DJANGO UNCHAINEDTra i film del genere blaxploitation si va dagli omaggi a "The Legend of Nigger Charley" con Fred Williamson, grande titolo western black, al "Mandingo" (1975) diretto da Richard Fleischer e prodotto da Dino De Laurentiis. Lo scontro tra i due mandingo che appartengono a Leonardo Di Caprio e a Franco Nero è molto simile a una lotta tra mandingo nel film di Fleischer, che Tarantino ha sempre detto di amare molto (come lo amava Andy Warhol).
Il film, considerato trash e razzista alla sua uscita, è stato negli anni rivalutato. Ebbe anche un sequel, "Drum" (1976), diretto in gran parte da Burt Kennedy, ma firmato da Steve Carver. C'è pure qualche eco di "Addio Zio Tom" di Gualtiero Jacopetti. Ricordiamo che quando De Laurentiis cercò di montare "Mandingo" in Italia a metà degli anni '60 pensò sia a Jacopetti, sia, e molto più attivamente, a Alberto Lattuada. Solo quando, con la blaxploitation il soggetto ritornò interessante per il mercato americano, si rivolse a Fleischer e allo sceneggiatore Norman Wexler, responsabile di film come l'ultra politico "Joe" di John Avildsen, "Serpico" di Sidney Lumet e "La febbre del sabato sera".
Qualcuno dice che il personaggio interpretato da Quentin Tarantino con accento australiano sia un riferimento allo strano accento australiano di James Mason in "Mandingo). In quella scena, accanto a lui troviamo, però, oltre il grande Michael Parks, già Adamo nella "Bibbia" di John Huston e presenza fissa in tutti i suoi film, un vero attore australiano, Jon Jarrat, protagonista di "Wolf's Creek", film molto amato da Tarantino.
DJANGO UNCHAINEDOvvio l'omaggio a "Shaft" di Gordon Parks, se pensiamo solo al nome del personaggio di Kerry Washington, Broomhilda von Shaft. Tarantino si è anche allargato, dicendo che Django e Broomhilda potrebbero essere i nonni del vero Shaft di Richard Roundtree. E' citato anche un altro film con Richard Roundtree, "Charley One-Eye" di Don Chaffey, western europeo che vede un meticcio, Roy Thinnes, e un nero fare il gioco del padrone e dello schiavo come in "Django Uncahined".
Lo stesso gioco era lanciato anche in "The Skin Game" ("Il magliaro a cavallo"). Quanto al personaggio di Broomhilda von Schaft, Broomhilda viene dalla Brunnhilde wagneriana rivista come un personaggio di un fumetto anni '70. E' stato Christoph Waltz a portare Tarantino a teatro a sentire Wagner. Da lì è venuta sia l'idea del nome del personaggio che il racconto che ne fa King Schultz a Django. Va detto, però, che già Cleavon Little, sceriffo nero di "Blazing Saddles" poteva parlare in tedesco con la cantante del saloon Lili von Schtupp di Madeline Kahn, costruita a imitazione di Marlene Dietrich in "Destry Rides Again".
DJANGO UNCHAINEDNotevole l'omaggio al regista russo-francese Léonide Moguy, visto che Dennis Christopher interpreta l'avvocato di Calvin Candie, che si chiama proprio Léonide Moguy. Sembra che Tarantino ami i film d'azione esotici di Moguy, da noi noto più per i lacrimosi "Prigione senza sbarre" e "Domani è un altro giorno".
E' ripresa da "Taxi Driver" di Martin Scorsese l'idea della pistola che esce dalla manica dell'abito blu da valletto di Django e c'è un riferimento al rapporto maestro allievo tra Yoda e Luke Skywalker, in "L'impero colpisce ancora" di Irvin Kerschner, nelle scene nel deserto tra King Schultz e Django. Qualcuno ha ricordato anche il rapporto Brian Keith-Steve McQueen in "Nevada Smith".
DJANGO UNCHAINEDLa serie di "Dirty Harry", il poliziotto violento di Clint Eastwood, è ripresa da una battuta di King Schultz a Django quando lo convince a uccidere un uomo dall'alto: "Nel mio mondo, ti devi sporcare". Quello di Dirty Harry suonava "Questo è quello che sto facendo, mi sto sporcando!". Ma per la scena dei due bounty killer che sparano dall'alto possiamo pensare anche a qualche spaghetto western, come "Per il gusto di uccidere" di Tonino Valerii con Craig Hill. Il fucile col mirino per il bounty killer è però molto usato negli spaghetti western, a cominciare da "Per qualche dollaro in più".
DJANGO UNCHAINEDRIFERIMENTI PER GLI ABITI.
Per il personaggio di Django, l'abito da Little Lord Faunteroy che Tarantino voleva di un "powder blue", la costumista Sharen Davis ha ripreso quello del celebre ritratto di Thomas Gainsborough "The Blue Boy". La giacca verde di Django, invece, su indicazione di Tarantino, è più o meno quella che indossa il personaggio interpretato da Michael Landon, Little Joe Cartwright, ("cool and sexy") nella serie tv anni '60 "Bonanza". Gli occhiali scuri, invece, sono modellati da quelli indossati da Charles Bronson cacciatore di bisonti in "The White Buffalo". Il misterioso personaggio di Zoe Bell è vestita come John Phillip Law in "Da uomo a uomo" di Giulio Petroni. Da quel film, se non sbaglio, è ripresa anche la conversazione a testa in giù Stephen-Django.
SCENE E PERSONAGGI SOPPRESSI
Il più importante è quello di Scotty Harmony, goffo padrone di Broomhilda von Shaft in quel che doveva essere un lungo flashback che ne spiegava la storia e introduceva il maligno personaggio di Calvin Candie. Il padre di Scotty comprava la ragazza come schiava per il figlio imbranato. Ma Candie gliela portava via dopo un duello che l'avrebbe stecchito per sempre. Sarebbe stato l'unico duello di tutto il film. Scotty doveva essere interpretato da Jonah Hill, ma non lo poteva fare perché stava iniziando il suo primo film da regista.
Venne sostituito da Sacha Baron Cohen, per il quale venne riscritto il personaggio. Ma Baron Cohen, slittando le date delle riprese, dovette scegliere fra un ruolo vero in "Les Misérables" e il flashback in "Django Unchained" e scelse alla fine un ruolo vero. Così il personaggio di Scotty e tutto il flashback vennero totalmente soppressi. Jonah Hill, tornato libero, finirà per fare un buffo cammeo nella scena degli incappucciati.
E la prima apparizione di Calvin Candie diventa quella, violentissima, nel Cleopatra Club con la sfida tra i mandingo. Scena che, secondo Franco Nero, avrebbe dovuto essere più lunga di almeno sei minuti. Il suo personaggio, italiano, aveva un lottatore italiano, che si chiama infatti Luigi, e la sfida fra i due padroni di schiavi vedeva in gioco una crema per la barba particolarmente chic. I tagli interni alla scena ci mostrano un Franco Nero che sbriga un po' frettolosamente la situazione con Calvin Candie e si posizione per l'incontro con il nuovo Django.
DJANGO UNCHAINEDBilly Crash, il braccio destro di Calvin Candie, nasce dalla compressione fra due personaggi di Candyland, quello appunto di Billy Crash e quello di Ace Woody, bianco cattivo ma di peso che doveva essere interpretato prima da Kevin Costner e poi da Kurt Russell. Non potendo avere nessuno dei due, Tarantino finì per fondere il personaggio di Ace Woody in quello di Billy. Ace Woody avrebbe dovuto spiegare un po' meglio il funzionamento della piantagione.
DJANGO UNCHAINEDJano doveva essere un altro australiano, come il personaggio del negriero interpretato da Quentin Tarantino, che lavora per la Lequint Dickey Mining. Doveva interpretarlo Joseph Gordon Levitt. Non potendo più farlo, il personaggio è scomparso.
Soppresso anche il personaggio pensato e scritto per Michael Kenneth Williams, tra i protagonisti della serie di culto "Boardwalk Empire".
James Remar, che interpreta uno dei tre fratelli negrieri della scena iniziale, ricompare tra i brutti ceffi al seguito di Calvin Candie già nella scena del casino, il Cleopatra Club. Perché? E' lo stesso personaggio sopravvissuto alla carneficina o no? I più pensano di no. Ma il dubbio rimane. Qualcuno sostiene che ha perso la memoria e porta il cappello per coprire la ferita che gli ha fatto King Schultz.