si puo godere anche senza pene
Tracy Clark-Flory per “Salon”
Chris è il 53enne con un micropene, che ha definito così il suo membro: “è della misura di un ditale da cucito. Quando è in erezione, è grande quanto un tappo di sughero. Nessuna tragedia, solo molto inusuale per un uomo alto e che, per il resto, è assolutamente normale». E’ la prima volta che ne parla con qualcuno approfonditamente e mi ha stupito la sua mancanza di risentimento e la totale assenza di autocommiserazione, anche quando confessava di essere stato rifiutato sessualmente.
Quando si è accorto di avere un micropene?
«A 6 anni, nello spogliatoio della piscina comunale. Era molto più piccolo rispetto a quello dei ragazzini della mia età. Non avevo idea delle implicazioni sessuali e sociali che questo avrebbe comportato, ma sapevo che era il segno fisico della mascolinità e quindi sentivo che qualcosa non andava. Pensavo che, crescendo, sarebbe cresciuto anche lui, invece oggi ha la stessa misura di allora. Ho capito che la situazione era definitiva a 19 anni, quando ero diventato un bel ragazzo. A 25 anni un urologo definì il mio membro “micropene”. Ricordo le esatte parole mentre mi ispezionava con i guanti: formazione mediocre, funzione normale, dimensioni infantili. Disse che il pediatra avrebbe dovuto consigliare ai miei genitori un endocrinologo o un urologo perché con le cure ormonali prima della pubertà la situazione poteva migliorare. L’ho scoperto troppo tardi».
I suoi genitori ne erano al corrente?
«Non credo. Avevano cinque figli e probabilmente non mi hanno più visto nudo da quando sono stato in grado di lavarmi e vestirmi da solo. Io non ne ho mai parlato»
Lei come ha reagito?
«Mi nascondevo il più possibile, ma andavo in una scuola maschile, dove ci facevano nuotare nudi. Per quattro anni, una settimana al mese, passavamo 50 minuti al giorno nudi in piscina. Stavamo in fila sul trampolino in attesa che si liberasse la corsia e c’erano peni grossi, medi, piccoli, e il mio. La notizia viaggiò veloce anche fuori scuola. Le ragazze della scuola femminile lo sapevano, agli eventi sportivi era tutto un sussurrare e un ridacchiare, volavano soprannomi. Era impossibile che frequentassi una ragazza. Fu difficile, arrossivo e restavo in silenzio, ma crescendo si guadagna controllo. Ora mi vedono nudo solo le persone che scelgo, controlli medici a parte.
Coma ha influito sul sesso?
«Ero terrorizzato. A 16 anni le ragazze mi guardavano ma non ambivo al sesso come i miei compagni. Temevo che un bacio appassionato mi portasse a dovermi spogliare, che l’eccitazione della ragazza si sgonfiasse non appena scopriva il mio segreto. Ho perso la verginità a 17 anni, con una ragazza vergine. Le avevano detto che sarebbe stato doloroso, invece entrai in lei e lei non sentì molto. Inoltre il profilattico mi sfuggiva in continuazione. Sentendo che a lei non piaceva, provando panico e pressione, persi l’erezione e rimasi immobile, dentro il suo corpo. Se fossi uscito, non sarei più riuscito ad entrare. Se fossi uscito, lei avrebbe visto il mio micropene. Alla fine lo ha visto, è rimasta con la bocca spalancata. Più tardi eravamo con un gruppo di amiche al ristorante. Una di loro si riferì a me come “il suo uomo” e la mia ragazza rispose: «Non è il mio uomo, è solo un bambino». Scoppiarono tutte a ridere, lei compresa, mentre a me veniva da vomitare».
Quando ha cominciato a dirlo in tempo alle sue partner?
il phallostethus cuulong ha il pene sotto il mento
«Mia moglie mi lasciò. Chiese il divorzio perché il mio pene era troppo piccolo per soddisfarla sessualmente. Mi informò che stava frequentando altri uomini. Tutto sommato, meglio che abbia avuto il coraggio di dirlo. Sarebbe stato peggio se avesse detto che la mia taglia la soddisfaceva ma con una faccia tremendamente delusa. La fiducia sta alla base di ogni rapporto. Sperare che le luci siano spente e che una donna non si accorga che sono impacciato come un bambino ai primi passi è una forma di inganno. O perlomeno, viene percepita così. Quindi ho deciso di raccontare tutto prima del sesso».
Che metodo ha trovato?
«Ci sono due fasi, e tutto dipende dalla donna che ho davanti e dalla situazione. Durante il periodo di corteggiamento posso essere diretto o indiretto, prima o poi nell’appuntamento programmo una giornata in costume. Un costume bagnato non racconta tutta la storia, ma gran parte sì. Si vede se sono dotato come un cavallo o come un criceto. Nella seconda fase devo essere più preciso. Se dici a una donna che hai il pene piccolo, lei comparerà la misura ai partner precedenti e non sarà pronta. Il loro “piccolo” non equivale al mio».
Come hanno reagito le sue partner?
«Non conta quanto io sia stato delicato, chiaro, onesto ad ammetterlo, un paio di donne si sono comunque offese. Una è passata dal coccolarmi romanticamente al gridarmi: «E adesso pensi che io faccia sesso con te?». Altre volte si sono mostrate positive. Una ha detto: «Non è l’ideale ma possiamo trovare il modo per divertirci», un’altra «Di sicuro avrai trovato un altro modo per far godere le signore», un’altra ancora lo ha trovato eccitante e mi ha sculacciato. Una donna ha avuto la trovata geniale che ha funzionato: «Bene, ti tratterò come se avessi un clitoride». La reazione più comune è la delusione. La domanda più comune: «Perché è così piccolo?». E dire che accadeva sempre quando ero in erezione».
Com’è la sua vita ora?
«Mi sono risposato e ho due bambini, concepiti naturalmente. Da adulto ha avuto una vita sessuale soddisfacente. Ho fatto godere alcune donne, ne ho deluse altre che da me volevano ciò che non avevo. Almeno una delle mie ex-fidanzate mi considera uno dei migliori amanti che abbia mai avuto. Io e mia moglie siamo monogami, abbiamo basato il rapporto sulla fiducia e sulla conversazione. La misura del mio pene non la disgusta».
Evita di urinare nei bagni pubblici?
«Il sollievo di svuotare la vescica quando non ce la fai più conta di più dell’ansia di essere visto nudo. L’unico problema è che quando fa molto freddo, il mio pene si ritira. Allora devo manipolarlo con i polpastrelli per allungarlo al punto da farlo uscire dalla zip e da tenerlo in mano».
Quanto è piacevole il sesso per lei?
«Molto. Ma quando si tratta di rapporto penetrativo sia io che lei proviamo poche sensazioni e non arriviamo all’orgasmo. So però che molte donne non raggiungono comunque l’orgasmo con la penetrazione, quindi ho i miei modi. Mi piace dare piacere. Aspetto che la mia donna abbia due orgasmi prima di volerne uno io».
Guarda il porno? E cosa pensa di tutta questa enfasi sui grandi peni?
«Mi diverto con il porno per lo stesso motivo di tutti altri uomini, la masturbazione. Ho vissuto circondato da uomini dotati di peni che per me erano grandi, quindi il porno non fa differenza. E’ la mia realtà quotidiana. Ci sono almeno due posti dove non esiste l’ossessione per la misura del pene: la Russia e il Giappone. Il porno che preferisco è quello nipponico, dove le donne godono con uomini non dotati. Mi diverto anche con i video porno dove i peni piccoli vengono derisi e umiliati. E’ come se io avessi sessualizzato i miei dispiaceri adolescenziali e questo ora generi in me una forte energia sessuale».
Come compensa a letto le sue mancanze?
«Vedo il rapporto sessuale penetrativo come un antipasto o un dessert, non come la portata principale. Ho dieci dita e una lingua, un bel corpo e una mente creativa. Uso tutto. Sperimento e rispondo al piacere della donna. Nonostante il mio pene sia minuto, resta eretto per ore e ho molto controllo sulla eiaculazione. Invece di inserire il mio pene nella vagina, è meglio che io lo tenga fra le dita e lo strofini contro la vulva. Funziona bene, compensa ciò che non è stato assistito dalla natura. So usare bene ciò che ho».
Marte e Venere con arti e pene riattaccati