L’EURO? CHE GRANDISSIMA IDIOZIA! - IL MEA CULPA DI ANDREW GOWERS, L’EX DIRETTORE DEL ‘’FINANCIAL TIMES’’ (“PRESTIGIOSO” QUANDO FACEVA IL CULO AL PATONZA): “HO DIFESO LA MONETA UNICA, MI SBAGLIAVO. STA PER ACCADERE L’IMPENSABILE, CHE LA VALUTA CADA SOTTO IL PESO DELLE SUE STESSE CONTRADDIZIONI, CAUSANDO UN CRASH FINANZIARIO E UNA DEPRESSIONE IN EUROPA E COINVOLGENDO ANCHE IL RESTO DEL MONDO” - E TUTTI SONO RESPONSABILI: POLITICI, I BANCHIERI CENTRALI, LE ISTITUZIONI, I “FAN” DEL GIORNALISMO, DELL’ECONOMIA E DEL BUSINESS…

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Alessandro Carlini per "Libero"

Andrew Gowers da direttore del Financial TimesAndrew Gowers da direttore del Financial Times

Mentre l'Europa sembra disposta a tutto per salvare la sua moneta unica, c'è un ex entusiasta dell'euro che si lancia in un lungo e motivato "mea culpa" dalle pagine del Sunday Times. Andrew Gowers, ex direttore del Financial Times (il «prestigioso» come viene definito in Italia quando criticava Berlusconi), era fra i più strenui sostenitori della valuta, anche contro la maggior parte dei britannici. E oggi paga il suo «endorsement». Come lui stesso afferma, non c'è proprio da fidarsi di questa moneta, alla base della crisi finanziaria che ha colato a picco la Grecia e ha preso di mira l'Italia.

In Italia chi osa dire una cosa del genere viene visto come un volgare euroscettico ma molti si dovranno ricredere leggendo l'intervento di Gowers. Il giornalista parla di una vera e propria «confessione», mentre ricorda di essere stato fra quelli che hanno spinto per un'unione commerciale e monetaria. «Ero uno di quelli che celebravano le conquiste dell'Europa e che voleva che anche la Gran Bretagna diventasse uno di quei Paesi».

andrew gowersandrew gowers

E a un certo punto del lungo articolo arriva il mea culpa: «Ora penso di aver sbagliato. Negli ultimi mesi, mentre i leader europei hanno cercato con fatica di contrastare debiti e deficit, con le banche colpite e le economie in crisi, con gli elettori furenti e le istituzioni politiche abbandonate a se stesse, prende forma la terribile possibilità che loro possano fallire».

SILVIO BERLUSCONISILVIO BERLUSCONI

La sua analisi è spietata, critica aspramente le sue vecchie convinzioni e tutte quelle degli altri euro-entusiasti, dicendo che «sta per accadere l'impensabile, che la valuta unica cada sotto il peso delle sue stesse contraddizioni, causando un crash finanziario e una depressione in Europa e coinvolgendo in questo anche il resto del mondo». Certo, spiega Gowers, non è ancora detto che finisca così.

Già qualcosa si è rotto e non si potrà più aggiustare: l'idea di un progetto europeo che evolve ed è sempre positivo per definizione è stata smentita dai fatti. Non solo, è venuto meno il principio secondo cui «l'integrazione economica mossa dall'Ue sia un essenziale motore di pace, prosperità e sviluppo economico nel continente». Anzi, proprio per colpa dell'euro si sta andando nel senso opposto. Lungo e terribile l'elenco dei difetti della moneta unica: ha esacerbato l'incertezza e la volatilità, ha creato nuove divisioni, laddove doveva facilitare i commerci, ha perfino ridotto l'influenza dell'Europa sul resto del mondo.

GIULIANO AMATOGIULIANO AMATO

E poi Gowers fa alcune importanti affermazioni che dovrebbero essere lette in Italia. Secondo il giornalista, l'attuale caos dell'euro non è semplicemente una storia di incompetenza e di debolezza politica ai più alti livelli di Atene, Roma, Berlino e Parigi, ma si deve ricercare nelle origini della moneta unica e nel modo in cui è stata introdotta. «Insomma l'Europa in questo momento è come la Lehman Brothers», ha detto paragonando l'Unione al colosso bancario Usa, finito gambe all'aria.

helmut kohlhelmut kohl

E tutti sono responsabili, a partire dai leader politici che firmarono nel 1992 il Trattato di Maastricht, che ha sancito la nascita dell'Unione economica e monetaria, i banchieri centrali, i funzionari e gli esperti politici che hanno creato la moneta comune (e stabilito le conversioni, ndr), le istituzioni, i «fan» nel mondo del giornalismo, dell'economia e del business.

 

 

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