1. MA UOMINI E DONNE COLTIVANO E CONDIVIDONO LE STESSE PERVERSIONI SESSUALI?
2. SECONDO IL LIBRO “PERVERSIONI FEMMINILI” DELLA PSICOANALISTA LOUISE KAPLAN, I DUE SESSI SONO MOLTO DISTANTI. LE DONNE, AD ESEMPIO, MOLTO DI RADO SONO SADICHE O FETICISTE COME GLI UOMINI. AMANO INVECE L’ESIBIZIONISMO O ESSERE SUCCUBI
3. LE TRADIZIONALI “PARAFILIE” (VOYEURISMO, ESIBIZIONISMO, FROTTEURISMO  - STRUSCIARSI CONTRO LE DONNE IN LUOGHI AFFOLLATI -, SADISMO, MASOCHISMO, PEDOFILIA, FETICISMO E TRAVESTITISMO) SONO PER L’80% MASCHILI. LE DONNE VIVONO "PERVERSIONI" DIFFERENTI
4. SI VA DAGLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ESTETICA IMMOTIVATI AL LOOK IPERFEMMINILE PER CERCARE ATTENZIONE, DALLA CLEPTOMANIA ALL’ESIBIZIONE COMPULSIVA DEL CORPO NUDO

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LOUISE J KAPLAN Perversioni femminili LOUISE J KAPLAN Perversioni femminili

Alex Saragosa per “il Venerdì - la Repubblica”

 

Janet è una professionista di successo e una conferenziera molto richiesta. Ma, dopo ogni suo applauditissimo intervento, indossa un abito provocante, si mescola alla folla degli ascoltatori, sceglie un anziano e tenta di sedurlo, recitando la parte dell’oca tutto sesso e poco cervello. Solo una curiosa, innocua abitudine? No, secondo la psicoanalista Louise J. Kaplan quella di Janet è una tipica perversione femminile, diversa ma con struttura e cause simili a quelle delle più conosciute perversioni (o parafilie, come vengono indicati oggi questi comportamenti) che sono tipicamente maschili, come la pedofilia o il sadomasochismo.

LOUISE J KAPLAN LOUISE J KAPLAN

 

La Kaplan ha dedicato al tema un libro, Perversioni femminili, che è un classico della sessuologia, pubblicato per la prima volta nel 1991 e oggi riproposto in Italia nell’ultima versione, uscita prima della morte dell’autrice, avvenuta nel 2012 (Cortina editore). «Sono passati quasi 25 anni dalla prima edizione del libro» dice la psicologa Roberta Rossi, dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma, «ma l’interpretazione della Kaplan di questi misteri della sessualità umana, nonostante tutti i progressi compiuti in psicologia e neurologia, resta ancora la più convincente».

 

ESIBIZIONISMO ESIBIZIONISMO

Diciamo subito che indagare sulle parafilie non è facile per deinizione. «Chi ne soffre» spiega il sessuologo Gaetano Gambino, della Società italiana di sessuologia e psicologia, «spesso non le vive come un problema, e di rado si rivolge a noi. Molti di quelli che possiamo studiare ci vengono inviati dai giudici dopo che hanno commesso qualche reato: non sono quindi un campione attendibile della popolazione generale». Inoltre le parafilie sono un «bersaglio mobile ».

 

ESIBIZIONISMO ESIBIZIONISMO

Dipendono infatti dai costumi dei tempi: cinquant’anni fa, per esempio, anche l’omosessualità era considerata da molti una «perversione». Oggi gli psicologi sono scesi ad appena otto parafilie comuni (anche se di più rare ne esistono un centinaio, comprese la fissazione per le amputazioni o il farsi coprire di insetti). Sono voyeurismo, esibizionismo, frotteurismo (strusciarsi contro le donne in luoghi affollati), sadismo, masochismo, pedofilia, feticismo e travestitismo.

 

feticisti della biancheria usata images feticisti della biancheria usata images

Alcune confinano con il normale comportamento sessuale, di cui, prese a piccole dosi, possono essere considerate piccanti diversivi, basti pensare ai legami fra voyeurismo e pornograia o allo sdoganamento patinato del sadomasochismo con il bestseller Cinquanta sfumature di grigio. Ma allora come si riconosce una vera parafilia? «Si tratta di comportamenti ripetitivi, rituali, esclusivi» dice Gambino, «il soggetto crede siano gli unici con cui gli è possibile eccitarsi. In realtà servono a placare sue ansie inconsce, suscitate da sensazioni di inadeguatezza e insicurezza, derivate spesso da conflitti o traumi che risalgono all’infanzia.

le coppie cristiane provano il sadomaso le coppie cristiane provano il sadomaso

 

La vera costante delle parafilie è la paura delle relazioni: il partner sessuale viene sostituito da oggetti o “reso oggetto” nel rigido ruolo nel rito, oppure non è consenziente, come i bambini per i pedoili o le vittime degli esibizionisti». Tutte e otto queste comuni parafilie sono soprattutto maschili. «Persino il masochismo, che alcuni potrebbero vedere come femminile » dice Chiara Simonelli, sessuologa dell’Università la Sapienza di Roma, «secondo indagini compiute nei club specializzati, è all’80 per cento maschile. E nelle altre sette parafilie la presenza delle donne è quasi nulla».

poco sadomaso nel film cinquanta sfumature di grigio poco sadomaso nel film cinquanta sfumature di grigio

 

Una delle poche ricerche sul tema, fatta in Svezia nel 2006 su un campione di 2.450 adulti, ha rivelato fantasie parafiliche nel 24 per cento dei maschi, ma solo nel 5 per cento delle femmine. Senza contare che i maschi tendono a concretizzare molto più spesso le proprie fantasie. Le donne, quindi, sono quasi immuni dalle «perversioni»? «Non esattamente, ed è stato proprio questo che la Kaplan ha spiegato» dice Gambino. «Mentre gli uomini “recitano”, in modo contorto, le strategia per sopire le proprie ansie sul loro palcoscenico preferito, la sfera sessuale, dove mostrano la propria potenza attraverso l’erezione, le donne, più interessate alla seduzione che alla prestazione sessuale, rappresentano le loro angosce, in modo altrettanto contorto, su palcoscenici più intimi ».

VOYEUR VOYEUR

 

Il primo di questi palcoscenici è il loro stesso corpo: i traumi o dolori infantili non risolti riemergono nella forma dei tagli o dei capelli strappati che si infliggono molte giovani e negli interventi di chirurgia estetica immotivati, fatti per «punire» le parti del corpo considerate fonte della propria inadeguatezza, per arrivare infine a quell’apoteosi di rifiuto della femminilità adulta che è l’anoressia.

 

PERVERSIONI FEMMINILI PERVERSIONI FEMMINILI

Un altro campo è l’esibizione di se stesse attraverso quello che la Kaplan chiama omovestimento, il contrario del travestitismo dei maschi: la donna si veste in modo iperfemminile, per compensare con il potere della seduzione la propria insicurezza, il timore di aver invaso, senza meriti adeguati, la sfera maschile, come la Janet dell’esempio iniziale. All’estremo si arriva all’esibizione «professionale» del corpo nudo, come nel caso di certe pornostar o spogliarelliste, che cercano di ottenere per questa via l’amore e l’attenzione che non hanno avuto nell’infanzia.

 

Ci sono poi la cleptomania, che per la Kaplan è un modo surrogato di ottenere il potere riservato ai maschi attraverso l’eccitante azione del furto di oggetti-feticcio, e la pornografia, ma non quella maschile dei dettagli anatomici, bensì la «pornografia sentimentale» dei romanzi rosa, che immergono chi li legge nel sogno di quello che si sarebbe voluti essere e non si è riusciti a diventare. Per seguire l’evoluzione del proprio pubblico, oggi questa letteratura propone contenuti sessualmente sempre più espliciti «che non dispiacciono alle donne» spiega Simonelli «ma devono essere confezionati a dovere, all’interno della storia di una relazione».

PERVERSIONI FEMMINILI PERVERSIONI FEMMINILI

 

C’è poi la perversione che consiste nell’annullamento di se stesse nelle relazioni con partner che fanno soffrire, il cosiddetto «amare troppo»: la donna la cui autostima è stata annientata durante l’infanzia vive solo in funzione del proprio uomo, dal quale accetta ogni umiliazione come mezzo per legarlo a sé.

 

«La relazione di potere in queste coppie è però molto complessa» spiega Simonelli «perché anche il “tiranno” ha bisogno della succube, per sopire le proprie frustrazioni e insicurezze» L’ultimo palcoscenico su cui si recitano le perversioni femminili, forse il più atroce, è quello delle deviazioni del comportamento materno, quando cioè le madri usano i figli, visti come prolungamento del proprio corpo, per compensare il dolore sofferto da piccole, in un range che va dall’eccessiva ansia di controllo fino alla ripetizione sui piccoli degli abusi fisici che si sono subiti.

PERVERSIONI FEMMINILI PERVERSIONI FEMMINILI

 

«Certo, non tutti i bambini trascurati o abusati diventano adulti “perversi”» precisa Roberta Rossi, «così come strategie perverse possono essere usate da chi apparentemente non ha avuto traumi. Gli individui, per motivi genetici, di sviluppo neurologico, per il contesto sociale o per le esperienze di vita, reagiscono infatti in modo diverso agli inevitabili dolori e disagi che comportano l’infanzia e la sua fine. Chi sviluppa parafilie dovrebbe farsi aiutare, ma spesso la spinta arriva solo se si è scoperti o se si incappa in conseguenze legali dei propri comportamenti».

 

PERVERSIONI FEMMINILI PERVERSIONI FEMMINILI

Comunque, visto che molte delle cause indicate dalla Kaplan per le perversioni femminili – come l’imposizione di stereotipi di genere, la freddezza affettiva dei genitori, la denigrazione delle femmine e le violenze sui bambini – sono oggi molto più stigmatizzate di un tempo, si può sperare che anche questi segnali di dolore in futuro siano destinati a ridursi. «Certo, ci sono stati cambiamenti positivi» conclude Simonelli, «come il fatto che i giovani maschi si stiano un po’ muovendo dai loro ruoli tradizionali.

 

PERVERSIONI FEMMINILI PERVERSIONI FEMMINILI

Ma alle donne di oggi, alle vecchie pressioni di genere, come essere moglie e madre esemplari, se ne sono aggiunte altre, con le relative angosce, come il dover essere “di successo” anche nella vita sessuale e lavorativa. E non sottovaluterei neppure l’effetto dei social network, che rendono sempre meno desiderabili i contatti fisici, mettendo fra noi e gli altri un rassicurante schermo elettronico: potrebbe essere quella la parafilia dominante del XXI secolo. Stavolta unisex».

 

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